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da: organizzatori

Ultimi posti disponibili per l’attesissimo workshop di due giorni che il noto artista e fotografo italo-giordano Mustafa Sabbagh terrà a Spazio Grisù sabato 30 e domenica 31 maggio, dalle 10 alle 18 (riservato a un massimo di soli 12 partecipanti).
Sabbagh, che ha appena concluso con grande successo un workshop riservato ai migliori studenti delle Accademie d’arte e fotografia di tutta Europa al MAXXI di Roma, alternerà teoria e pratica, assoli e coro. Al termine del workshop ogni partecipante realizzerà un dittico fotografico, in cui un ritratto e un’immagine realizzata in esterno dialogheranno tra loro.

Ecco come lo stesso Sabbagh racconta quello che intende proporre nel corso del workshop.

“Durante la mattina del primo giorno parlerò ai partecipanti della diversità di linguaggi insita nella fotografia, di come il linguaggio della costruzione di immagini, così composito, possa diventare mezzo e fine, modus e obiettivo, facendo di tanto in tanto riferimento a quanti in me hanno lasciato un solco dal punto di vista iconografico, educativo, immaginifico. Nel pomeriggio metterò in atto le parole, occupandomi della progettazione e della realizzazione di ritratti, all’interno dei quali obiettivo principale sarà la dimostrazione pratica che il contesto crea la sostanza, che it is my daily mood that makes the weather, attraverso l’alleanza e la complicità di ciò che maggiormente, in un ritratto, parla del soggetto: lo stile.

Nel secondo giorno, chiederò ai partecipanti la realizzazione estemporanea di un ritratto rappresentativo sia del proprio stile -dal punto di vista della tecnica- che dello stile conferito, o colto, nel soggetto -dal punto di vista della visione-; al termine di questa fase, e a partire dai ritratti realizzati, domanderò ai partecipanti quale sia l’interpretazione dei loro stessi scatti, e da lì avvieremo un panel di discussione che farà ulteriore luce sulla fotografia, sulla tecnica del ritratto, ma soprattutto su loro stessi, perché padroneggiare la fotografia, e soprattutto la tecnica del ritratto, significa obbligatoriamente dovere avere a che fare con se stessi…la lente fotografica è uno specchio”.

Location d’eccezione per il workshop lo Spazio Grisù, la nuova Factory creativa di Ferrara in Via Poledrelli 21. Per costi e ulteriori info: 346 7953757, mlb@marialiviabrunelli.com

Mustafa Sabbagh nasce ad Amman (Giordania). Italo – palestinese, cresciuto tra l’Europa e il Medio Oriente, il suo imprinting è cosmopolita, mentre il suo atteggiamento è nomade. Dopo una carriera di successo come fotografo di moda riconosciuto dalle più prestigiose riviste del mondo, Sabbagh concentra la sua ricerca ridefinendo la storia dell’arte attraverso la fotografia contemporanea, creando una sorta di contro canone estetico al cui interno il punctum è la pelle, diario dell’unicità dell’individuo tradotto su fondali lividi, ovali e dittici, nella multidimensionalità del nero, in styling raffinatamente allucinati. Un’estetica del disagio, armonia dell’imperfezione, indagata attraverso il medium fotografico, così come attraverso la videoarte in cui si muove con disinvoltura.

E’ stato spesso protagonista di interviste e documentari focalizzati sulla sua opera, nel 2013 Sky Arte HD, attraverso la serie “Fotografi”, lo ha eletto come uno degli 8 artisti più significativi della scena italiana contemporanea. Ad oggi Sabbagh è stato riconosciuto come uno dei 100 fotografi più influenti al mondo, ed uno dei 40 ritrattisti di nudo – unico italiano – tra i più rilevanti su scala internazionale. Le sue opere sono presenti in molteplici collezioni permanenti in Italia e all’estero tra cui il prestigioso Farnesina Art Collection.


(in foto: Mustafa Sabbagh)

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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