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Da: Comune di Ferrara

“Allarmi!”: forse si è passato il segno. Lunedì in consiglio comunale, considerando i punti all’ordine del giorno, le tensioni dei giorni precedenti, la presenza massiccia di pubblico – di una fazione e dell’altra, come per una partita di calcio – mi aveva fatto temere il peggio. Mi sbagliavo, semplicemente perché il peggio è arrivato a distanza di due giorni, e non dall’aula consigliare, dove ci si fronteggia a colpi di dialettica, ma dalle pagine virtuali dei social network, come se Facebook fosse diventata la nuova arena politica ferrarese, più importante della prima. Il clima complessivo degli ultimi mesi e degli ultimi giorni in particolare, come detto, non ha aiutato, anzi, ha sicuramente surriscaldato gli animi. Numerosi esponenti del Pd, tra cui lo stesso sindaco, tacciavano le opposizioni di non saper fare il proprio compito, e in taluni casi anche oltre, accusando i nuovi nemici (il M5S, nda), di non essere in grado di governare perché impreparati. Ecco allora che appaiono ancora meno scusabili certi scivoloni come quelli emersi nelle ultime ore. Quantomeno non ci si aspetta che il vicesindaco di Ferrara faccia un balzo indietro di oltre settant’anni, degno dell’epopea di Don Camillo e Peppone, bollando come fascisti (anche reazionari?) quelli che non la pensano come lui sulle politiche di accoglienza del comune. E giusto per aggravare ulteriormente la situazione l’aggiunta del like dello stesso Maisto al commento pubblico di una consigliere comunare (anch’essa in forza al Pd) che preferisce gli “spaccini” di droga agli ultras e alla polizia in tenuta antisommossa, dopo un match calcistico che, fortunatamente, non ha fatto registrare alcun incidente. Così come risulta sgradevole la querelle tra un altro assessore e un politico extra consigliare a colpi di messaggi whatsApp, screenshot su Facebook e minacce di querele. Scatta quindi un campanello d’allarme, quello che indica che si è oltrepassato il segno. Purtroppo tocca annotare tensione e nervosismo da parte di quelle persone chiamate ad avere responsabilità sempre più elevate nella gestione del Comune e della Provincia. Politici in predicato di vestire i panni di primo cittadino nel dopo-Tagliani. Faccio appello proprio a lui, al sindaco Tagliani, se ancora si sente di rappresentare tutti i cittadini di Ferrara, perché nella sua Giunta torni il senso della misura e il rispetto degli avversari. Abbassare i toni e chiedere scusa, non solo all’opposizione, ma anche alle istituzioni che si rappresentano, sarebbe il miglior modo per riprendere il filo diretto con la realtà.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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