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da: ufficio comunicazione ed eventi Unife

Domani, mercoledì 20 aprile, prende ufficialmente il via la prima fase del progetto di Ateneo “Ferrara Città della Prevenzione”. Indubbiamente, la prevenzione è uno dei grandi temi su cui la società è chiamata a mettersi alla prova e, in questo senso, l’Università di Ferrara si sente parte in causa e attore fortemente coinvolto. Per questo motivo è pronta a reperire ed investire risorse, coinvolgendo, in modo multidisciplinare, tutti i suoi Dipartimenti e le sue Scuole, unitamente a industrie (alimentari, sportive, farmaceutiche ecc.), televisioni, banche e varie associazioni in grado di rendere Ferrara la “Città della Prevenzione”.
In realtà l’Ateneo aveva già iniziato a muoversi in questa direzione, grazie all’iniziativa di alcuni docenti dell’Unità di cardiologia. Proprio da qui si è deciso di partire, ossia dal rischio legato alle malattie cardiovascolari: l’infarto, si ricorda, continua ad essere la maggiore causa di decesso nel mondo.
Queste patologie possono essere prevenute, entro certi limiti, agendo con strategie che si basano sul cambiamento di particolari abitudini comportamentali e sulla correzione di condizioni patologiche che possono predisporre alla loro insorgenza, ad esempio la pressione arteriosa, una elevata frequenza cardiaca, il sovrappeso, l’ipercolesterolemia e una troppo elevata circonferenza addominale.
Il primo step del programma consiste nell’offrire al personale tecnico amministrativo dell’Università di Ferrara “La Carta del Rischio Cardiovascolare”. Tra i primi a sperimentarla il Rettore Giorgio Zauli ed i componenti del Senato Accademico. Successivamente il programma verrà esteso a tutto il personale.
Grazie a questa Carta è possibile calcolare in un individuo asintomatico, il rischio di sviluppare una malattia cardiovascolare nei 10 anni futuri.
E’ sufficiente inserire nel computer i valori numerici dei fattori di rischio già citati, come la pressione arteriosa, la frequenza cardiaca, il colesterolo totale, la massa corporea e la circonferenza addominale, ai quali si aggiungono diabete e familiarità oltre ad alcune informazioni riguardo le abitudini di vita – fumo, sedentarietà ecc. – per identificare i soggetti ad alto rischio di malattia cardiovascolare. Questi dati, corretti per età, sesso e presenza o meno di diabete, permettono di stimare il rischio di malattia cardiovascolare nei prossimi dieci anni.
Si tratta di un esame della durata di circa dieci minuti che si svolgerà nel Centro della Prevenzione e Salute situato a Palazzo Turchi di Bagno, (c.so Ercole I d’Este, 32, di fronte al Palazzo dei Diamanti).
Obiettivo della carta è mettere in evidenza possibili problematiche di cui, al momento, non si ha coscienza: i fattori di rischio, infatti, non sono sintomi né indicano stati di malattia, piuttosto rivelano la presenza di una certa condizione che, statisticamente, è associabile allo sviluppo di una certa patologia. Ciò però non vuol dire che anche in assenza di fattori di rischio non ci si possa comunque ammalare. Una carta del rischio positiva conferma che stiamo conducendo uno stile di vita funzionale per il cuore. Naturalmente se, nel corso dell’indagine, qualcuno risulterà “ad alto rischio”, l’unità di cardiologia è a disposizione per suggerimenti o indagini più approfondite.

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UNIVERSITA’ DI FERRARA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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