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I problemi reali del Castello Estense e le pericolose drammatizzazioni

da: Deputazione Provinciale Ferrarese di Storia Patria

La segnalazione di alcuni cittadini e visitatori ha enfatizzato alcuni episodi di carente manutenzione del Castello Estense ed ha, giustamente, suscitato preoccupazione per lo stato di un monumento che è, come tutti hanno ricordato, ‘simbolo’ della città.
Un tema che è stato raccolto e che ha portato alla promozione di iniziative e a parole d’ordine diffuse dalla stampa cittadina. ‘Tutti insieme salviamo il Castello’. La Camera di Commercio fa appello alla generosità dei ferraresi e chiede a tutti di ‘adottare un mattone’, un conto corrente è stato messo a disposizione per raccogliere le offerte.
Siamo tutti lieti di una attenzione per il patrimonio della città, troppo spesso assente in passato. Tale drammatizzazione tuttavia suscita qualche preoccupazione che, come Deputazione di Soria Patria, riteniamo di dovere esprimere.
In primo luogo il Castello, nonostante gli acciacchi, non corre alcun rischio. Si tratta di continuare a curarne la manutenzione, come si è sempre fatto, magari con più attenzione. E’ un compito che spetta all’ente proprietario e non va scaricato sul volontariato. E’ un impegno permanente e istituzionale: è sbagliato volere sostituirsi a un preciso obbligo pubblico, crea confusione e non risolve criticità che esistono e sono molte.
Già durante la recente campagna elettorale le Associazioni cittadine hanno segnalato che “il problema della gestione del Castello Estense, dei contenuti, modi e forme della sua fruizione è tema che non può essere eluso.”
L’argomento che, a nostro parere, deve essere posto al centro del dibattito è quale sarà il ruolo e il significato di una presenza così forte e significativa; quale sarà l’ente gestore; quali saranno i criteri e i modi della attività; ci sarà una attività?
Durante la campagna elettorale molti candidati hanno espresso opinioni che ci sono parse, per la più gran parte, poco meditate e ancor meno argomentate: da sede di un ‘casinò’ a ‘museo del palio’.
Preoccupa anche che, nelle more, invece di predisporre progetti e proposte si consenta ad esposizioni di raccolte private, da chiunque avanzate, con implicazioni che vorremmo assenti dalla futura gestione.
Non abbiamo soluzioni; il nostro compito è presentare un ventaglio di argomenti sul quale aprire un confronto che veda partecipi non solo le istituzioni e le associazioni ma anche i cittadini; che preveda una valorizzazione turistica che confermi ed amplii l’interesse che ne fa il monumento più visitato a Ferrara (2012: 78.449 visitatori).
Il Castello è il museo di se stesso, ma non può limitarsi a questo. Nella situazione post terremoto, con parte dei musei chiusi e inagibili una scelta, contingente, potrebbe essere quella, nella zona ‘camerini’, di esporre a rotazione opere non più esposte al pubblico.
Continua memoria dell’evento e sollecitazione peer la riapertura.
Nel futuro si potrebbe pensare di destinarne una parte alla organizzazione di mostre, abbandonando gli insufficienti e inadeguati spazi di Palazzo dei Diamanti che potrebbero ritornare ad essere sede delle collezioni civiche.
Il Castello potrebbe/dovrebbe essere il punto di riferimento per chi viene a visitare Ferrara: un grande indicatore di quello che esiste in città, delle sue caratteristiche, delle tradizioni. Attraverso le moderne tecnologie un centro di comunicazione organizzato per rispondere alle variate domande dei turisti.
Le forze politiche non si sono espresse per quanto riguarda l’affidamento della gestione: è un problema che le riguarda e che non possono evitare. Potrebbero intanto dire quali sono i costi del Castello? quale e quanto il personale? quali le attrezzature? quali le prospettive?
Per quanto riguarda i fondi che si stanno raccogliendo utile sarebbe la realizzazione di una guida (non c’è) che, a costo accessibile e con testi plurilingua, diffonda l’immagine del nostro monumento. Sapendo la destinazione del monumento i fondi potrebbero essere utilizzati per adeguare le attrezzature.
Pensiamo all’uso del Castello piuttosto che alla costruzione di alibi autogratificanti.

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