4 Ottobre 2015

INTERNAZIONALE
Data journalism, quando la notizia incontra la statistica

Andrea Vincenzi

Tempo di lettura: 3 minuti

Il modo di fare giornalismo è sostanzialmente cambiato negli ultimi anni, è noto a tutti. Fra le competenze richieste alle emergenti figure giornalistiche c’è la capacità di destreggiarsi nella miriade di informazioni che il web propone, individuando le fonti giuste e distinguendosi perciò dai semplici ‘megafoni’ della rete.
È in questa prospettiva che si colloca il profilo del data-journalist, moderno giornalista che correda alla notizia mappe, grafici ed elementi interattivi. Un facilitatore, un creativo con il preciso compito di rendere la notizia il più appetibile e originale possibile.
Alberto Nardelli del Guardian e Jacopo Ottaviani, due affermati esempi italiani di questa nuova pratica, sono stati protagonisti dell’evento “Perché le storie hanno bisogno di dati” del Festival di Internazionale.

Ecco che la notizia riguardante l’aumento del salario minimo in Portogallo, invece che essere raccontata nel modo più tradizionale, può prendere vita: analizzando l’indice dell’Economist che registra il costo del Big Mac (sì, quello di McDonalds) per ogni singola città, si può comparare la situazione del salario minimo del Portogallo con la situazione di altri Paesi sulla base di quanti Big Mac ci si può permettere in vari luoghi con salari minimi differenti. Un progetto creato e spiegato da Nardelli, il quale precisa che “l’importante sia il cambiamento dell’originalità della notizia, proporla in modi differenti dal normale”.
Ma gli esempi di questi progetti si sprecano: dalle mappe interattive che indicano l’andamento delle elezioni politiche per ogni distretto votante dell’Inghilterra, calcolate in base al numero di seggi, trend elettorali e possibili coalizioni sempre illustrata da Nardelli, si passa alla possibilità di visualizzare una mappa dinamica che registra la dispersione scolastica in Italia comparandola con altri Stati europei, o ancora il numero di investimenti cinesi in Africa e l’importo in miliardi di dollari che circola in ogni singolo Paese. Questi ultimi due esempi sono stati proposti da Ottaviani, il quale ha spiegato che “le mappe sono una miniera d’oro di storie, possiamo analizzare interi fenomeni nei minimi dettagli semplicemente ‘zoomando’ sulle mappe geografiche interattive”.
Ma come lavora un data journalist? Entrambi gli ospiti hanno indicato l’estrema importanza della collaborazione redazionale e del team di lavoro, necessario per coprire ogni ambito che richiede un lavoro di qualità come designer, sviluppatori, esperti di statistica e di ricerca, oltre ovviamente alla scrittura. Allo stesso modo, il data journalist deve sempre tenere in considerazione la riproducibilità del proprio lavoro anche su dispositivi mobile (oramai i più utilizzati dagli utenti) rendendo il prodotto multi-piattaforma.
Sulla questione dei troppi dati della rete e dei possibili errori che si potrebbero commettere nella creazione di mappe statistiche, Nardelli ha ricordato come “l’errore ci sta sempre, l’importante è tuttavia fare moltissima attenzione ai numeri e alle loro origini, e trattare i dati senza pregiudizi con un approccio  il più oggettivo possibile. Le situazioni emotive – ha continuato – sono già insite nei complessi fenomeni che consideriamo, come per esempio l’immigrazione, la bravura del data journalist sta nell’unire queste situazioni alla parte statistica”.
Alla luce di ciò, Ottaviani ha affermato inoltre che “finalmente questo fenomeno sta prendendo piede anche in Italia. Oggi il data journalist è veramente un giornalista a tutti gli effetti”. Dai dati una boccata d’ossigeno in un settore come quello giornalistico spesso restio ad accogliere l’innovazione.



Periscopio
Dai primi giorni di febbraio, in cima al “vecchio” ferraraitalia, vedete la testata periscopio, il nuovo nome del giornale. Nelle prossime settimane, nel sito troverete forse un po’ di confusione; infatti, per restare online, i nostri “lavori in corso” saranno alla luce del sole, visibili da tutti i lettori: piccoli e grandi cambiamenti, prove di colore, esperimenti e nuove idee grafiche. Cambiare nome e forma, è un lavoro delicato e complicato. Vi chiediamo perciò un po’ di pazienza. Solo a marzo (vi faremo sapere il giorno e l’ora) sarà pronta la nuova piattaforma e vedrete un giornale completamente rinnovato. Non per questo buttiamo via le cose che abbiamo imparato e scritto in questi anni. Non perdiamo il contatto con la nostra Ferrara: nella home di periscopio continuerà a vivere il nome ferraraitalia e i contenuti locali continueranno a essere implementati. Il grande archivio di articoli pubblicati nel corso degli anni sarà completamente consultabile sul nuovo quotidiano. In redazione abbiamo valutato tanti nomi prima di scegliere la testata “periscopio”: un occhio che cerca di guardare oltre il conformismo e la confusione mediatica in cui tutti siamo immersi. Con l’intenzione di diventare uno spazio ancora più visibile, una voce più forte e diffusa. Una proposta informativa sempre più qualificata, alternativa ai media mainstream e alla folla indistinta dei social media.Un giornale libero, senza padrini e padroni, di proprietà dei suoi redattori, collaboratori, lettori, sostenitori. Nei prossimi giorni i nostri collaboratori, i lettori più fedeli, le amiche e gli amici, riceveranno una mail molto importante.Contiene una proposta concreta per diventare insieme a noi protagonisti di questa nuova avventura. Versando una quota (anche modesta) e diventando comproprietari di periscopio, oppure partecipando all’impresa come lettori sostenitori. Intanto periscopio ha incominciato a scrutare… oltre il filo dell’orizzonte, o almeno un po’ più in là dal nostro naso. Buona navigazione a tutti.

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Andrea Vincenzi

Andrea Vincenzi

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