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Da: Ufficio Stampa

Il settore fieristico è l’unico che non ha ancora un protocollo di sicurezza riconosciuto dalla Regione; è l’unico per il quale non è stata ancora indicata una data utile per la ripartenza, o un calendario di riaperture. Eppure, l’Emilia Romagna è la regione italiana in cui si organizzano più fiere internazionali dopo la Lombardia: il 25% del totale nazionale. Nasce da qui l’appello lanciato da CNA alle istituzioni: sono necessarie misure rapide ed efficaci per tutelare le tante aziende che operano nel settore.

Difficile quantificare il danno economico che questo settore ha subito a seguito dell’emergenza: si tratta comunque di cifre enormi. Ogni anno il comparto italiano coinvolge circa 200mila espositori e 20 milioni di visitatori. La Regione Emilia Romagna, in un recente comunicato stimava in 700 milioni di euro il danno diretto che il lockdown ha causato al comparto, un miliardo se si considera l’indotto.

“Anche Ferrara ha un gruppo corposo di aziende che operano nel settore delle fiere, con ruoli tra loro differenti – spiega Silvia Merli, responsabile di CNA Cultura Ferrara – Il motivo è semplice: una fiera è un evento complesso, in cui operano allestitori, agenzie di comunicazione, service audio video, agenzie di sorveglianza, organizzazione di spettacoli, e molto altro”

Per tutte queste realtà è necessario intervenire rapidamente, spiega CNA, se non si vuole assistere al crollo del settore: è questo l’appello uscito da un recente incontro che ha coinvolto gli allestitori fieristici di Ferrara e Bologna aderenti a CNA.

Cosa chiedono quindi le aziende? “Prima di tutto – spiega Silvia Merli – è necessario costruire al più presto un calendario di riaperture. Poi, bisogna creare le condizioni perché le aziende tornino ad esporre nelle fiere: lo si può fare prevedendo un bonus fiscale ad hoc, riservato alle aziende che parteciperanno ad eventi fieristici”.

Non è tutto: vanno sbloccati subito i pagamenti a saldo dei lavori già effettuati prima del lockdown: se i soldi non ricominciano a girare le aziende muoiono, non solo nel ramo fiere.

Infine, sono necessarie alcune misure trasversali: il prolungamento della Cassa Integrazione almeno fino alla fine dell’anno, e aiuti a fondo perduto commisurati all’effettivo arco temporale di immobilità forzata dell’attività fieristica, senza dimenticare che questo settore avrà certamente un forte rallentamento anche nel 2021.​

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CNA FERRARA


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di Piermaria Romani

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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