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Bella foto, poetica: un uomo di colore si gode il sole splendente della mattina, appoggiato ad un muro pieno di graffiti colorati, guardando a sud.

Peccato che la realtà sia altra: siamo a Ferrara, l’uomo di colore è un vu cumprà che punta lo sguardo su chiunque si fermi per parcheggiare. E’ solo, è sperso.

Possibile che non ci siano lavoretti da proporre a queste persone, in modo che guadagnino qualcosa legalmente e si integrino con la cittadinanza? Camminando per le strade si vedono foglie secche ai lati delle strade, erbacce, cicche, bottiglie, per non parlare dei vicoli del centro che spesso olezzano di urina; in alcuni tratti delle Mura ci sono veri e propri mucchi di rifiuti: bottiglie, stracci, avanzi di cibo ed escrementi umani. Probabilmente gli spazzini e la nettezza urbana non riescono ad arrivare dappertutto, perché non mettere in campo alcuni immigrati senza lavoro e garantire loro una remunerazione seppur modesta?

Nella nostra città non ci sono grossi flussi migratori, intendo come avviene nelle grandi capitali, al sud e da qualche mese alle porte di Austria e Germania. Ma gli immigrati aumenteranno anche qui e noi, l’amministrazione innanzitutto, dovremo prepararci ad accoglierli e dare loro un lavoro dignitoso.

Provvedere conviene a tutti.

In foto: un vu cumprà appoggiato alle mura esterne dell’ex Ospedale Sant’Anna, a Ferrara

Immagini rappresentative di Ferrara in tutti i suoi molteplici aspetti, in tutte le sue varie sfaccettature. Foto o video di vita quotidiana, di ordinaria e straordinaria umanità, che raccontano la città, i suoi abitanti, le sue vicende, il paesaggio, la natura…

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Sara Cambioli

È tecnico d’editoria. Laureata in Storia contemporanea all’Università di Bologna, dal 2002 al 2010 ha lavorato presso i Servizi educativi del Comune di Ferrara come documentalista e supporto editoriale, ha ideato e implementato siti di varia natura, redige manuali tecnici.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it