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29 Luglio 2016

Italia paese incivile

Tempo di lettura: 3 minuti


da: Francesco Introzzi (Cuneo)

Non è che salvando l’attuale costituzione si salvi qualcosa di molto prezioso. Certo che per evitare il peggio, come dite voi, è meglio salvare il salvabile.
Ma quello che non vi si può perdonare è il fatto di insistere nel difendere a spada tratta una costituzione che ha nei limiti dichiarati della costituzione stessa il soffocamento aprioristico delle capacità popolari di auto-educazione alle libertà civili da parte di partiti che – in teoria – dovrebbero essere “anti-fascisti”. La deriva autoritaria, gerarchica, clientelare, corporativa, anti-localistica della riforma Renzi è sotto gli occhi di tutti. Soltanto che Renzi cerca di propinarla come la ricetta amara per scongiurare l’incapacità strutturale dell’Italia di uscire da una recessione che rischia di incancrenirsi.
Il guaio è che quando voi affermate che la Costituzione “E’ un insieme coerente di regole per costruire il quadro del relazionarsi quotidiano tra cittadini sovrani.” Fate una dichiarazione che è semplicemente di una falsità mostruosa!
(1) – La Costituzione contiene verità sacrosante ma intercalate – e tutti lo sanno! – da contenuti di matrice dogmatica – religiosa (cattolico-pontificia) e laica (marxista) – che fanno a pugni con i principi di libertà che in altre parti la Costituzione afferma come inalienabili o come doverosamente perseguibili.

(2) – Il secondo comma dell’articolo 1 contraddice se stesso quando afferma :

“La sovranità appartiene al popolo che [però non è autorizzato ad esercitare in quanto] la esercita [soltanto] nelle forme e nei limiti (!!!) della Costituzione [prodotta da un sistema partitocratico che avoca ai partiti stessi l’esercizio pieno della sovranità ex-popolare!]
.
Ma che logica politica, filosofica, giuridica è mai questa?
Non vi capisco!!!
Rischiano di diventare più comprensibili Matteo Renzi, Graziano Del Rio &C. di voi!
Sono esterrefatto!!!
Cordiali saluti.
Francesco Introzzi
/Riporto sotto il testo del vostro ultimo documento
In una cerimonia ufficiale, il Presidente Mattarella ha espresso, riguardo al referendum, “l’auspicio che il confronto si svolga sul merito della riforma sottoposta al voto popolare perché l’elettorato si esprima con piena consapevolezza, nella sua sovranità”.
Siamo perfettamente d’accordo, purché, come dovrebbe essere ovvio, il confronto sul merito non resti uno slogan privo di contenuti. Lo ricordiamo perché, fino ad oggi 28 luglio 2016, non c’è una parola degli autori e dei sostenitori della proposta di riforma costituzionale che enunci concetti diversi dalle intenzioni mirabolanti sulle cose che dicono di voler fare. Non entrano mai nel merito della loro proposta di riforma.
Eppure la Costituzione non è un’insalata di formule magiche per drogare con le speranze. E’ un insieme coerente di regole per costruire il quadro del relazionarsi quotidiano tra cittadini sovrani. Le intenzioni, praticando le formule magiche, eludono il come costruire davvero tali regole e, intanto, peggiorano nel profondo quelle esistenti, rendendo così più difficile relazionarsi.
Per impedire che la strategia delle intenzioni corrisponda alla maligna strategia di chi vuole peggiorare apposta la sovranità civile al fine di avere mani più libere, diffondiamo al massimo il confronto di merito. E’ la strada più convincente e sicura per favorire in autunno il voto NO alla proposta.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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