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E fortunatamente abbiamo superato un’altra settimana.
Speriamo di non dover sentire altre menate sui 5 ragazzi italiani vincitori di questo famoso contest europeo, menate che hanno incredibilmente fatto ombra a incresciosi fatti accaduti in questo Paese retto dal “Governo dei Migliori”.
Magari sono scemo io ma tutto questo chiacchiericcio mi ha fatto risalire l’ormai consueta nostalgia dei gloriosi giorni della SuperLega che almeno quella storia faceva ridere.
Quei giorni felici però non torneranno, la SuperLega per ora non si farà.
E “il mondo del calcio” è tornato purtroppo a mantenere una parvenza di “serietà”, per quanto si possa parlare di “serietà” parlando di “mondo del calcio”.
C’è da gestire tutto il fuffame dei cambi di allenatori e degli acquisti di altri dipendenti ben stipendiabili anche in questo momento in cui – persino in quell’ambiente folle e avvezzo allo sperpero – ci si trova a dover fare i conti con un prossimo periodo di magra che sembra agli inizi.
Come andrà a finire?
Non ne ho idea e confesso che francamente me ne infischio.
Il mio morboso gusto dell’orrido mi porta a sbirciare la situazione nella vana speranza di veder crollare tutto, cosa che però sembra assai improbabile perché il famoso “oppio dei Popoli” di cui parlava quello là è attualmente proprio questo, il calcio.
A breve ci stringeremo poi tutti attorno ai “nostri ragazzi della Nazionale”, ragazzi chiamati a farsi onore dopo “il disastro” o “la vergogna” di qualche anno fa.
Una cosa quindi mi terrorizza: un’eventuale vittoria della Nazionale al prossimo Campionato Europeo.
Sarebbe qualcosa di insostenibile, un’onda di stucchevole patriottismo da due soldi su cui i nostri organi di stampa si butterebbero come piccioni davanti ai pezzettini di pane.
Forse dovrei evitare di pensarci adesso ma ho paura, questa cosa si sente già nell’aria.
Forse sono paranoico ma sono abbastanza vecchio da ricordare che certe leggi una volta si votavano mentre la popolazione era intenta a guardare le partite della Nazionale.
Aspettiamoci quindi un totale di lavoratori mandati a spasso dal “Governo dei Migliori” con conseguente disastro – di fatto già in atto – ma però vabbè, forza azzurri anche mentre ci piovono in testa calcinacci vari.
Lungi da me stigmatizzare il Popolo che tifa la Nazionale, sia chiaro.
Pure io non vedo l’ora che inizi questa “kermesse calcistica” che è già slittata per i motivi che conosciamo.
Però non penso di avere la forza per tifare “i nostri ragazzi”: tiferò “lo sport”.
Ma vabbè, chissenefrega e buona settimana con un pezzo che ultimamente “va assai di moda”.

The four horsemen (Aphrodite’s Child, 1972)

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Radio Strike


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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