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Da: Museo Ferrara

Sul finire della mostra Stefano Scansani racconta la città del poeta

Sull’onda del successo della mostra “Orlando furioso 500 anni. Cosa vedeva Ariosto quando chiudeva gli occhi”, Stefano Scansani darà al pubblico una chiave di lettura originale per godere le ultime ore delle opere esposte a Palazzo dei Diamanti. “Noi siamo Ariosto” è il titolo intrigante dell’incontro – aperto a tutti – che si terrà sabato 28 gennaio, alle 11, nell’Aula Magna “A. Campana” di Palazzo Turchi di Bagno, in corso Ercole I d’Este, 32. Ad accompagnare il giornalista e scrittore nell’esposizione sarà Stefania De Vincentis, curatrice per il portale MuseoFerrara del cantiere “La città di Ludovico Ariosto”, mentre le conclusioni spetteranno al vicesindaco Massimo Maisto.

«Già tornare a Ferrara è un fatto ariostesco – esordisce il giornalista – ma non tanto da un punto di vista etico, quanto domestico. Cercherò di intessere non solo le lodi dell’Ariosto, ma anche le ansie, qualche difettuccio, qualche amore di casa, siccome la dilatazione della geografia era il suo tesoro creativo e, al contempo, il suo turbamento costante. In sostanza era il suo cruccio, che corrisponde a quello dei ferraresi contemporanei, ossia stare se non dentro appena fuori dalle mura. Ferrara è il cuzco della valle padana, è il suo centro di gravità. Il poeta ci voleva rimanere, sebbene prima della televisione avesse esplorato ogni angolo attraverso l’inventiva». Che cosa c’è e che cosa rimane dell’immaginario ariostesco nella Ferrara di oggi? Come sono visti la città e i suoi abitanti al di là delle mura, oltre il Castello, tra fantasia, abitudini e cronaca? A queste domande risponderà Scansani con un itinerario inconsueto e trasportando ai giorni nostri lo splendore del “come eravamo”. Il giornalista farà atterrare l’ippogrifo, e quindi «le donne, i cavallier, l’arme, gli amori, / le cortesie, l’audaci imprese…» e i ferraresi stessi nel 2017, cioè nel “come siamo” diventati. Qualcosa raccontato dalle opere in mostra ancora aleggia, è sospeso, ispira turisti e cittadini alla ricerca dell’atmosfera Estense. Scansani giocherà sul ribaltamento del titolo della mostra, focalizzandosi su cosa vedono i ferraresi quando aprono gli occhi, sul patrimonio culturale che li circonda quotidianamente.

«Non si tratta solo di bellezza, perché a Ferrara c’è tutto. Senza nulla togliere alla sua singolarità, non vorrei che la mostra finisse per rappresentare un rimpianto nei confronti di un’epoca impossibile. Per questo la provocazione: oggi si vede un mondo che non è più quello della Rinascenza, quello di Alfonso I d’Este. Ferrara è un’anomalia rispetto ad altre città della regione, rispetto a una Reggio dov’è nato e cresciuto, e dalla quale ha attinto la sua irruenza, la sua esuberanza, tipiche dello scorrimento sulla via Emilia – conclude Scansani – sino a finire nel ritmo ferrarese».

L’iniziativa è organizzata dal Comune di Ferrara e da Ferrara Arte, grazie al supporto dell’Università degli Studi Ferrara e del Sistema Museale di Ateneo. A ogni partecipante sarà consegnato un braccialetto che gli permetterà l’ingresso ridotto alla mostra nei giorni 28 e 29. Per informazioni rivolgersi all’Ufficio Turismo del Comune, telefonando allo 0532/744652, oppure scrivendo a museoferrara@comune.fe.it

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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