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Inizia oggi un’altra settimana, inizia un’altra settimana che però – ne sono certo – non potrà mai essere al livello di quella appena conclusa.
Anch’io, come tanti, ho seguito con trepidazione le folli 48 ore in cui il mondo impazzì per LA SUPERLEGA.
Quasi mi dispiace che questo dramma di caratura internazionale – pieno di interessantissimi spunti di riflessione – si sia concluso in un modo così brusco.
In cuor mio penso però che in futuro i nostri dodici apostoli riusciranno a vincere la loro Grande Crociata, realizzando questa loro fantasmagorica SUPERLEGA.
Lo so, sono un sognatore.
Sono anche arrivato a desiderare la paternità, io che l’ho sempre vista come un atto irresponsabile nei confronti di quei poveri disgraziati che vengono scaraventati al mondo ogni giorno così, senza poter dire la loro.
E perché mai io – che un tempo professai convintamente quelle cose orribili frutto delle mie deprecabili macchinazioni mentali – sono arrivato a volere dei figli?
Ma perché so per certo che un giorno mio figlio o i miei figli mi avrebbero chiesto di raccontare loro – più di una volta – le magiche 48 ore dell’aprile del 2021, quelle ore in cui il mondo fu in balia della magica SUPERLEGA.
I miei pargoli mi darebbero così molte occasioni in più per rivivere quel momento irripetibile nella storia della civiltà occidentale, un momento che può rivaleggiare – ma forse eh – giusto con la Beatlemania, la nave enorme bloccata là nel canale o boh, la prima esibizione del mai abbastanza celebrato Joseph Pujol, panettiere ma anche altro.
Insomma, questa SUPERLEGA a me ha fatto bene, mi ha ridato fiducia in questo mondo e so che non sono l’unico.
Guardiamo quindi al futuro con speranza, rafforziamoci nella nostra convinzione: questo mondo non è una terra desolata bensì un florido suolo meraviglioso da cui germogliano nobiltà e sentimenti.
Buona settimana a tuttə e cordiali saluti.

Opportunities (Pet Shop Boys, 1986)

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Radio Strike


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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