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Bologna, 23/02/2022 – Il gruppo Europa Verde dell’Assemblea legislativa dell’Emilia- Romagna ha depositato una risoluzione per impegnare la Giunta regionale ad attivarsi nelle sedi opportune per sensibilizzare i cittadini sui contenuti della petizione a sostegno del “Dividendo globale di Pace”, nata per promuovere la proposta di scienziati e premi Nobel rivolta ai governi di tutto il mondo perché, per cinque anni, riducano del 2% delle spese militari annuali, destinando le risorse risparmiate alla creazione di un fondo per la lotta contro i cambiamenti climatici, le pandemie e la povertà estrema. La risoluzione dei Verdi intende raccogliere l’appello alla pace di Papa Francesco e del
cardinale di Bologna Matteo Zuppi ed essere una risposta anche ai venti di guerra che soffiano sempre più forte in Ucraina. Come accade nei conflitti armati, a guadagnarci è il settore della produzione e del commercio dei sistemi d’arma. Un settore che ha continuato a fiorire anche durante la fase della pandemia, come confermano i dati sull’aumento dei fatturati delle 100 principali industrie militari mondiali: nel 2020 il comparto ha registrato vendite a livello globale per un totale di 531 miliardi di dollari, in crescita dell’1,3% rispetto all’anno precedente. Un incremento in linea con il trend dell’ultimo ventennio: dal 2000 ad oggi la spesa militare mondiale è raddoppiata e oggi sfiora 2 trilioni di dollari Usa l’anno, conseguendo un aumento in tutte le regioni del mondo. Anche in Italia negli ultimi anni la spesa militare ha continuato a crescere, soprattutto per l’acquisto di nuovi armamenti, fino a segnare un record storico con lo stanziamento iscritto nel bilancio del 2022 che, secondo il report dell’Osservatorio Milex, sfiorerà i 26 miliardi di euro, registrando un aumento di 1,35 miliardi rispetto al 2021 (+11,7% sul 2020 e +19,6% sul 2019). Lo Stockholm International Peace Research Institute (SIPRI), l’Istituto internazionale di studi sulla pace di Stoccolma che ogni anno elabora un rapporto sul commercio internazionale dei
sistemi d’arma, ha evidenziato che per evitare il collasso climatico servirebbero, da qui al 2050, 44 mila miliardi di dollari di investimenti, molto meno della spesa in armi prevista, sempre al 2050, che è di 58 mila miliardi di dollari. Partendo da questi dati, lo scorso dicembre oltre cinquanta premi Nobel e scienziati – tra i quali i premi Nobel per la fisica Carlo Rubbia e Giorgio Parisi – hanno rivolto un appello ai governi dei Paesi di tutto il mondo perché avviino trattative per giungere ad una riduzione concordata della spesa militare del 2% l’anno per cinque anni. Nell’appello, intitolato “Una semplice proposta per l’umanità”, i firmatari propongono che il fondo globale creato con i risparmi sulla spesa militare – si stima pari a una cifra di mille miliardi di dollari entro il 2030 – sia impiegato come una sorta di “dividendo della pace” da utilizzare per affrontare problemi comuni a tutti i paesi del mondo, quali pandemie, cambiamenti climatici, povertà estrema. “Mentre continua il tam tam sul possibile scoppio di un conflitto armato tra Ucraina e Russia, le migliaia di miliardi che ogni anno vengono spesi in armamenti nel mondo, Italia compresa, gridano vendetta di fronte alla necessità di investire risorse per contrastare la pandemia, il cambiamento climatico e per dare condizioni di vita dignitose a quella parte di popolazione mondiale che vive ancora oggi in situazioni di indigenza” – afferma Silvia Zamboni, vicepresidente dell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna e Capogruppo di Europa Verde. “Come dimostra il rapporto SIPRI, le risorse necessarie per curare il clima e per mettere in sicurezza la nostra vita sul pianeta ci sono, ma si preferisce investirne molte di più per distruggerlo e distruggerci. Anche una recente ricerca di Greenpeace evidenzia che i paesi europei, invece di puntare sulla transizione ecologica ed energetica, finanziano operazioni militari all’estero per la difesa delle fonti fossili. L’Italia, negli ultimi quattro anni, ha speso 2,4 miliardi di euro nelle missioni militari collegate a piattaforme estrattive, oleodotti e gasdotti controllati da ENI. Di fronte a questo scempio di risorse non possiamo stare a guardare in silenzio. Dalla nascita del nostro movimento, nel Dna dei Verdi, in tutta Europa, sono iscritti come valori fondanti l’ecopacifismo e il disarmo. Per questo anche in Emilia-Romagna Europa Verde sarà al fianco dei movimenti pacifisti, a partire dall’adesione alla fiaccolata di sabato prossimo, a Bologna, promossa dal Portico della Pace contro la guerra in Ucraina, e ad iniziative analoghe in altre città. Con questo spirito – conclude la consigliera Zamboni – oggi presentiamo questa risoluzione per impegnare la Giunta regionale ad attivarsi per sensibilizzare i cittadini dell’Emilia-Romagna sui contenuti della petizione “Global Peace Dividend. Redirect world military spending towards climate, health and prosperity” (https://peace-dividend.org) lanciata dai promotori a sostegno della proposta del “Dividendo per la Pace”; e a promuovere, nelle sedi opportune, la conoscenza e gli obiettivi della petizione come contributo a finanziare i provvedimenti di contrasto della pandemia, dei cambiamenti climatici e delle disuguaglianze sociali”.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

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Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

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