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da: Paola Peruffo, Consigliere Comunale

«Sulla vicenda della Fiera del Regalo che imperversa da giorni e ha visto annunciare per voce di Donolato di Federeventi un progetto per il 2015 in via di perfezionamento con Ascom e prossimo alla presentazione in Comune, diversi sono gli interrogativi che emergono. Primo: perché mai Ferrara per essere rilanciata nel periodo natalizio avrebbe bisogno di un’atmosfera montana che nulla c’entra col nostro territorio e la nostra vocazione? Qui c’è la nebbia, non la neve. Due: perché le proposte devono arrivare da ‘fuori’, in questo caso da Padova, seppure col supporto di Ascom Ferrara? Non abbiamo noi qui interlocutori credibili per realizzare progetti ad hoc? Forse l’attuale tensostruttura che accoglie gli esercenti non è il massimo in termini di estetica, ma neppure le casette di legno di fianco al Duomo mi paiono in armonia con l’arredo urbano, a maggior ragione alla luce degli interventi di riqualificazione recentemente portati a termine dal Comune. A parte il vantaggio di chi realizzerebbe le casette, i benefici per gli ambulanti quali sarebbero? Vendere prodotti del territorio? Benissimo. Non credo ci sia necessità delle casette. Ma se davvero non vi fosse altra strada alle piccole baite, allora realizziamo il tutto con imprenditori ferraresi. Ancora, facciamo in modo che alla Fiera del Regalo partecipino in eguale misura le associazioni di categoria, che vi sia il medesimo coinvolgimento di tutte. Puntiamo più sulla vendita di prodotti di nicchia, i nostri, evitando banchi che potremmo trovare in qualsiasi giorno di mercato. Operiamo una scelta, facciamo una selezione, ma facciamo vincere il territorio. E facciamo sintesi tra necessità commerciali e vocazione culturale. Creiamo un evento capace di attrarre turisti e rendere orgogliosi i ferraresi. Ma smettiamola di voler fare credere che a Ferrara si potrebbe venire attirati dalla nuova Fiera del Regalo o non venire disincentivati da quella in corso. E’ troppo semplicistico, perché Ferrara è molto di più. Quindi, sulla Fiera del Regalo, istituiamo un tavolo, col Comune e le associazioni di categorie, evitando la corsa al progetto che arriva per primo. Perché questa polemica ha dato di Ferrara l’immagine di una città in cui si conduce una guerra tra poveri. Invece di nobilitarla, forse, l’abbiamo svilita».

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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