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Da: Comunicazione Istituzionale e Digitale Unife Ufficio Stampa
Si rinnova per il 2019 l’appuntamento con il ciclo di conferenze e seminari realizzato dalla cattedra di Storia dell’arte moderna del Dipartimento di Studi Umanistici e al TekneHub di Unife al sostegno della Fondazione Ferrara Arte e alla collaborazione delle Gallerie Estensi – Pinacoteca Nazionale di Ferrara insieme ai Musei Civici di Arte Antica agli Amici dei Monumenti e dei Musei ferraresi. Anche in questa edizione si vogliono aprire le porte di musei e luoghi della cultura alla scoperta delle opere, delle collezioni e delle storie che li abitano.

Si tornerà a parlare dell’importanza dell’educazione al patrimonio culturale, delle mostre d’arte e di come siano state determinanti per gli studi della storia dell’arte e modificato il rapporto con lo spazio museale, dei nuovi centri di formazione per gli operatori della cultura al passo con le più recenti innovazioni tecnologiche. Il museo sarà raccontato dal suo lato partecipativo, in grado di coinvolgere il visitatore all’interno di un’esperienza non mancando di rimarcare lo stretto legame tra ricerca e diffusione di conoscenze, base di ogni forma di gestione innovativa. Parleremo delle professioni per la cultura che si muovono in sintonia con una logica di programmazione per un turismo sostenibile, legando la ricerca e la formazione, la comunità dei cittadini e l’amministrazione quotidiana di musei e luoghi della cultura.
A narrare queste storie si susseguiranno presidenti di fondazioni, storici dell’arte, dirigenti e manager di importanti musei e centri culturali italiani e internazionali, che offriranno un ampio margine di confronto con il pubblico. L’ingresso è libero fino a esaurimento posti
Calendario completo

25 marzo Marco Cammelli, La Fondazione Scuola dei Beni e delle attività culturali, MiBAC. Formazione, ricerca, territorio
Introduce: Simonetta della Seta
26 marzo Luigi Ficacci, L’Istituto Centrale per il Restauro tra teoria e storia
Introduce: Riccardo dalla Negra
2 aprile Barbara Jatta, I Musei Vaticani. Conservazione e futuro
Introduce: Martina Bagnoli
8 aprile Sybille Ebert-Schifferer, La formazione come arma. Sguardi su collezioni borghesi in Svizzera e Germania meridionale nel Seicento
Introduce: Francesca Cappelletti
maggio Stefano Baia Curioni, La Scuola di Palazzo Te.
Introduce: Alessandro Roccatagliati
20 maggio Alessandro Zuccari, Michelangelo, la cappella Paolina e l’iconografia tridentina
Introduce: Ranieri Varese

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
Oggi Periscopio ha oltre 320.000 lettori, ma vogliamo crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante.  Buona navigazione a tutti.

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Francesco Monini
direttore responsabile


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