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Da: Emilia Romagna, USB Trasporto Pubblico Locale

IL TRASPORTO PUBBLICO LOCALE È VEICOLO DI CONTAGIO

USB: MOBILITARSI PER LA MESSA IN SICUREZZA E IL POTENZIAMENTO

Si continua a evitare di mettere mano in modo serio alla penosa e pericolosa situazione dei mezzi pubblici che, puntualmente, tornano a rappresentare il principale nodo di trasmissione della pandemia.

Gli studenti e gli addetti alle attività scolastiche di ogni ordine e grado sono i primi a farne le spese, costretti alla didattica a distanza, a turnazioni disordinate, a provvedimenti inconcludenti e inefficaci; il tutto perché non si vuole ammettere che la mobilità cittadina non è in grado di garantire il necessario livello di sicurezza.

Se infatti sul mezzo c’è un “positivo” che non indossa o indossa male la mascherina, il virus sarà comodamente trasportato nelle case, nelle scuole, nelle fabbriche e negli uffici. Davanti alla banalità dei fatti, dalla ministra dei trasporti De Micheli fino ad arrivare all’assessore regionale Corsini si preferisce però perdersi tra le carte all’affannosa ricerca di studi scientifici a sostegno della sua colpevole inerzia.

Arrivando ad affermare che “il rischio di infettarsi sui mezzi pubblici non è ancora stato studiato a fondo”. Si decide perciò di introdurre il limite al 50% della capienza dei mezzi; poco importa se non siano previste né figure di controllo, né sanzioni. Si arriva a promettere la presenza della Protezione civile alle fermate dei bus per contingentare l’accesso e/o provvedere a far arrivare un mezzo aggiuntivo “entro 4 minuti”.

Ci domandiamo che tipo di rapporto abbiano con la realtà, perché è evidente che stanno annaspando per sfuggire a gravi responsabilità per un servizio pubblico essenziale abbandonato a sé stesso, per giunta divoratore di denaro pubblico, che garantisce profumati profitti a una miriade di aziende private, appaltatrici e/o sub appaltatrici intenzionate solo a fare cassa.

Non possiamo più permettere che le annose carenze di un sistema incapace di tutelare i lavoratori e la collettività siano sanate a colpi di provvedimenti emergenziali, rimandando alle calende greche la soluzione dei problemi.

Non possiamo più sottostare alle puerili imposizioni delle associazioni datoriali, dotate di grandi capacità quando si tratta di intercettare i finanziamenti pubblici ma di scarse o nulle competenze nella gestione e nella garanzia dei servizi essenziali.

È necessario tornare a mobilitarsi per un piano di messa in sicurezza e potenziamento dei servizi pubblici essenziali, quelli che servono a tutti, quelli che devono diventare il cuore della gestione di questa drammatica fase oggi, e del suo superamento domani.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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