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di Michele Pastore*

Perché riparlare oggi delle mura di Ferrara a quasi 30 anni (era il 1986) dal progetto che ne determinò restauro e recupero? Perché è un progetto incompiuto: dal punto di vista architettonico, perché diverse parti progettate non sono state realizzate in quanto i fondi preventivati hanno subito dei tagli alla fonte (Ministero della programmazione economica) e dal punto di vista economico perché ne è mancata la “valorizzazione” che doveva essere promotrice di uno sviluppo del turismo culturale a Ferrara, tema insito nei progetti Fio (Fondo investimenti occupazione) finalizzati ad un rapporto “costi-benefici” ad elevato tasso di rendimento. Ed ancora perché oggi si pone impellente il tema della gestione e della manutenzione di quanto restaurato che, nonostante l’impegno dell’Amministrazione comunale, richiede sempre maggiori fondi. E perché, infine, nel 2016 ricorrono i 600 anni dalla morte di Biagio Rossetti.
Ferrara da sempre si fregia di essere “la prima città moderna d’Europa” grazie al disegno del piano di ampliamento, l’Addizione Erculea, realizzato da Biagio Rossetti che è stato contemporaneamente il progettista di tutto il fronte nord delle mura, importante esempio di cortina muraria difensiva incentrata sui percorsi difensivi e sui torrioni rotondi.
Per tutto ciò, oggi a mio parere è necessario riprendere il tema delle Mura Estensi collocandolo nel quadro di una nuova opportunità per un rinnovato e più completo sviluppo turistico-culturale di Ferrara. Nel quadro quindi delle proposte che il sindaco-presidente della Provincia Tiziano Tagliani e l’assessore Massimo Maisto hanno formulato sul tema “Quale futuro per il Castello Estense”.
Il restauro delle mura di Ferrara è stato realizzato con i fondi dei progetti Fio, fondi per finanziare a livello economico nazionale iniziative di recupero e di investimento di beni culturali. Agli inizi degli anni ’80, Ferrara puntò sul “Progetto Mura” per definire un suo ruolo nel sistema del turismo culturale (le città d’arte) riorganizzando a tal fine il suo intero sistema urbano incardinandolo sulle Mura Estensi. Le Mura, che si possono definire come il più rilevante monumento della città, oltre che per le proprie dimensioni (9 km di sviluppo) anche e soprattutto perché sono legate con vincoli di vera e propria “connessione” ad intere parti del centro storico di Ferrara. In tal senso, si vedano gli atti dell’Istituto di studi rinascimentali del convegno del 1986, la cinta muraria avrebbe dovuto diventare, secondo il progetto Fio, il filo conduttore di un percorso turistico-culturale non solo per il cittadino ferrarese, che ormai ha riconquistato le proprie mura per il tempo libero, ma anche per i turisti in visita alla città.
Se questi erano i presupposti, in parte incompiuti, oggi si presenta, come detto, una nuova opportunità. E’ necessario coniugare la funzione urbanistica delle mura con il nuovo ruolo culturale del Castello Estense. Certamente il percorso delle mura non basta da solo a giustificare una visita a Ferrara ma le Mura ne costituiscono una cornice fantastica dentro la quale si pongono i suoi tanti edifici monumentali, sedi museali e culturali.
Se il Castello diventa il perno del sistema culturale territoriale della nostra città, tra musei d’arte antica e musei d’arte moderna, secondo un percorso continuamente suggestivo ed attrattivo, le Mura ne costituiscono la cornice imprescindibile. Questi sono gli elementi presenti in città che potrebbero consentirci di entrare definitivamente nel circuito turistico delle città d’arte.
Quale occasione pensare per rilanciare in questi termini il tema delle Mura Estensi? Penso ad una nuova mostra fotografica (così come Italia Nostra fece agli inizi degli anni ’80) che confronti immagini delle mura estensi come erano prima dell’intervento, durante i lavori e come sono oggi, restaurate e vissute dai ferraresi. Mostra inserita nel progetto Camaa (Centro per le Architetture militari dell’Alto Adriatico che nel 2014 si è già interessato alle mura estensi in collaborazione con il Dipartimento di economia e management dell’Università e con il Comune di Ferrara) che punta a valorizzare questa particolare tipologia del patrimonio culturale ed alla quale Ferrariae Decus sarebbe interessata a collaborare.

* presidente Ferrariae Decus

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