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Diversi scritti  e anche discorsi  nel consesso cittadino hanno ricordato una persone meritevole di riconoscimento come lo è stato Daniele Lugli. Mi sento anch’io  in dovere di ricordarlo come persona che ho conosciuto e ho potuto apprezzarne le sue qualità, particolarmente quelle politiche e professionali. Daniele purtroppo ha cessato di vivere, di recente mentre faceva il bagno nel mare Adriatico davanti al lido di Spina. Lo conoscevo da tempo. La prima volta era venuto a Filo d’Argenta  negli anni sessanta, ancora giovanissimo per  un confronto  pubblico tra esponenti politici. Non aderivamo alla stessa forza politica, ma le sue scelte di sostenitore della non violenza e di pacifista, ci hanno comunque accumunati su un punto, quello inerente la comune contrarietà alle rotture a sinistra. Quelle che hanno tormentato anche le vicende della sinistra ferrarese nello stesso secondo dopoguerra, quando sono state effettuate le formazioni dei governi del paese compiute e operate con scelte di rottura prodotte da errati condizionamenti. Vi sono state rotture che sarebbero state ancora più dolorose e profonde se alcuni non vi si fossero contrapposti compiendo scelte contrarie alle divisioni, come Daniele fece assieme ad altri compagni. Impendendo conseguenze di rotture più dolorose nei comuni, anche nel capoluogo e nelle stessa Amministrazione provinciale. Questo lo ha fatto sul piano della sua autonoma collocazione politica, che è bene  ricordare e anche per questo merita di essere apprezzato.

Immagine tratta da Azione Nonviolenta

 

Aggiungo vicende personalmente vissute. In una delegazione formatasi ed ospitata per il gemellaggio con la Contea inglese Swansea di cui eravamo  entrambi componenti, siamo stati tra l’altro  a visitare l’ambiente lavorativo in  una miniera, le cui gallerie erano profonde oltre i 500 metri, vietate alle donne e l’abbiamo percorsa con l’acqua che superava in alcuni punti anche i 50 cm. Ci interessava capire in quali condizioni di lavoro si poteva essere indotti. Un lavoro disumano e da schiavi anche nella civiltà industriale.

Rammento anche del ruolo svolto da funzionario delle segretaria della amministrazione provinciale per suggerirci e stimolarci nell’acquisto di palazzo “Giulio D’Este” ove è attualmente alloggiata la Prefettura di Ferrara. La stava acquistando negli anni 80’ del secolo scorso una ditta privata, ma compiendo l’acquisto da parte della provincia, per lo stesso prezzo già concordato, abbiamo potuto, dopo adeguato restauro, liberare il castello Estense di Ferrara dall’abitazione del Prefetto e dagli uffici della prefettura e metterlo a disposizione di funzioni ben più adeguate e consone a mostre, convegni e esposizioni. Adesso lo si può fare e si fa. Non è un merito trascurabile.

Nella  sua dedizione al proprio lavoro di pubblico dipendente, è  riuscito a rintracciarmi telefonicamente in Alto Adige, nel mese di agosto quando le comunicazioni non erano facilitate dall’uso dei cellulari, per comunicarmi le osservazioni pervenute dalla Sovraintendenza alle belle arti relative ad un importante progetto di restauro in città di una importante istituzione scolastica.

Infine trovo particolarmente idoneo al ricordo personale di una sua passione, meno nota e naturale. Quella della raccolta dei funghi. Con una delegazione di amministratori e tecnici della provincia di Ferrara eravamo partecipi di un convegno nazionale a Fiuggi promosso dall’Unione delle Province .  Il presidente che sapeva della nostra comune “passione” è arrivato dentro la sala del convegno portandosi un sacchetto pieno di funghi porcini lasciandoci intendere che li aveva trovati casualmente nel bosco lungo la strada, che da Roma raggiunge quella località termale. Li aveva acquistati da raccoglitori, ma noi abbiamo abboccato e in ogni caso erano veramente germinati. Con Daniele, non avendo abiti idonei per entrare nel bosco di primo mattino, che era il momento che potevamo utilizzare per tentare la fortuna, acquistati stivaletti di gomma , calzoni e camicia, e all’alba del giorno dopo, senza disturbare l’autista, ne ridurre la nostra partecipazione al convegno, ci siamo inoltrati  nel bosco che partiva al termine dell’abitato.. Non abbiamo trovato molto, poche russole, ma ci abbiamo provato e infine l’esortazione: Daniele Lugli persona meritevole di riconoscimento, uomo dei diritti, da ammirare per coerenza e bontà, per il grande impegno per la pace e l’impegno unitario della sinistra e un saluto come ho sempre  fatto quando l’ho incontrato in bici  per strada,  per le scelte e gli atti compiuti. Quando ci incontravamo, uno scambio di saluti, con frequenza degli incontri,  sempre in calare col crescere degli anni e ora purtroppo non è  più possibile, e con tanto  dispiacere, …… semplicemente …   ciao Daniele.   

Giorgio Bottoni

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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