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da: ufficio comunicazione ed eventi Unife

Al via martedì 16 febbraio alle ore 17 presso Palazzo Bonacossi, (via Cisterna del Follo, 5), la nuova edizione del ciclo di conferenze “Il Museo. Dentro e intorno”, organizzato da Francesca Cappelletti, docente di Storia dell’Arte Moderna del Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Ferrara e da Stefania De Vincentis, assegnista di ricerca di TekneHub, dalla Fondazione Ferrara Arte, dai Musei Civici di Arte Antica, in collaborazione con gli Amici dei Musei, per invitare a scoprire i musei ed i luoghi della cultura con le opere, le collezioni e le storie che li abitano.
Relatrice dell’appuntamento del 16 febbraio sarà Martina Bagnoli, Direttrice delle Gallerie Estensi, che si interrogherà sul rapporto tra storia dell’arte e musei d’arte, un rapporto più complicato e meno diretto di quello che si possa pensare, da cui trarrà spunto per un confronto tra i musei americani e italiani.
“Tenere queste lezioni a Ferrara – afferma Francesca Cappelletti, – significa per chi come me insegna all’Università, far uscire fuori dalle aule la ricerca storico artistica, perché il patrimonio culturale appartiene a tutti e le riflessioni sul suo futuro devono essere condivise. Cerchiamo così di far battere il cuore dell’Università dentro la città”.
Mentre nella scorsa edizione il museo è stato analizzato quale ‘contenitore’ di oggetti di più difficile fruizione dei dipinti, come le sculture lignee, gli arredi, i preziosi elementi decorativi per le tavole settecentesche e nel suo rapporto vitale con il contesto della città e del territorio, quest’anno sarà osservato nella sua capacità di confrontarsi con le innovazioni tecnologiche, con le riforme dei beni culturali e con una nuova dimensione progettuale. A narrare queste storie saranno gli stessi interpreti di tali trasformazioni, direttori e manager di importanti musei e centri culturali italiani e internazionali, che offriranno un ampio margine di confronto con il pubblico. Non mancheranno argomenti più strettamente storico-artistici, per ricordare sempre come il legame con la ricerca e con la diffusione delle conoscenze sia alla base di ogni forma di gestione e di innovazione. Saranno affrontati i temi dei progetti di recupero e di restauro, della loro comunicazione, di dialogo fra la ricerca scientifica, la comunità dei cittadini e l’amministrazione quotidiana di musei e luoghi della cultura.

Per informazioni: Carlotta Cocchi – 0532/293554 – 338/6195391

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UNIVERSITA’ DI FERRARA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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Francesco Monini
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