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“Le città italiane alla sfida del clima”: è il titolo di un recente dossier di Legambiente, elaborato in collaborazione con il Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare. L’aspetto più interessante sta nel fatto che propone nuove strategie e politiche di adattamento per rispondere all’emergenza climatica. Nell’ultimo quinquennio, infatti, si sono registrati in molte città impatti rilevanti legati a fenomeni atmosferici estremi: allagamenti, frane, esondazioni, con danni alle infrastrutture o al patrimonio storico. Richiamo alcuni passaggi del rapporto.

I cambiamenti climatici in atto richiedono nuove forme di risposta alle emergenze e ai pericoli che incombono anche sulle nostre città. Nuove forme di pianificazione e di gestione delle aree urbane sono necessarie per mettere in sicurezza i cittadini e ridurre gli impatti sui quartieri e sulle infrastrutture dei centri urbani. Secondo gli esperti, infatti, saranno proprio le aree urbane a pagare i costi sociali maggiori del ‘global warming’ in particolare nell’area del Mediterraneo. Le città sono il cuore delle sfida climatica in tutto il mondo perché è nelle aree urbane che si produce la quota più rilevante di emissioni ed è qui che l’intensità e la frequenza di fenomeni meteorologici estremi sta determinando danni crescenti, mettendo in pericolo vite umane e provocando gravi danni a edifici e infrastrutture.

In Italia sono diverse le ragioni per cui l’adattamento al clima deve diventare una priorità nazionale. L’81,2% dei comuni è in aree a rischio di dissesto idrogeologico, con quasi 6 milioni di persone che vivono in zone a forte rischio. Le città quindi devono poter affrontare la sfida dei cambiamenti climatici, dell’aumento dei fenomeni meteorologici estremi e degli impatti sociali che, proprio nelle aree urbane, determinano conseguenze spesso drammatiche. Per riuscire in questo intento e ridurre rischi e impatti, occorre attuare strategie di adattamento mirate, gestite a livello nazionale e locale.
Per Legambiente una politica idonea deve prevedere l’elaborazione di Piani Clima delle città, cioè di uno strumento che consenta di individuare le aree a maggiore rischio, di rafforzare la sicurezza dei cittadini anche in collaborazione con la Protezione Civile, in modo da elaborare progetti di adattamento di fiumi, delle infrastrutture, dei quartieri.
Gli esempi di interventi di adattamento raccontati in questo dossier (da Copenaghen a Bologna, ad Anversa) dimostrano come sia possibile realizzare progetti capaci di dare risposta ai rischi climatici in una prospettiva di miglioramento della vita nelle città: mettendo in sicurezza un fiume, restituendo spazi alla natura e alla fruizione dei cittadini, creando quartieri vivibili, anche quando le temperature crescono, grazie agli alberi e all’acqua, a materiali naturali che permettono di ridurre l’effetto isole di calore. L’adattamento al clima è la vera grande sfida del tempo in cui viviamo. Per vincerla, dobbiamo rendere le nostre città più resilienti e sicure, cogliendo l’opportunità di farle diventare anche più vivibili e belle.

Il dossier riporta le informazioni raccolte nella mappa interattiva relative ai danni provocati in Italia dai fenomeni climatici dal 2010 a oggi, con particolare attenzione alle città. Nella mappatura, a ogni episodio sono associate informazioni che riguardano sia i danni che gli episodi precedenti avvenuti nello stesso comune, per contribuire a chiarire i caratteri e l’entità degli impatti provocati, individuare le aree a maggior rischio, registrare dove e come i fenomeni si ripetono con maggiore frequenza per cominciare a evidenziare, laddove possibile, il rapporto tra accelerazione dei processi climatici e problematiche legate a fattori insediativi o infrastrutturali nel territorio italiano.

More info: www.planningclimatechange.org/atlanteclimatico

Per leggere il rapporto clicca qui

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Andrea Cirelli

È ingegnere ed economista ambientale, per dieci anni Autorità vigilanza servizi ambientali della Regione Emilia Romagna, in precedenza direttore di Federambiente, da poco anche dottore in Scienze e tecnologie della comunicazione (Dipartimento di Studi Umanistici di Ferrara).

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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