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da: ufficio stampa Comune di Comacchio

“I servizi devono restare pubblici. L’Amministrazione Comunale ha delineato un percorso, ma si rendono necessarie alcune chiarificazioni, rispetto alle inesattezze riportate nei giorni scorsi sul processo di fusione CMV-Area con l’ingresso di Comacchio. Il piano finanziario viene approvato da Atesir. Il Consiglio Comunale delibera come graduare le tariffe all’interno di un range prestabilito. Va detto tra l’altro che non ci sono stati incontri segreti. La scadenza del 30 settembre, di cui si è parlato nei giorni scorsi è prescritta per legge ed entro quella data va verificata la conformità di affidamento della gestione del servizio, secondo i parametri regionali. La prima scadenza pertanto – ha aggiunto il Sindaco -, non è l’ingresso di Comacchio in Area, ma la predisposizione di un indirizzo dell’Amministrazione Comunale rispetto a questo procedimento. Il territorio deve indicare quale percorso vuole darsi da qui ai prossimi 10 anni. Il dialogo è fondamentale e deve essere propositivo. Relativamente al Palazzo delle Saline, si tratta di un edificio acquistato nel 2010 dal Comune di Comacchio e per quell’acquisto non è mai stato redatto un progetto architettonico dei futuri usi, nè mai si è addivenuto ad una perizia esterna. Quel bene – ha sottolineato il Sindaco -, nel 2013 è stato inserito nel piano delle alienazioni dell’Amministrazione Comunale, a seguito dei deliberazione approvata dal Consiglio Comunale. Non è mai stato venduto, nè sono giunte proposte concrete sul suo acquisto, dopo l’emanazione di un avviso pubblico per cogliere specifiche manifestazioni di interesse. Non spetta a noi valutare quanto vale quel bene. Entrerà nel merito l’Agenzia delle Entrate. Il procedimento è lineare. Il perito incaricato nei giorni scorsi si esprimerà sul piano complessivo. Auspichiamo che anche la minoranza fornisca i nominativi sulla scelta del perito che andrà a controllare i conti. Nei prossimi giorni si terranno due Commissioni Consiliari – ha concluso il Sindaco – e a questo proposito invitiamo tutti a porci quesiti e a partecipare alle stesse e anche a porre domande, qualora i membri delle medesime Commissioni lo acconsentiranno.”

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COMUNE DI COMACCHIO


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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