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Il sistema di raccolta tradizionalmente  più diffuso in Emilia Romagna è ancora quello che utilizza i contenitori stradali, che intercetta il 34% della raccolta differenziata. Ma si sta progressivamente diffondendo anche il “porta a porta” che riceve il 15% dei rifiuti differenziati, mentre il 27% confluisce nei 371 Centri di raccolta. Gli altri sistemi (raccolte dedicate, su chiamata, tramite eco-mobile, etc.) permettono di intercettare il rimanente 24% dell’intera differenziata. Sono alcune delle cifre contenute nel Report Rifiuti 2013, decima edizione del monitoraggio annuale prodotto dalla Regione Emilia-Romagna e da Arpa Emilia-Romagna, presentato un mese fa.

Da tempo sul porta a porta si è sviluppato un interessante dibattito. L’applicazione di questa forma gestionale sta diventando uno dei temi principali di confronto, sia economico che gestionale (ma talvolta, mi sia permesso dirlo, anche politico), e si ritiene dunque utile riproporre alcune considerazioni di merito, che si auspica possano contribuire alla migliore ricerca di una soluzione migliorativa (innegabile infatti è il supporto per ampliare la raccolta differenziata e soprattutto il riciclo).

Provo ad esprimere qualche valutazione, sperando nella benevola attenzione del lettore interessato e ambientalmente sensibile:

  • la soluzione gestionale del porta a porta permette, in determinati contesti, risultati significativinel raggiungimento degli obiettivi, e si ritiene debba avere ancora maggiore spazio; un utilizzo ampio, però, può comportare maggiori disagi e maggiori costi, non si tratta dunque della soluzione migliore, ma di una soluzione utile in certi specifici casi;
  • ogni territorio, avendo la sua specificità, raggiunge obiettivi di raccolta differenziata diversi; la % più significativa del P/P è ottenuta nei comuni tra i 20 e gli 80.000 abitanti, mentre è più difficoltosa per grossi centri;
  • è fondamentale il coinvolgimento di quella larga fascia d’utenza “non domestica” che rappresenta la parte principale quali-quantitativa nelle raccolte differenziate; produttori di oltre il 50% dei rifiuti con qualità del loro rifiuto selezionato: bisogna puntare in particolare a bar, ristoranti, fruttivendoli, uffici, negozi, etc. con specifici servizi dedicati, e sistemi di raccolta porta a porta adattati ai loro bisogni;
  • l’attivazione di circuiti di raccolta a domicilio per la frazione organica (con un’elevata e capillare frequenza), consentirebbe la riduzione della frazione putrescibile nel residuo;
  • il sistema porta a porta è molto utile per la carta e il cartone, un poco meno per la plastica; è sconsigliabile per vetro e indifferenziato, in quanto la raccolta del VPL (Vetro Plastica Lattine) comporta un peggioramento delle caratteristiche del vetro e dei costi di selezione; per il vetro dunque forse sono meglio le campane;
  • si consiglia di mantenere un solo sistema di raccolta multi-materiale in modo da rendere più efficace sia la fase di raccolta sia quella del recupero, in riferimento alle caratteristiche degli impianti di selezione utilizzati dal gestore;
  • il P/P migliora la qualità del materiale raccolto, legato ai concetti di impurità e scarto;
  • il P/P aumenta il coinvolgimento dei cittadini; permette un rapporto (controllo) più personalizzato: la raccolta puntale permette frequenti, metodiche e costanti informazioni sui livelli raggiunti, sul grado di impegno e sui risultati ottenuti per aree (strade, condomini, etc.);
  • il P/P crea però problemi igienici (sversamenti, accumuli, etc.)  e di sicurezza stradale e degli individui;
  • inoltre si è riscontrato talvolta un non gradimento da parte dei cittadini, costretti a tenere il rifiuto in casa per tempi più lunghi, e costretti ad orari di conferimento scomodi e inopportuni;
  • il P/P aiuta a valorizzare la definizione nell’applicazione della Tariffa: il sistema puntuale di raccolta favorisce una migliore conoscenza economica da parte degli utenti coinvolti;
  • un tema importante e spesso difficilmente affrontabile (purtroppo) è la valutazione economica del porta a porta e il confronto sulla convenienza per un presunto elevato costo (basso livello di industrializzazione del servizio); in questo senso si vedono sfavoriti i grandi comuni e le zone ad alta densità urbanistica;
  • sono poi molto importanti i metodi di calcolo utilizzati per stimare i costi delle raccolte, partendo dall’esame delle tipologie di utenze, per arrivare a definire la tipologia di contenitori da utilizzare;
  • nelle valutazioni economiche occorre prestare molta attenzione a come si calcolano gli accordi Anci – Conai (Consorzio nazionale imballaggi), anche per le nuove convenzioni del multi-materiale;
  • infine, occorre fare attenzione al numero degli operatori nelle squadre di raccolta, possono influire sui costi del personale (se si tratta di un autista solo, oppure con un operatore, con due operatori come per la raccolta tradizionale).
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Andrea Cirelli

È ingegnere ed economista ambientale, per dieci anni Autorità vigilanza servizi ambientali della Regione Emilia Romagna, in precedenza direttore di Federambiente, da poco anche dottore in Scienze e tecnologie della comunicazione (Dipartimento di Studi Umanistici di Ferrara).

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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