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Da CLARA

L’Assemblea dei soci di CLARA spa si è riunita stamattina, nella Sala dell’Arengo del Palazzo Municipale di Ferrara, per il rinnovo dell’organo amministrativo.
Il nuovo Consiglio di Amministrazione, nominato all’unanimità dai 20 (su 21) soci presenti, composto sempre da tre membri, sarà presieduto da Annibale Cavallari, coadiuvato dalle consigliere Alida Padovani e Maria Luppino.
Cavallari, classe 1962, vive a Jolanda di Savoia. Laureato in Economia e Commercio con un Master in Miglioramento delle performances degli Enti Territoriali e delle Pubbliche Amministrazioni, è dirigente amministrativo di CADF Spa dal 1995.
Padovani, classe 1983, vive a Comacchio. Laureata in Scienze Ambientali, è stata componente del CdA di CLARA spa (prima Area) anche sotto la presidenza Barbieri, da maggio 2016.
Luppino, classe 1968, vive a Cento. Giornalista ed esperta di questioni ambientali, è stata candidata a Sindaco di Cento nel 2011.
L’assemblea ha deliberato sempre nella seduta di stamattina i compensi del CdA, che ammonteranno complessivamente a 54.198 euro lordi annui così ripartiti: 19.967 per il presidente e circa 17.116 per ciascuna delle due consigliere.
La durata del mandato per questo CdA sarà di tre esercizi: scadrà in concomitanza con l’approvazione del bilancio consuntivo 2019, dunque prevedibilmente nella primavera del 2020.
Il Presidente uscente, Gian Paolo Barbieri, ha letto ai soci una lettera di saluto augurando buon lavoro al nuovo Consiglio di Amministrazione, ricordando anche che «è già stato impostato un Piano Industriale molto dettagliato in base al quale da settimane si è avviata una prima fase di negoziazione tecnica con ATERSIR per velocizzare il processo verso l’affidamento del servizio per altri 15-20 anni» e invitando il nuovo CdA a «mettere mano al più presto a questo impegno, che ha un impatto su milioni di euro di investimenti programmati e su un’organizzazione con più di 400 collaboratori».

Copparo, 7 novembre 2017

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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