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Da: Ufficio Stampa Gruppo Partito Democratico – Assemblea Legislativa Emilia-Romagna

Attivarsi con Governo e Parlamento per scongiurare tagli improvvisi e unilaterali delle risorse relative al Fondo sul pluralismo, che rappresenterebbero un fatto di assoluta gravità per la libertà di informazione nel nostro Paese, è l’obiettivo della risoluzione che il consigliere regionale Paolo Calvano ha sottoscritto.

«Ho firmato questa risoluzione a seguito della decisione del Governo di procedere ad un graduale azzeramento, a partire dal 2019, del Fondo per il pluralismo, quota del Dipartimento informazione editoria – afferma il Consigliere Calvano –. In questo modo, viene messo in discussione un pezzo fondamentale della nostra democrazia. Azzerare il Fondo significa infatti colpire l’informazione di carattere locale, a farne le spese saranno infatti le testate no profit, le cooperative senza scopo di lucro, i giornali delle diocesi, con un conseguente danno dal punto di vista della pluralità delle voci e dell’informazione per le comunità locali».

Tali contributi non vanno ai “grandi” giornali (come Repubblica, Corriere, La Stampa etc.) ma bensì sono fondi destinati a 54 testate generaliste per lo più locali, 121 settimanali in gran parte radicati sul territorio, 87 periodici per gli italiani all’estero, 33 testate per non vedenti, 10 giornali di associazioni di consumatori.

«La nostra Regione in questo campo ha fatto passi concreti – sottolinea Calvano -. Abbiamo infatti approvato nel giugno del 2017 una Legge dedicata all’editoria locale, che sostiene lo sviluppo e la crescita del sistema dell’informazione locale e, nel mese di agosto, la Regione ha dato il via al primo bando di sostegno all’editoria locale, investendo 600 mila euro con l’obiettivo di favorire le condizioni che garantiscano una informazione libera e plurale, con una particolare attenzione al tema dell’occupazione e al contrasto della precarizzazione del lavoro giornalistico».

Il dem ribadisce che le testate locali rappresentato un patrimonio di tutta la comunità e garantiscono una capillare informazione di prossimità, vicina ai territori e ai cittadini, raccontando e documentando la vita della comunità.

«Siamo quindi fortemente contrari ad un azzeramento del Fondo nazionale – conclude –. Proprio per questo motivo, chiediamo alla Giunta regionale e alla presidenza dell’Assemblea Legislativa di avviare in tempi rapidi un confronto con il Governo e con i Presidenti delle Camere per scongiurare azioni lesive della democrazia e tutelare una reale libertà di informazione».

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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