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da: ufficio stampa Comitato Elettorale Vittorio Anselmi, Candidato Sindaco di Ferrara

Con la presente rispondo a Roberto Serra che, via web, mi chiama in causa per le nostre proposte sul turismo. Mi pare di tutta evidenza che la petizione che abbiamo lanciato (merito del bravo Matteo Fornasini che ha recuperato peraltro una vecchia risoluzione del nostro gruppo in Consiglio Comunale approvata alla unanimità!) non sia sufficiente a risolvere i problemi del turismo di Ferrara. Ma che lo faccia notare chi con la propria lista appoggia il centrosinistra che ha governato in città sino a ieri (e speriamo si possa dire finalmente stop!) mi sembra alquanto “bizzarro”!
Ritengo anche che difendersi dalle critiche o rispondere alle sollecitazioni accusando di superficialità le opposizioni sia politicamente puerile: da 70 anni siamo in un regime di monopolio assoluto!
Nel nostro programma abbiamo dichiarato che il settore turistico del Comune va inquadrato in maniera sistematica (l’abbiamo definito “Distretto turistico”) perché non è una semplice a banale questione di fare biglietti cumulativi o di promuovere più eventi contemporaneamente come pare essere la vostra proposta (e già sarebbe una enorme innovazione per Ferrara, il che la dice lunga).
Noi riteniamo che fare un Distretto significhi: a) riconoscere a Ferrara il ruolo in Regione di Polo Museale; b) intervenire con strumenti eccezionali di fiscalità locale (in primis abolendo la tassa di soggiorno); c) intervenire con strumenti eccezionali sulla burocrazia (regolamenti, normative ecc.) che ostacolano e rendono difficile l’attività delle imprese turistiche; d) concentrare in un solo luogo (il castello estense) il cervello organizzativo dell’intero brand turistico ferrarese (organizzazione, promozione e informazione) così da agevolare i turisti ad un rapporto immediato con l’offerta della città; e) investire sulle tecnologie, in modo da fornire ai turisti che si avvicinano alla città strumenti avanzati di interrelazione: app dedicate, da scaricare su smartphone e tablet; noleggio di apparecchi di informazione (Audio/videoguide) che oltre che consigliare e guidare su percorsi turistici all’interno della città (visite guidate alla città senza ausilio di personale dedicato, ma autogestibili dall’utente), possano essere utilizzate come guide in tutti i musei e nelle varie mete turistiche della città; un investimento sulle tecnologie, oggi facilmente disponibili, che comincia finalmente a mettere in rete quanto la città ha da offrire. Si parla tanto (Tagliani ne parla ma non la fa…) di cultura della città e di città della cultura. Bene allora realizziamola questa città della cultura, grazie alle nuove tecnologie, dandole identità, unitarietà e mettendo insieme i molti pezzi che la compongono. Ma se Ferrara viene sempre trattata come un puzzle fatto di mille pezzi senza un unico disegno di riferimento, fatico a credere che i turisti l’apprezzino. Vendere la città, e non solo alcuni suoi pezzi (un evento, anziché una mostra, anziché un monumento) significa provare (e riuscire a mio avviso) a trasformare un turismo mordi e fuggi in un turismo più stabile.
E non mi sono ancora addentrato nelle altre cento cose che si possono fare e che farei se diventassi sindaco, per promuovere il turismo a Ferrara.
Ma una cosa farei di veramente innovativo: ascolterei gli operatori turistici e darei loro retta!

Vittorio Anselmi

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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