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da: Valter Zago

“Finché la barca va, lasciala andare…tu non remare…stai a guardare…” Il Leitmotiv è riecheggiato forte e chiaro nella serata clou di questa mesta estate turistica comacchiese impersonata emblematicamente dalla star del pop italiano degli anni sessanta, Orietta Berti, la ‘capinera dell’Emilia’.
Voglia di un nostalgico ritorno al passato? Di più. Sicuramente, per i promotori – il club dei soliti noti – della “Summer Fest”, di restaurazione delle scelte urbanistiche di quegli stessi anni che hanno strutturato il sacco edilizio della nostra costa. Desiderio esplicito ed irrefrenabile di ‘mani libere sulla città’ per tagliare i ‘lacci e lacciuoli’ che ancora frenano il completamento della sua devastazione. Da tempo, nel mirino della speculazione edilizia sono entrati i celebri campeggi – i migliori della riviera adriatica – che sorgono in maggioranza nell’area costiera del Parco del Delta che conserva, più di altre zone, elementi preziosissimi di naturalità.
Campeggi che si vogliono ora ad ogni costo – contro il buon senso e forzando pervicacemente norme e procedure – trasformare in una nuova villettopoli: il ‘Villaggio Diffuso’. Così è denominato al momento il solito modello speculativo del ‘prendi i soldi e scappa’. Ai suoi danni ci pensa poi la popolazione residente. ‘Village’ è scritto sulla promozione in Rete dei campeggi. In inglese suona meglio. Vuoi mettere?! E a Comacchio, poi, spopola. Nel senso proprio di questa voce verbale. Sulla costa si sono già costruite migliaia di seconde case invendute e vuote; e al contempo migliaia di comacchiesi hanno costruito la loro prima casa a Lagosanto ed Ostellato per sfuggire agli incrementi pazzeschi della rendita fondiaria. Una visita online ai siti dei campeggi, alle loro fotogallery è d’obbligo per capire il baratro in cui stanno scivolando le speranze di riscatto turistico locali.
Alla faccia di quanto prevede il Piano Paesistico regionale: il loro arretramento rispetto alla linea di costa. Da oltre un lustro tutte le Giunte Azzecca-Garbugli che si sono avvicendate al governo del Comune di Comacchio si sono ossessivamente impegnate a sfornare varianti su varianti per trasformare i campeggi in villaggi ed in qualcos’altro ancora. Per riempirne tutte le piazzole con case fisse e mobili. Da ‘aprire’ per mescolarli con tutto il resto e così alla fine cancellarne anche le tracce.
La denominazione “Lido ‘Estensi Village’” campeggiava pochi mesi dopo la prima variante rottama-campeggi sul cartellone dei cosiddetti eventi promossi da uno dei tanti consorzi e consorzietti dietro ai quali si annida il partito del mattone. Sì, Tutto è Village, bellezza! Una sorta di delitto perfetto. Da manuale: come si può uccidere il turismo in nome del turismo. Questa lucida follia, questo gigantesco scandalo ambientale, economico, sociale e politico costituiscono un vero e proprio ‘caso di studio’ più per la Clinica e la Procura che per l’Accademia. “Finché la barca va…” dev’essere riecheggiato ancora nelle teste di coloro che, tradendo il mandato popolare di cambiamento ricevuto dai loro elettori, hanno garantito, nell’ultima seduta del Consiglio Comunale di Comacchio, il voto bulgaro favorevole all’accordo inqualificabile tra Provincia e Comune, per velocizzare il sacco edilizio del litorale comacchiese.
Dell’esponente più blasonato di questo ircocervo di maggioranza, il Sindaco Marco Fabbri, già si conosce la propensione a consolidare il suo ruolo di leader locale del blocco edilizio. Ciò che resta da chiarire in questa partita decisiva per le sorti del trinomio ambiente-cultura-turismo nel Delta del Po, nel triangolo magico Venezia-Ferrara-Ravenna è se si è in presenza o meno pure di un ennesimo “strano caso del Dr.
Jekyll e di Mr. Hyde”: il caso di Tiziano Tagliani, Sindaco della sostenibile Città di Ferrara e Presidente dell’insostenibile Provincia omonima. Che non vorremmo vedere come ospite d’onore insieme all’Assessore regionale Patrizio Bianchi e al Ministro Dario Franceschini ad una futura edizione della ‘Summer Fest’ che festeggiasse la cacciata da Comacchio delle ultime tende canadesi sulle note di “Aveva una casetta piccolina in Canadà” cantata per la prima volta a San Remo dalla ferraresissima – come loro tre – Carla Gaiano, in arte Carla Boni.

Circolo del Delta
Sinistra Ecologia Libertà

Comacchio, 3 agosto 2015

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Riceviamo e pubblichiamo


PAESE REALE

di Piermaria Romani

PROVE TECNICHE DI IMPAGINAZIONE

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Pescando un pesce d’oro
5 titoli evergreen dall’archivio di 50.000 titoli  di Periscopio

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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