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“Secolo Donna”, Almanacco di poesia dedicato alla scrittura delle donne, curato da Bonifacio Vincenzi ed edito da Macabor Editore si è occupato finora di poetesse acclamate, riconosciute dalla critica, sempre con una storia editoriale alle spalle ben consolidata. Nel 2017 è stato dedicato alla poetessa tarantina Giovanna Sicari, nel 2018 a Paola Malavasi, nel 2019 a Elia Malagò e nel 2020 a Maria Grazia Calandrone.
Quest’anno invece l’Almanacco è stato dedicato a una giovane poetessa, Valentina Colonna, che con
dedizione, costanza, ed estremo rigore formale presenta da qualche anno un progetto poetico interessantissimo da seguire con estrema attenzione.
Valentina Colonna, poetessa e pianista compositrice, è nata a Torino nel 1990 in una famiglia di musicisti.
Ha pubblicato i libri di poesia “Dimenticato suono” (Manni, 2010), “La cadenza sospesa” (Aragno, 2015,
prefazione di Davide Rondoni), uscito in Argentina nel 2020 (“La cadencia suspendida”, Buenos Aires
Poetry, trad. Mario Chávez Carmona), e “Stanze di città e altri viaggi” (Aragno, 2019, prefazione di Aleš
Šteger). Giorgio Bàrberi Squarotti fu uno dei primi critici a notare la Colonna: “La sua poesia è insolita, –
scrisse – raffinata ed enigmatica: muove da dati comuni o occasioni minime, ma, in realtà, tali non sono,
perché il discorso si fa subito misterioso, metafisico, come per una costante domanda del senso della parola e della vita”.
Nell’Almanacco viene ricordata anche, seppur brevemente, la poesia di Cristina Campo, una delle voci più autentiche del Novecento italiano. Nella seconda parte, invece, prosegue l’osservatorio sul “fare poetico” delle autrici del nostro tempo. È dedicato ampio spazio alle poetesse Alessandra Corbetta, Francesca Fiorentin, Domenica Mauri (Nord Italia); Sonia Giovannetti, Franca Figliolini, Renata Morresi (Centro Italia); Roberta D’Aquino, Paola Mancinelli, Anita Piscazzi (Sud Italia); Mirella Crapanzano, Grazia Fresu, Gabriella Grasso (Italia Insulare). Prosegue, anche in questo volume, lo sguardo ampio e approfondito sulla giovane poesia italiana con i versi di Francesca Mariorenzi, Silvia Righi e Arianna Vartolo. E, infine, nel consueto spazio dell’Almanacco dedicato alla poesia delle donne del resto del mondo presentiamo le poesie di Monika Hercerg (Croazia), Kato Javakhishvili (Georgia), Maarja Kangro (Estonia). Traduzioni a cura Nunu Geladze e Ginevra Pugliese. Bonifacio Vincenz

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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