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da: Comitato Salvaguardia Ospedale del Delta

Con il presente comunicato vogliamo segnalare la sconcertante dicitura riportata, nel sito dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Arcispedale Sant’Anna di Ferrara, nell’area tematica denominata “Il Pronto Soccorso – Guida pratica del cittadino” ( http://www.ospfe.it/carta-dei-servizi/il-sant2019anna-a-cona/il-pronto-soccorso/ ), data di ultima modifica il 23 gennaio 2013, la seguente affermazione inerente l’assegnazione, da parte del triage, del codice colore di gravità: “Accesso improprio (codice bianco)
Il paziente ha un problema in genere non acuto o di minima entità per cui avrebbe potuto utilizzare percorsi diversi dal Pronto Soccorso (esempi: medico di famiglia, ambulatori del Distretto, prestazioni prioritarie). La sua attesa potrebbe protrarsi per molto tempo dovendo far passare prima i casi più gravi nel frattempo sopraggiunti.”.
Bene, ora andiamo a leggere cosa indicano, a tal proposito, alcuni tra i più autorevoli Enti Pubblici in merito a questo specifico argomento:
Ministero della Salute “… codice bianco: non critico, pazienti non urgenti; … ” (http://www.salute.gov.it/portale/temi/p2_6.jsp?lingua=italiano&id=1052&area=118%20Pronto%20Soccorso&menu=vuoto);
Regione Emilia-Romagna: “… codice bianco (non critico, non urgente)…” (http://www.saluter.it/servizi/i-servizi-per-lemergenza);
AUSL di Bologna – Dipartimento Emergenza Urgenza – Manuale di Formazione Triage: “… CODICE BIANCO – Sono i casi meno gravi, generalmente si tratta di situazioni che dovrebbero essere risolte attraverso percorsi alternativi al Pronto Soccorso. I pazienti vengono assistiti e i seguenti criteri devono essere tutti soddisfatti: non vi è alcuna alterazione dei parametri vitali, non è presente alcuna sintomatologia critica o a rischio di aggravamento, la sintomatologia è presente da qualche giorno o è cronica. L’accesso agli ambulatori avviene dopo i codici rossi, gialli e verdi…” (http://www.118er.it/gecav/upload/formazione/Manuale_Triage1.pdf).
Come avrete potuto leggere NESSUNO dei tre autorevoli Enti Pubblici adotta la definizione di “Accesso improprio”, ma perchè allora l’Azienda Ospedaliero-Universitaria Arcispedale Sant’Anna ne fa uso, in particolare modo in una “Guida pratica del cittadino”?!? Perché, sinceramente, gran parte dell’utenza di un Pronto Soccorso non ne ha la più pallida idea se si trova in Ospedale in modo proprio od improprio, l’unica certezza è che ha avvertito l’esigenza di essere diagnosticata, certamente bypassando i percorsi alternativi, e recandosi, con mezzi propri oppure allertando il 118, al Pronto Soccorso.
La stragrande maggioranza dell’utenza di un Pronto Soccorso non ha mai fatto corsi di primo soccorso, figuriamoci di triage, quindi perché demonizzare il “codice bianco” attribuendogli la sconcertante definizione di “ Accesso improprio”?!? Così facendo si rischia che l’utenza tenda a diagnosticarsi in proprio per non correre il rischio di avere fruito di un pubblico servizio in modo improprio…
Ci auguriamo che l’Azienda Ospedaliero-Universitaria Arcispedale Sant’Anna modifichi questo documento porgendo anche le scuse a tutta l’utenza che lo abbia letto: anche perché, se si continua a leggere, c’è scritto “… Il paziente ha un problema in genere non acuto…”, ergo quel in genere va ad annullare la dicitura di “Accesso improprio” utilizzata, a nostro avviso, veramente in modo inappropriato.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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