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da: Cento in Movimento

“E’ partita la raccolta differenziata a Cento”, così si vanta la nostra amministrazione. Purtroppo se ne sono accorti anche tutti i centesi. Chiunque può vedere come il nostro paese in pochi giorni si è trasformato in una discarica a cielo aperto. Molti ad accusare Cmv. Altri a tacciare di inciviltà i cittadini. Altri a giustificarsi che è un momento di transizione. Ma a nostro avviso la vera assente è l’amministrazione centese. Sembra quasi che si faccia scudo e si nasconda dietro la Cmv. Sembra quasi abbia l’atteggiamento di chi non si interessi più di tanto del successo del progetto e intanto si vanta del suo inizio. Sembra l’atteggiamento di chi cerchi di temporeggiare, adesso, per non incappare nelle more europee e per non dover, solo adesso, aumentare le tariffe. Tanto poi la colpa si può sempre scaricare sull’inciviltà dei cittadini. A gennaio, l’inizio di questo progetto è coinciso con le dimissioni dell’allora vice-sindaco, nonché assessore all’ambiente Pedaci. Per mesi è mancato la copertura di questo ruolo. Ci chiediamo con quale referente si confrontava e si rapportava la Cmv in un momento così critico?
I nostri sospetti sono sbagliati? Benissimo. Allora la nostra Giunta valuterà attentamente le nostre due proposte. La prima che si attivi nel breve periodo a fare una campagna seria e capillare, sul perché della raccolta differenziata, coinvolgendo veramente i cittadini. Nei comuni virtuosi si è partiti da una campagna porta a porta, coinvolgendo associazioni, volontari, scuole, persino parrocchie e non solo qualche assemblea con scarsa partecipazione. E’ ora di finirla di dire che è il cittadino che non partecipa e che se ne frega del tema. Il comune cittadino non sa dell’importanza della raccolta differenziata. Che le tariffe aumenteranno per forza per l’aumentare del costo del conferimento dei rifiuti all’inceneritore di Ferrara. Oggi conferire una tonnellata di indifferenziata costa 118 € . Ma si sa che il prezzo a breve diventerà 150, se non 170 €/t. Oggi Cento produce circa 38.000 t. di indifferenziata l’anno. Più si differenzia meno il cittadino paga. Il cittadino comune non sa della spada di Damocle delle more dell’ Europa che gravano su un comune come il nostro ancora molto indietro rispetto alle direttive europee. Il comune cittadino non sa degli studi europei che quantificano economicamente i danni eco-sanitari dei rifiuti conferiti in discarica o negli inceneritori, ma probabilmente questo non lo sa neanche la nostra Giunta. Il comune cittadino non è doverosamente e interamente informato che la raccolta differenziata significa tariffa puntuale ed abbattimento delle bollette. Significa a lungo andare, ricavi e maggior posti di lavoro, una ricaduta economica sull’intera cittadinanza. Quindi la prima proposta è che la nostra Giunta si attivi in tal senso prima che sia troppo tardi, perché la raccolta differenziata porta a porta va fatta. E va fatta bene perché riesca. A quando il partire dal concetto che è il Comune che fa parte di una cittadinanza e non il contrario? La raccolta differenziata è una cartina di tornasole. La sua riuscita parte da una partecipazione attiva ed un coinvolgimento pieno del cittadino. La sua non riuscita significa un fallimento della nostra Giunta. E’ il segno di una palese totale mancanza di politica di partecipazione da parte di chi ci amministra.
La seconda proposta o meglio consiglio, è che la Giunta riveda la delibera che se finita prematuramente la fornitura annuale dei sacchi rosa il cittadino è costretto a pagare gli ulteriori sacchi necessari. Siamo a conoscenza infatti che c’è una partitura di sacchi rosa più piccoli dei normali. Quanti sacchi più piccoli sono stati distribuiti ? Quanti cittadini sono a conoscenza di questo fatto? Non contestiamo il fatto di voler insegnare ai cittadini il concetto del conferimento, ma la modalità. Non si può far pagare all’utente virtuoso lo stesso prezzo di chi non lo è, solo perché il primo ha i sacchi più piccoli. Non basterebbe solo fare il conteggio dei conferimenti? Ma tutto ha significato solo e soltanto se prima si attua una campagna culturale con tutti i mezzi a disposizione. Una campagna seria, capillare, porta a porta.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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