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Ferrara film corto festival

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da Davide Nanni

Caro direttore,
Scrivo questa lettera come militante di partito e giovane insegnante precario. La scrivo perché ieri sera, in piazzetta San Nicolò, a mio avviso si è persa davvero un’occasione per parlare dei non pochi problemi della scuola italiana a tu per tu con chi della nostra scuola, volenti o nolenti, è attualmente Ministro. Risultato? Una sconfitta per tutti: per chi ha urlato impedendo all’On. Giannini di proferire parola, dimostrando scarso rispetto per le idee altrui oltre che per il pubblico presente, come per i tanti ferraresi che dalla viva voce del Ministro avrebbero voluto sapere qualcosa di più su di un provvedimento di riforma, la legge 107/2015, che sta cambiando e cambierà il volto della scuola italiana. Provvedimento che finora ha contribuito a stabilizzare 71.468 precari “storici” (dati MIUR) e prevede entro la fine dell’anno un nuovo concorso a cattedre per oltre 60 mila docenti abilitati.
Ma non vorrei essere accusato di voler fare la solita “propaganda”, quindi terrò la barra dritta sulle impressioni e il senso di amarezza e delusione che mi ha lasciato la serata spingendomi a scrivere queste righe. Amarezza, perché da segretario di circolo e volontario della festa mi sarei aspettato una contestazione civile ed un confronto serrato che rimanesse entro il rispetto delle persone e dei luoghi. Non è, e lo dico comprendendo il disagio avvertito da molti colleghi insegnanti, urlando per ore o imbrattando di scritte i muri delle abitazioni (come qualche anonima mano ha fatto nottetempo) che si risolvono i problemi. Prentendere di essere ascoltati negando in primis la parola agli interlocutori istituzionali mi pare una strada controproducente. Delusione, perché da abilitato Tfa con mesi di precariato alle spalle avrei voluto sentire dal Ministro e dai suoi collaboratori a che punto siamo con l’aggiornamento delle Graduatorie di Istituto per l’a.s. 2015/2016 o come verrà strutturato il prossimo concorso a cattedre. Domande che avrebbero voluto fare tanti altri giovani colleghi presenti ieri sera, ragazzi e ragazze che hanno fatto sacrifici per raggiungere l’abilitazione ed ora attendono, giustamente, di sapere quale sarà il loro futuro e il loro presente nella scuola. Domande rimaste ancora una volta senza risposta perché altri colleghi, pochi, urlando per ore hanno chiuso ogni spiraglio di confronto. Non credo che la logica della “guerra tra poveri” possa aiutare a risolvere i problemi o a migliorare la riforma, semmai ci precipita in una dimensione di scontro sociale che fa perdere di vista il rispetto per le cose e le persone. Vorrei quindi concludere con una frase attribuita al celebre filosofo Voltaire: “Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo”. Un grido contro ogni faziosità e intolleranza che spero diventi presto patrimonio comune di tutti coloro che intendono la scuola – e la politica – come una palestra di crescita civile e democratica.

* Segretario Circolo PD Centro Cittadino Ferrara

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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