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da Emergency

EMERGENCY conferma di proseguire il suo impegno in Afghanistan nei suoi 4 ospedali e oltre 40 posti di primo soccorso pur esprimendo grande preoccupazione in merito al recente annuncio del Ministero dell’economia afgano secondo il quale organizzazioni non governative, sia nazionali che internazionali, non potranno più assumere donne afgane. Si tratta di un ulteriore provvedimento che mina i diritti delle donne e punta a ridurre il loro ruolo in diverse sfere della vita pubblica, dall’educazione al lavoro.

Il personale sanitario non rientra nel provvedimento previsto dalla legge, ma EMERGENCY chiede comunque alle autorità di riconsiderare questa decisione e permettere alle donne di continuare a contribuire allo sviluppo del loro Paese.

EMERGENCY dal 1999 ha garantito cure gratuite e di alta qualità a più di 8 milioni di persone in Afghanistan e attualmente gestisce tre centri chirurgici, un centro di maternità e 41 posti di primo soccorso distribuiti nel paese. Nel suo staff include e forma afgani in tutte le sue strutture; dello staff nazionale fanno parte 365 donne, 21% del totale. Le colleghe afgane sono una componente fondamentale del team, e permettono di curare pazienti donne che senza di loro correrebbero altrimenti il rischio di venire escluse dall’assistenza sanitaria.

Il Centro di Maternità di EMERGENCY ad Anabah, nella Valle del Panshir, è completamente gestito da donne e dal 2003 assicura cure prenatali, parti e cure postnatali a madri e bambini, contando oltre 470.000 visite ambulatoriali, 97.000 ricoveri e 73.000 nascite.

L’attività di questa struttura ha contribuito a ridurre la mortalità materno-infantile in una delle aree più complesse del Paese. Qui lavorano 114 donne tra ostetriche, ginecologhe, infermiere e personale non sanitario, e la sua scuola di specializzazione in ginecologia sta formando al momento 12 professioniste.

Qualsiasi tentativo di proibire l’assunzione di donne afgane avrà un impatto importante sulla capacità del personale di EMERGENCY di fornire cure e danneggerà, soprattutto, le attività rivolte a donne e bambini, incluse le prestazioni legate alla maternità, quelle ginecologiche e pediatriche.

EMERGENCY ha sempre dimostrato la propria sensibilità verso le differenze culturali durante il suo operato in Afghanistan, e si impegna a continuare le proprie attività finché sarà in grado di fornire assistenza a tutti coloro che si trovano in stato di necessità, senza discriminazioni e per mantenere la propria indipendenza. Le strutture di EMERGENCY proseguono nel loro lavoro come sempre con tutte le colleghe afgane che continuano a svolgere le proprie mansioni.

Attualmente EMERGENCY sta cercando di comprendere quali saranno le conseguenze di questa politica, quali le esenzioni del settore sanitario e l’impatto di questa decisione sulle sue attività.

Emergency

Cover: Foto di http://www.rimaflow.it

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di Piermaria Romani

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Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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