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da: organizzatori

Da domani, giovedì 9 luglio parte la rassegna Santa Croce Effetto Notte.
Inaugura Paola Cortellesi con Riccardo Milani.

Sarà Paola Cortellesi, con il regista Riccardo Milani, ad aprire giovedì il 9 luglio la rassegna Santa Croce Effetto Notte, realizzata dal MIBACT, Direzione Generale per il Cinema – Direzione Generale dello Spettacolo dal Vivo – Soprintendenza del Polo Museale Regionale Lazio – Soprintendenza Speciale per il Colosseo il Museo Nazionale Romano e l’Area Archeologica di Roma, e dall’ Esercito Italiano – Museo Storico della Fanteria.

Proiezioni cinematografiche, visite archeologiche e museali, spettacoli e concerti, incontri con registi, attori, artisti, due serate di grande spettacolo dedicate al Centenario della Prima Guerra Mondiale: dal 9 al 19 luglio nell’area attigua alla Basilica di Santa Croce in Gerusalemme, il pubblico potrà partecipare a titolo gratuito a un ricco e variegato programma di iniziative.

Nella arena Mibact si terrà “Schermi Italiani”, una selezione dei migliori film italiani della stagione in corso e incontri con registi e attori, tra cui Paola Cortellesi, Riccardo Milani e Raoul Bova, che apriranno la rassegna il 9 luglio, Walter Veltroni, Felice Laudadio, Pierfrancesco Favino, Elio Germano, Alessandro Gassman, Luigi Lo Cascio, Barbora Bobulova, Francesco Munzi, Michele Alhaique, Edoardo Falcone, Nicola Ragone.

In più una novità: le proiezioni proseguiranno dal 20 al 26 luglio con “Amarcord 35mm”, 14 grandi film italiani in pellicola, per rendere omaggio ai grandi classici della tradizione cinematografica italiana.

La rassegna è realizzata con il sostegno di Luce Cinecittà e del Centro Sperimentale di Cinematografia; si avvale della collaborazione del SNGCI, dell’Archivio Storico del Cinema Italiano, con la partecipazione della Parrocchia di Santa Croce in Gerusalemme.
Con l’adesione della O.N.G. Intersos.
Ha il patrocinio del Struttura di missione per gli anniversari di interesse nazionale della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Info:
Sito web:
www.cinema.beniculturali.it
Facebook:
https://www.facebook.com/dgCinews?pnref=lhc

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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