Israele – Iran: per un Medio Oriente libero da armi nucleari ed altre armi di distruzione di massa
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Israele – Iran: per un Medio Oriente libero da armi nucleari ed altre armi di distruzione di massa
di Giorgio Ferrari
da pressenza del 15.06.2025
Chissà se le lancette del doomsday clock (l’orologio dell’apocalisse) si avvicineranno ancora di più alla mezzanotte dopo che Israele ha dichiarato guerra all’Iran. Comunque sia si può star certi che Netanyahu, nel sferrare il suo attacco, abbia approfittato del clima bellicista che ha preso piede in Europa e delle conseguenti politiche di riarmo.
Attacco che introduce pericolosissime novità nelle già terribili logiche di guerra che non possono essere sottovalutate ne taciute.
In primo luogo il bombardamento dei siti nucleari iraniani va considerato alla stregua di un vero e proprio attacco atomico, perché nel farlo Israele ha messo in conto che l’uranio lì immagazzinato potesse fuoriuscire dai contenitori e contaminare l’ambiente, tanto più che gran parte di questo uranio è conservato sotto forma di gas (UF6, esafloruro di uranio) che oltre ad essere radioattivo è anche tossico e reagisce con l’acqua.
Questo è uno dei principali motivi per cui i Protocolli aggiuntivi del 1977 della convenzione di Ginevra vietano il bombardamento dei siti nucleari, protocolli che però Israele e Stati Uniti non hanno mai ratificato.
In secondo luogo l’uccisione di sei scienziati iraniani, riportata dagli organi di informazione con un malcelato compiacimento, costituisce un ulteriore passo verso la più completa barbarie: da oggi è lecito uccidere gli scienziati, tanto più se lavorano nel campo del nucleare civile perché, fino a prova contraria, è la stessa IAEA (Agenzia internazionale per l’energia atomica) a certificare con le sue ispezioni che il programma iraniano appartiene a questa sfera di attività.
Qui sorge un inquietante interrogativo sul ruolo svolto dall’IAEA in questa vicenda. Il 12 giugno scorso, cioè il giorno prima dell’attacco ai siti nucleari iraniani, il consiglio direttivo dell’IAEA ha emesso un report in cui si censurava l’operato dell’Iran in quanto non sufficientemente collaborativo nell’esaudire determinate richieste degli ispettori e nel fornire certe informazioni, al punto di scrivere, incidentalmente, che “finché questi aspetti non saranno risolti, l’agenzia non sarà in grado di fornire garanzie che il programma nucleare iraniano sia esclusivamente pacifico.”
Ne è seguita una diffusione mediatica del tutto falsa sintetizzata nella frase “ l’Iran è a un passo dal farsi la bomba”, cosa che Israele ha preso a pretesto per “giustificare” i bombardamenti: l’ambasciatore israeliano alle Nazioni Unite, Danny Danon, ha dichiarato che l’operazione “Rising Lion” contro le infrastrutture nucleari e missilistiche dell’Iran ha l’obiettivo di eliminare una minaccia esistenziale e immediata per i cittadini di Israele e del mondo intero.
Quello che i mezzi di informazione (e soprattutto Israele) non dicono è che il grado di arricchimento dell’uranio iraniano è al 60% mentre per fabbricare una bomba in grado di esplodere l’arricchimento necessario è per lo meno del 90%, differenza che non è affatto facile da colmare e che richiede molto più tempo di quello impiegato per raggiungere il 60% di arricchimento.
Inoltre il discusso report del 12 giugno scorso è frutto di una forzatura politica imposta al consiglio direttivo IAEA dai rappresentanti di Francia, Inghilterra, Stati Uniti e Germania (gli stessi paesi a cui Israele ha comunicato in anticipo l’attacco all’Iran), ma con il voto contrario di Russia e Cina, suscitando le proteste dell’Iran che è arrivato ad accusare l’IAEA di collusione con Israele per avergli fornito informazioni relative ai suoi siti nucleari e al personale scientifico addetto al programma.
Dunque la tesi che sta passando e che Israele ha già utilizzato quando bombardò il reattore iraqeno di Osirak nel 1981 e quello siriano di Al-Kibar nel 2007, è quella dell’attacco preventivo per eliminare la minaccia costituita dal programma nucleare iraniano e non c’è nessuno che chieda conto ad Israele del suo arsenale nucleare, di quali inganni e bugie si sia servito -con la complicità della Francia e poi degli Stati Uniti- per fabbricarselo e per usarlo come minaccia, questa sì concreta, verso tutti i paesi arabi, con l’aggravante che in questo caso si da ragione ad un paese (Israele) che non avendo mai aderito al TNP e neppure accettato ispezioni dell’IAEA, ne aggredisce uno che invece queste regole le ha sempre accettate.
Comunque si risolva questa ennesima guerra del Medio Oriente, non si potrà prescindere dall’affrontare e risolvere una volta per tutte la questione delle armi di distruzione di massa presenti in questa area, nucleari chimiche e biologiche.
I paesi occidentali che invocano come un mantra il diritto di Israele a difendersi, sono i maggiori responsabili di questa situazione. Consentendo che Israele sviluppasse segretamente e incondizionatamente il suo programma nucleare, essi hanno dato vita ad una “creatura” che, pur non arrivando ad odiare i suoi creatori come avviene per il mostro di Mary Shelley, è divenuta incontrollabile, proterva e ostile a qualsiasi regola che possa mettere in discussione il monopolio di quella forza che i suoi creatori le hanno irresponsabilmente fornito.
E’ tempo di riparare questo errore, di disinnescare la minaccia rappresentata dall’arsenale nucleare di Israele, facendo del Medio oriente un’area libera dalle armi nucleari e da ogni altra arma di distruzione di massa.
Facciamo di questo questo programma una bandiera del disarmo, sosteniamo e firmiamo la petizione che chiede al governo italiano di dichiararsi favorevole all’istituzione di questa area in Medio Oriente -come è nelle intenzioni della apposita Conferenza permanente istituita in sede ONU- e di adoperarsi in sede europea affinché altri paesi facciano altrettanto.
Giorgio Ferrari
Giorgio Ferrari, classe 1944, si diploma perito in Energia Nucleare all’Istituto Enrico Fermi di Roma, l’unica scuola esistente allora in Italia in questa disciplina. Dopo una prima esperienza presso la Senn (Società elettronucleare nazionale) che aveva da poco ultimato la costruzione della centrale nucleare del Garigliano, passa al CRN come assistente ricercatore sulla nave oceanografica Bannock e poi presso l’Infam (Istituto di fisica dell’atmosfera e meteorologia). Nel 1967 entra all’Enel, settore nucleare e si dedica principalmente alla progettazione dei noccioli e del combustibile nucleare di cui diviene responsabile del controllo di fabbricazione per tutte le centrali dell’Enel, mansione che manterrà fino al 1987 quando, dopo l’incidente di Chernobyl, fece obiezione di coscienza. Successivamente ha svolto altri impieghi nel settore esteri dell’Enel in diversi paesi dell’America Latina , medio ed estremo oriente. Nel 1972 entra a far parte del Comitato Politico Enel, organizzazione di base che proprio in quegli anni inizia a sviluppare una critica del modello energetico dominante e, in particolare, all’energia nucleare sostenendo e promuovendo le lotte del movimento antinucleare. Stretto collaboratore di Dario Paccino, riedita insieme a lui la rivista “rossovivo” e, nel 1977, è tra i fondatori di “Radio Ondarossa”, con la quale collabora tutt’ora. Insieme a Dario Paccino ha scritto “La teppa all’assalto del cielo” i 72 giorni della Comune di Parigi, Edizioni libri del No. Con Angelo Baracca ha scritto “SCRAM: la fine del nucleare” edito da jaca Book -2011. Scrive sul manifesto ed altre riviste di ecologia ed è consulente scientifico di Isde.
Cover: Islamic_Republic_of_Iran_Army – Wikimedia Commons

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PAESE REALE
di Piermaria Romani
Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)
Dov’è la petizione da firmare?