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Da: Francesca Gambarini

Caro presidente,
Ho meditato a lungo su questa decisione. Dopo tanti anni di militanza in Forza Italia, trovarsi a dover fare questa scelta non è facile. Ma ormai non ci sono più le condizioni per continuare a credere che qualcosa cambierà. E’ una scelta dura e dolorosa perchè non ho mai smesso per un attimo di portare avanti i valori in cui credo e che Forza Italia e Silvio Berlusconi hanno incarnato. Valori e idee simboleggiati da una sola parola: libertà. La libertà di non essere vessati dallo Stato con tasse, mille cavilli burocratici e mille difficoltà quando si vuole intraprendere un’iniziativa o quando si ha bisogno di usufruire di un servizio. Forza Italia in tutti questi anni si è battuta per un’Italia più libera. Si è battuta per creare posti di lavoro, per far partire le infrastrutture di cui l’Italia ha bisogno, per sostenere le imprese e per dare opportunità ai giovani e a chi è in difficoltà. Da qualche tempo non vedo però più questo spirito in Forza Italia. L’ho detto in tutti i modi e in tutte le sedi possibili. Perchè, nel bene e nel male, ho sempre detto quello che penso, pur pagandone le conseguenze. Ma anche questa era libertà. Ho sempre cercato di dare un mio contributo per realizzare qualcosa di buono per il Paese. Oggi questo in Forza Italia non si può più fare: troppe sono le persone che pensano soltanto a conservare la propria poltrona. Per questo credo che il progetto di Giovanni Toti, che ha cercato in tutti modi di suonare la sveglia al partito, sia oggi l’unico credibile, con proposte chiare e concrete per il futuro del Paese.
Sotto la bandiera della libertà si erano radunati milioni di italiani che lavorano duramente ogni giorno, giovani, pensionati, cattolici che avevano trovato in Forza Italia una casa in cui riconoscersi. Oggi non è più così: Forza Italia non è stata in grado di cogliere i cambiamenti della società ed ora sta a noi costruire una nuova casa per chi ama la libertà. Il partito in cui voglio riconoscermi è un partito che abbia una linea politica decisa , alternativo alla sinistra e al M5S, e che abbia una posizione chiara all’interno del centrodestra. Perchè se un giorno si corre dietro al Pd e un giorno si corre dietro a Salvini non si va da nessuna parte. Lo dico con il cuore in mano e con un nodo che mi stringe la gola. Ringrazio, come ringrazierò sempre e per sempre, SIlvio Berlusconi per tutto quello che ha fatto per l’Italia e per tutti noi. E ringrazio quei dirigenti di Forza Italia che mi hanno sostenuto in questi anni credendo in me e aiutandomi a crescere. Questo non lo dimenticherò mai. E anche grazie a ciò che loro mi hanno insegnato che oggi credo sia davvero tempo, ahimè, di guardare avanti, di guardare al futuro.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
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Francesco Monini
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