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Lunedì 7 febbraio 2022 alle 21.20 la prima puntata di “Presa Diretta” sarà dedicata agli “scandali” dei concorsi universitari.

  1. Gli annunciati “scandali” concorsuali: localismo, nepotismo e clientelismo

Gli “scandali” concorsuali erano già stati previsti dall’ANDU quando si è opposta alla Legge Berlinguer, che nel giugno 1998 ha introdotto i concorsi locali anche per associati e ordinari.

          Infatti il 27 giugno 1998 l’ANDU aveva scritto: «Con questa legge i concorsi locali ad ordinario e ad associato risulteranno una finzione come da sempre lo sono quelli a ricercatore. Localismo, nepotismo e clientelismo, già ampiamente esercitati nei concorsi per l’ingresso nella docenza, saranno praticati anche nell’avanzamento nella carriera, in misura di gran lunga superiore a quanto sperimentato con gli attuali meccanismi concorsuali» (Università Democratica, n. 162-163, p. 5).

         Poi, nel dicembre 1998, l’ANDU aveva aggiunto: «ora anche la carriera deve essere decisa attraverso una cooptazione personale da parte di quelli che una volta si chiamavano baroni ed è ad essi che bisognerà affidarsi, con adeguati comportamenti anche umani, per vincere concorsi che sono considerati, non a torto, una mera perdita di tempo, un fastidioso ritardo all’attuazione di una scelta già operata.» (Università Democratica, n. 168-169p. 7).

Allora solo Nicola Tranfaglia riconobbe che «il decentramento così realizzato rischia di accentuare gli aspetti di clientelismo e di localismo già forti nelle nostre università.», mentre Umberto Eco, Angelo Panebianco, Giorgio De Rienzo, Aldo Schiavone e Marcello Pera avevano espresso entusiasmo per la nuova legge.

De Rienzo arrivò ad affermare che con le nuove norme della legge Berlinguer «i nuovi concorsi dovrebbero sfuggire alle vecchie logiche mafiose. Infatti sarà più difficile per i membri della commissione stabilire accordi truffaldini, poiché si troveranno a decidere su un solo posto, per un singolo ateneo, e non più posti a livello nazionale.» (V. in Ancora la BUFALA dei concorsi responsabili cliccando qui).

  1. “Scandali” e sistema dei concorsi “pilotati”

Gli “scandali” vanno considerati con preoccupazione perché essi sono il segno che l’autonomia dell’Università è diffusamente intesa e praticata, nel caso dei concorsi, come autonomia del singolo professore di decidere sulla formazione, il reclutamento e la carriera dei docenti/ricercatori. Ed è questo sistema di potere baronale che andrebbe smantellato, senza poi scandalizzarsi quando questo stesso sistema è oggetto dell’attenzione della magistratura amministrativa e/o ordinaria.

Bisognerebbe smettere di negare l’evidenza e di mascherare la difesa dell’autonomia del singolo (la cooptazione personale), con la difesa della finta autonomia degli Atenei. L’autonomia – quella vera – è inesistente da anni (ANVUR, rettore/padrone, etc.).

L’autonomia degli Atenei, o meglio quella didattica e di ricerca dei singoli docenti che ne fanno parte, si può avere solo nell’ambito dell’autonomia dal potere economico-politico dell’intero Sistema universitario e quindi anche costituendo un valido e democratico Organo di rappresentanza e di coordinamento, che tolga alla CRUI il suo ruolo improprio, arbitrario e dannoso svolto da troppi decenni.

  1. Il Ministro, la CRUI e la legge sul precariato al Senato

Lo stesso Ministro ha riconosciuto che “esistono una serie di regole che però ancora non riescono a eliminare dai concorsi opacità e scelte personali né a darci la spinta ad aprire gli atenei all’esterno per selezionare i candidati migliori». E sempre il Ministro ha aggiunto: «Sarebbe il momento di cambiare ma si tratta di un tema complesso. Va affrontato non solo dal ministero ma anche attraverso il coinvolgimento della politica, della magistratura (sic!) e di tanti esponenti della società allargata (?)» (su La Stampa dell’8 ottobre 2021).

La CRUI invece non ha dubbi e in un suo recente documento, facendo riferimento al DDL sul precariato in discussione al Senato (v. nota), ha scritto: «I meccanismi concorsuali, che governano il reclutamento dei professori e professoresse e dei ricercatori e ricercatrici, meriterebbero di essere sottoposti a una revisione coraggiosa, prendendo in esame un sistema di cooptazione, vincolata al possesso dell’abilitazione scientifica nazionale. Si dovrebbe cioè fare quello che si fa in tante altre professioni, sia in Italia sia all’estero, con piena assunzione di responsabilità da parte dei direttori e direttrici di dipartimento e del consiglio di amministrazione. Una valutazione sottoposta a controllo ex post da parte dell’ANVUR e da parte del MUR nell’assegnazione delle risorse premiali».

In altri termini, la CRUI vuole che si semplifichi l’attuale cooptazione personale, cercando di evitare ‘intralci’ di varia natura. E per far prima, la consacrazione della cooptazione personale viene affidata alla “piena responsabilità” dei direttori di dipartimento (nemmeno dei Dipartimenti!) e al CdA. Si mantiene l’ASN, foglia di fico delle scelte di fatto del singolo professore, e si rafforza il ruolo dell’ANVUR (istituita per commissariare l’Università) incaricata anche di un impraticabile controllo ex post.

NOTA. Per la prossima settimana non è prevista la ripresa dell’esame, in sede redigente, del DDL sul precariato da parte della Commissione Istruzione del Senato (v. qui). Può essere il segnale che si voglia ritirare o riscrivere radicalmente un pessimo DDL che, se approvato, danneggerebbe gli attuali e i futuri precari e tutta l’Università? Un DDL respinto unitariamente da ANDU, ARTED, CISL UNIVERSITÀ, CNU, FLC CGIL, RETE 29 APRILE, UIL RUA e UNIVERSITÀ MANIFESTA (v. qui).

  1. Oltre la denuncia. Una proposta organica di riforma dei concorsi

Per contrastare e alla fine eliminare gli “scandali” concorsuali bisogna a tutti i livelli, dai dottorati in poi, escludere il membro interno dalle commissioni, prevedere il sorteggio di tutti i commissari tra tutti i docenti di ruolo e prevedere anche che nelle commissioni non vi sia più di un componente dello stesso Ateneo. Le commissioni dovrebbero stilare una graduatoria dei vincitori che, a scalare, potranno scegliere la sede tra quelle che hanno bandito i posti. Contestualmente va abolita l’ASN.

Si spera che, al contrario, non si voglia, oltre che mantenere il membro interno, introdurre norme che evitino, o rendano più difficoltosi, gli interventi della magistratura, introducendo così una sorta di impunità di fatto.

ANDU – Associazione Nazionale Docenti Universitari

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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