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9 Gennaio 2018

Macro Indignazioni

Tempo di lettura: 2 minuti


Da Paolo Giardini

Con inesorabile certezza, ad ogni inizio di anno nuovo arriva una stangata sulle bollette. Infatti con le tariffe scattate ineluttabilmente il primo di gennaio nel 2018 la famiglia tipo registrerà un incremento del +5,3% per le forniture elettriche e del +5% per quelle gas. Anche i pedaggi autostradali sono aumentati: +1, 51% ai nostri caselli. Poi, sulla tassa rifiuti, gli aumenti appioppati nel 2018 ai ferraresi saranno addirittura favolosi per le filantropiche decisioni di Hera. Grazie alla sua fantastica attrezzatura tecnoillogica, prima o poi arriva il momento in cui calottando pattume ogni conferimento costerà più di un cappuccino ordinato al bar. La sperequazione non passerà inosservata ai baristi: il servizio completo di un cappuccino offre una qualità igienica e organolettica infinitamente superiore al mezzo servizio di Hera che obbliga ad azionare a mano una leva lurida. Quindi, restando in tema, un altro aumento è in vista.
Tutto sommato, però, a Ferrara l’insieme non è avvertito come una gran vessazione: un mezzo migliaio di euro in più all’anno è un fastidio ricorrente, rientra nell’alto tasso di sopportazione vigente che consentirebbe al sindaco di ricandidarsi e rivincere tranquillamente le elezioni. Quello che invece manda in bestia la gente sono gli aumenti considerati fuori standard.
S’è visto con l’introduzione della tassa sul contenitore ortofrutta biodegradabile che ha provocato un moto d’indignazione da rasentare la rivolta nei supermercati. Il confronto fra l’apparente costo zero delle vecchie buste e il prezzo esplicito registrato sullo scontrino, la cui sommatoria annuale potrà raggiungere anche i 20 euro, è risultato devastante per l’equilibrio psicofisico di molte massaie, alcune delle quali hanno minacciato di non comprare più frutta e verdura. Eppure di preavvisi ce n’erano stati. Le clienti della Coop avrebbero potuto informarsi dalla sua pubblicazione mensile che ha spiegato ciò che era stato deciso per legge, precisando però, essendo la Coop molto più umanitaria di Hera, di “non essere d’accordo” nel far pagare le buste. Perciò, non potendo più cedere gratuitamente i sacchetti, li farà “pagare il meno possibile ai consumatori”.
Impressionante. Si poteva evitare il 2 di Gennaio di effettuare un test comprando frutta sia alla Coop che nel supermercato alimentare sull’altro lato della strada? No di certo.
Confronto fra scontrini. Sacchetto “fatto pagare il meno possibile”: 2 centesimi, sacchetto del supermercato di fronte: 1 centesimo. “La Coop sei tu, chi può darti di più?” Ma l’Hera, no?

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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