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di Ranieri Varese

L’essere cittadino ferrarese, senza alcuna altra qualifica, è, spero, titolo sufficiente per intervenire sul tema della mozione presentata da ‘Forza Italia’ e approvata nel Consiglio Comunale del 3 novembre. I giornali quotidiani di Ferrara hanno tutti dato notizia della richiesta, avanzata alla regione Emilia-Romagna, del riconoscimento di Ferrara come sede di ‘polo museale regionale’. In realtà sia nel testo approvato che nel dibattito non si è mai parlato di musei ma solo di sviluppo turistico e tutto si è concluso, con prevedibile banalità, in una richiesta di fondi così da potere organizzare due esposizioni all’anno, invece di una.

Mi chiedo in primo luogo cosa significa ‘polo museale regionale’: nessuno degli intervenuti ha specificato una formula che non fa riferimento ad un assetto legislativo, regionale o nazionale. Esistono i ‘poli museali’, basti pensare a Firenze o a Venezia, ma si tratta di forme organizzative interne alla Amministrazione dello Stato e non comprendono altri enti.

A Ferrara esistono musei diocesani, statali, universitari e civici. La formula è inapplicabile; è invece applicabile e istituibile il ‘sistema musei’ il quale, secondo la legislazione regionale, può comprendere, e nelle città dove esiste come Modena, Ravenna, Rimini comprende, istituti di diverse amministrazioni.
Il risultato è economia di scala, programmazione concordata, progetti comuni sia per quanto riguarda la tutela che la valorizzazione. Ritorno economico, per quanto possibile.
I finanziamenti regionali privilegiano questa formula che consente risultati molto più incisivi; Ferrara non ha saputo o non ha voluto muoversi in questa direzione: chi ha fatto tale scelta doveva mettere in conto il costo del muoversi in controtendenza rispetto alle scelte regionali.

La mozione che si richiama ai musei non parla, incoerentemente, del loro rapporto con le mostre, a Ferrara inesistente. Affida la salvifica ‘seconda esposizione’ a ‘Ferrara Arte’ che è responsabile, nel bene e nel male, della situazione attuale la quale così può essere sintetizzata: calo generalizzato dei visitatori ai musei e alle mostre, compreso il Castello; modesto numero dei pernottamenti; inadeguata sede espositiva; scarsa attenzione delle amministrazioni proprietarie verso i problemi dei musei, aggravati dai postumi non risolti del terremoto; modestia e limitatezza delle offerte che non siano quelle espositive a loro volta non eccezionali a causa non solo di difetti di progettazione ma anche del venir meno del sostegno bancario; assenza di strumenti di promozione e di conoscenza.
Tutti problemi che le associazioni cittadine avevano insieme analizzato ed indicato nel convegno Musei a Ferrara: problemi e prospettive del novembre 2011 i cui atti sono stati pubblicati nel novembre 2012. Gli interrogativi e i suggerimenti sono ancora attuali.
Non esiste la contrapposizione ‘mostre e musei’ se non nella attività di chi privilegia l’uno o l’altro. La proposta, ampiamente motivata e documentata, delle associazioni era la creazione di una sinergia che invitasse il visitatore delle esposizioni a percorrere la città per conoscerne il ricco e affascinante patrimonio di storia, costituito da edifici monumentali, chiese, spazi verdi, musei.

La materia esiste visto che Ferrara è stata dichiarata, dall’Unesco, ‘patrimonio della umanità’; esistono le competenze, l’Università ha il compito di crearle, ove siano assenti. Esistono i problemi e, in molti, la volontà di risolverli.
Confesso un, lieve, senso di smarrimento di fronte alla non conoscenza e alla superficialità dimostrata, congiuntamente, senza distinzione, da chi ha votato un documento nel migliore dei casi insignificante.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

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Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

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