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Un breve pensiero sulla raccolta “La ballata del verso sbagliato” di Emilio Napolitano.
Come scrive Italo Calvino: “La poesia è l’arte di far entrare il mare in un bicchiere”.  L’autore nel “suo bicchiere” versa la passione di uno sguardo fatto di paesaggi mai finiti di esplorare, la ricerca disperata di un’armonia, che sembra un vezzo nell’attuale emergenza, ma che è invece un’esigenza vitale per chi non vuole arrendersi e cerca bellezza e pace nelle parole di una poesia.

 

Piccoli inganni

Conoscevo un uomo
che raccontava bugie meravigliose.
Diceva che la verità non è mai una sola.
La realtà dipende dal tuo sguardo
che può trasformare tutto.
Gli piaceva camminare controvento
pensieri spettinati, passo lento
perché non si sa dove il destino
decide di darti appuntamento.
Diceva che
il sole la luna
il giorno la notte
erano biglietti da visita dell’universo
ormai sgualciti dal tempo.
Piccoli inganni
per occhi stanchi
di vedere lontano.
Amava i libri antichi
l’odore delle pagine sfogliate
la polvere posata su storie
ormai dimenticate.
Da una tasca bucata
perse il suo ultimo sorriso.
Al vento sussurrò
tutto quello che aveva imparato
gli bastò un passo di tango
per raccontare
la storia
di un amore.

 

L’indirizzo sbagliato

 

Non dirmi di avere fretta
amo le tartarughe
e le barche a vela, sospinte dal vento.
Non parlarmi dei cacciatori
perché il volo lento degli uccelli
verso l’orizzonte al tramonto
è poesia in movimento.
Non parlarmi di giustizia
in un mondo ferito a morte
da chi ha troppo e chi troppo poco.
Non parlarmi per ore
ammiro chi usa poche parole
quelle giuste.
Non giudicarmi per quello
che sarei potuto essere
per i sogni che non ho realizzato.
Non farlo
invieresti i tuoi pensieri
all’indirizzo sbagliato.

 

Dove sorride oggi il tuo sorriso

 

Dove sorride oggi il tuo sorriso
Quali strade calpesta il tuo piede
Quali mani stringe la tua mano
Quante parole hai detto a chi non voleva ascoltare
Quanti occhi hai incontrato
che hanno guardato altrove
Quali libri dovrai leggere per capire
Ma in un tempo segnato da un orologio rotto
basta anche un giorno di nebbia
per ritrovarsi
uno sguardo per parlarsi
un passo indietro per guardare avanti

 

Poesia del non senso

 

Un vecchio bambino recitava
poesie senza senso
ma solo per chi non voleva capire.
Per una giornata di sole
metteva il cappotto
Per vento e tempesta
girava in mutande
Regalava un fiore a un uomo
un cacciavite a una donna
per risistemare cuori malati
di amori lontani.
Ai bambini regalava mappe
di territori sconosciuti
per non perdersi nella vita
alle persone anziane
regalava un giorno di gioventù
ai ragazzi un giorno di vecchiaia
perché tutti capissero
come i folli già sanno
che non c’è nulla da capire
dalle montagne al più profondo del mare
ma solo vivere e amare.

 

Appartengo alla neve

Appartengo alla neve
al suo silenzio
al modo dolce in cui cade sulla terra
come una carezza.
Appartengo al sospiro dei bambini
che guardano i fiocchi
dietro un vetro della finestra
e sognano di costruire mondi di cristallo.
Appartengo al passo
che porta su una vetta
senza l’ansia di raggiungerla,
a quello sguardo
che cerca di posarsi più lontano possibile
all’orizzonte.
Appartengo a chi apre una porta
e lascia passare
perché non ha fretta,
a chi chiede scusa
guardandoti negli occhi.
Appartengo a chi lotta
anche senza speranza
perché lo ritiene giusto,
a chi si perde nelle pagine di un libro.
Appartengo a chi legge poesie
e ne regala una
alla persona amata.

(Poesie tratte da “La ballata del verso sbagliato” di Emilio Napolitano)

Emilio Napolitano ha pubblicato nel 2014, con la casa editrice Giovane Holden, il romanzo “E se poi un giorno”; nel 2017 casa editrice Eretica edizioni racconti brevi: “ Nel verso giusto”; nel 2019 casa editrice Eretica edizioni la raccolta di poesie: “ Il suono del mondo”.

La rubrica di poesia Parole a capo curata da Pier Luigi Guerrini esce regolarmente ogni giovedì mattina su Periscopio.
Per leggere i numeri precedenti clicca sul nome della rubrica.

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Pierluigi Guerrini

Pier Luigi Guerrini è nato in una terra di confine e nel suo DNA ha molte affinità romagnole. Sperimenta percorsi poetici dalla metà degli anni ’70. Ha lavorato nelle professioni d’aiuto. La politica e l’impegno sono amori non ancora sopiti. E’ presidente della Associazione Culturale Ultimo Rosso. Dal 2020 cura su Periscopio la rubrica di poesia “Parole a capo”.

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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