Skip to main content

In trasferta a Milano per l’anteprima del Festival, i Buskres sono stati accolti da Pisapia per la consegna dei cartelli, e hanno suonato fra le vie del centro per la gioia dei milanesi e non solo.
Il nostro racconto della giornata.

ferrara-buskers-festival-milano
ferrara-buskers-festival-milano
ferrara-buskers-festival-milano
ferrara-buskers-festival-milano
ferrara-buskers-festival-milano
ferrara-buskers-festival-milano
ferrara-buskers-festival-milano
ferrara-buskers-festival-milano
ferrara-buskers-festival-milano
ferrara-buskers-festival-milano
ferrara-buskers-festival-milano
ferrara-buskers-festival-milano
ferrara-buskers-festival-milano
ferrara-buskers-festival-milano
ferrara-buskers-festival-milano

Quando entrano a Palazzo Marino, sede del Comune di Milano, i Buskers, coerenti con il loro ruolo, occupano il salone del ricevimento come fosse una strada: cantano, suonano, intrattengono messi e vigili, si accampano per terra.
Arriva Chiara Bisconti, assessora al benessere, qualità della vita, sport e tempo libero per fare gli onori di casa, è molto divertita dalla folkloristica invasione.
Poi, improvvisamente, da una porta sul fondo, entra Giuliano Pisapia, il sindaco di Milano, e si fa incontro al vicesindaco Massimo Maisto, a Milano anche per le giornate di Ferrara ad Expo, e agli organizzatori del Festival. Questa volta si invertono i ruoli: sono i buskers ad applaudire.

“Oggi – ha detto Pisapia – vi esibite in centro dalle 18 alle 20, possiamo dire che questo è l’aperitivo del vostro Festival. Sono molto felice che siate qui per tre motivi: il primo è che a Ferrara vivono dei miei cari amici ed è una città a cui sono molto legato; secondo è importante che siate essere qui a mostrarci cosa Ferrara è riuscita a costruire per gli artisti di strada e per gli artisti musicali in generale; terzo sull’onda di quello che avete fatto anche noi ora ci stiamo muovendo”.

“In questi anni – ha aggiunto Maisto – tante città italiane hanno colto l’importanza di puntare su arte e cultura, Ferrara l’ha capito prima, definendosi appunto Città d’arte e di cultura, e oggi la carovana dei Buskersk che viene accolta nella capitale economica d’Italia, la metropoli dell’Expo, è per noi motivo di grande orgoglio e ci fa capire che seppur piccoli, siamo in grado di dialogare con tutto il mondo”.

Poi è proprio il sindaco di Milano a dare il via alla rituale cerimonia di consegna dei cartelli agli artisti, che segna l’avvio ufficiale della manifestazione. I primi sono i veterani Cosmic Sausages che non perdono l’occasione per coinvolgere Pisapia nelle loro gag.
Nel frattempo arriva anche Paolo Borghi, il suonatore di hang, che in mattinata ha intrattenuto i visitatori dello spazio di Expo dedicato proprio alla città estense (fino ad oggi). “Per fortuna c’era lui – scherzano gli organizzatori – a rilassare il pubblico durante le lunghe code”.

Poi tutti in strada, quella che dal Castello Sforzesco arriva fino al Duomo, una delle più prestigiose d’Italia, dove era anche presente uno stand promozionale del territorio ferrarese.

“Quest’anno la capitale del mondo è Milano, potevano non esserci?”, scherza orgogliosa Roberta Galeotti, responsabile dei rapporti con i musicisti per il Festival.

“Conosciamo il Buskers Festival di Ferrara, è per questo che siamo qui oggi”, dice una coppia di giovani che dal Piemonte è venuta appositamente a Milano per l’anteprima ed ora ascolta rapita i Madrid Hot Jazz Band in via Dante.

Due ragazze stanno ballando in piazza dei Mercanti, davanti ai Balcony Players, un combo internazionale che fa musica klezmer e gipsy. “Abbiamo amici a Ferrara ed ogni anno cerchiamo di andarli a trovare durante il Festival: quest’anno non ci sembra vero poter avere i musicisti qui!”.

Tutti conoscono il Buskers Festival, tutti sanno che, nonostante questa fuitina, la sua casa è Ferrara.

“Per loro dev’essere bellissimo suonare davanti al Duomo, per noi è bellissimo ascoltarli in questo posto meraviglioso”, riassume così lo spirito di questa trasferta una signora che in piazza Duomo ascolta la potente voce di Marianne Aya Omac (la cantante degli indimenticati Ginkobiloba).

Alle 20 finiscono le esibizioni, è tempo di rimettersi in strada per tornare là dove il Festival è nato. Oggi Comacchio, domani Ferrara.
L’anteprima Milanese è volata nel tempo di una canzone, ma ha lasciato la consapevolezza che la piccola città estense ha un enorme patrimonio di cultura che anche le sorelle maggiori le guardano con rispetto e ammirazione. E prendono esempio.

E mentre i friulani Cinque uomini sulla cassa del morto non si rassegnano alla fine di questa giornata continuando a cantare sul pullman del ritorno, c’è chi, come Victor L. C. Young, ex ingegnere Nato che suona strumenti di recupero, nella saggezza dei suoi ottant’anni compiuti, conserva le forze per i prossimi giorni: quelli intensi che riporteranno per la ventottesima volta il Buskers Festival a Ferrara.

(foto di Stefania Andreotti)

paolo-borghi-hang
ferrara-buskers-festival-milano
ferrara-buskers-festival-milano
ferrara-buskers-festival-milano
ferrara-buskers-festival-milano
ferrara-buskers-festival-milano
ferrara-buskers-festival-milano
ferrara-buskers-festival-milano
ferrara-buskers-festival-milano
tag:

Stefania Andreotti

Giornalista e videomaker, laureata in Tecnologia della comunicazione multimediale ed audiovisiva. Ha collaborato con quotidiani, riviste, siti web, tv, festival e centri di formazione. Innamorata della sua terra e curiosa del mondo, ama scoprire l’universale nel locale e il locale nell’universo. E’ una grande tifosa della Spal e delle parole che esistono solo in ferrarese, come ‘usta’, la sua preferita.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
Oggi Periscopio ha oltre 320.000 lettori, ma vogliamo crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante.  Buona navigazione a tutti.

Tutti i contenuti di Periscopio, salvo espressa indicazione, sono free. Possono essere liberamente stampati, diffusi e ripubblicati, indicando fonte, autore e data di pubblicazione su questo quotidiano.

Francesco Monini
direttore responsabile


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it