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Giorno: 19 Aprile 2021

INVITO/Montagna. Andare a vivere in Appenino: in arrivo nuovi contributi per acquistare o ristrutturare un’abitazione.

 

INVITO/Montagna. Andare a vivere in Appenino: in arrivo nuovi contributi per acquistare o ristrutturare un’abitazione. Video conferenza stampa del presidente Bonaccini e dell’assessora Lori mercoledì 21 aprile ore 12,30.

La Regione finanzierà altre domande, scorrendo la graduatoria del Bando regionale.

Bologna – Andare a vivere in montagna. Un’opportunità che potrà diventare realtà per altre famiglie e giovani coppie.
La Regione ha infatti deciso di scorrere la graduatoria del Bando montagna  e di finanziare altre domande e che si aggiungeranno alla prima tranche di 341.  Si allarga dunque la platea di quanti potranno ricevere un contributo per acquistare o ristrutturare un’abitazione.

Il provvedimento verrà illustrato in video conferenza stampa mercoledì 21 aprile alle ore 12.30 dal presidente della Regione Stefano Bonaccini e dall’assessora alla Montagna Barbara Lori.

Per ragioni tecniche, i giornalisti che intendono partecipare sono pregati di inviare, entro le ore 11,30 di mercoledì, una mail di conferma all’indirizzo: stampaseg@regione.emilia-romagna.it

Istruzioni di accesso/collegamento per i giornalisti: 

Per collegarsi da pc o tablet, direttamente da Google Chromehttps://call.lifesizecloud.com/797963

Scegliere ‘partecipa alla riunione’, poi digitare il PIN  99773

Per collegarsi da smartphone:
1) scaricare l’app Lifesize: da App Store o da Google Play
2) avviare ed entrare come ospite, specificando solo nome e cognome
3) in corrispondenza di ‘Estensione’, digitare 797963
4) il codice richiesto per accedere al meeting è: 99773, seguito da #

ATTENZIONE:

  • Il numero massimo di utenti che possono partecipare alla videoconferenza è di (la stazione + 49 esterni)
  • Si prega cortesemente di TENERE I MICROFONI IN MUTO quando non si debba intervenire
  • A chi si collega da computer/smartphone/tablet chiediamo di utilizzare questi strumenti con le cuffie/auricolari, NON IN VIVA VOCE
  • Si sconsiglia il collegamento di computer attraverso connessioni WiFi

Collegamento a partire dalle ore 12,15.

Coldiretti: chiesti aiuti urgenti per danni da maltempo.

 

Comunicato Stampa Coldiretti Ferrara.

In audizione alla Commissione Bilancio del Senato sul D.E.F. Coldiretti ha chiesto attenzione e risorse per le imprese agricole danneggiate dal gelo anomalo dei giorni scorsi, che aggrava le perdite per la pandemia Covid-19.

Subito aiuti per le aziende agricole colpite dai drammatici effetti dell’ondata di gelo che ha investito l’Italia distruggendo in poche ore un intero anno di lavoro con perdite su semine e raccolti. È quanto sostenuto dalla Coldiretti in occasione della audizione alla Commissione Bilancio del Senato sul Documento di economia e finanza (DEF). È di fondamentale importanza che – sottolinea la Coldiretti – il DEF abbia previsto un Disegno di Legge collegato alla prossima manovra di bilancio in materia di “sostegno e valorizzazione dell’agricoltura e della pesca” con il quale – continua la Coldiretti – avremo la possibilità di dare un futuro e una nuova prospettiva alle imprese agricole e della pesca nel nuovo scenario post-Covid. 

La Coldiretti apprezza la scelta del Governo di proporre un nuovo scostamento di bilancio di 40 miliardi di euro per sostenere le attività economiche e auspica che una parte di queste risorse vadano a rafforzare le misure per il settore agricolo, con particolare riferimento agli interventi per il taglio del costo del lavoro, per il sostegno delle filiere in crisi e per la copertura dei danni da gelate che nei giorni passati hanno duramente colpito le imprese di tutto Paese.

L’ondata di gelo anomalo nelle campagne, dal nord a su Italia è una vera calamità che ha colpito diverse produzioni, dalla frutta agli ortaggi, dalle piante ornamentali alle coltivazioni più precoci di mais fino alla vite e l’ulivo con migliaia di imprese agricole che – sottolinea la Coldiretti – hanno visto perdere in una giornata il lavoro di un intero anno. Una situazione alla quale si aggiungono gli effetti recessivi dell’emergenza Covid con 1,1 milioni di tonnellate i cibi e i vini invenduti dall’inizio della pandemia per il crollo delle attività di bar, trattorie, ristoranti, pizzerie e agriturismi che – evidenzia Coldiretti – travolge a valanga interi settori dell’agroalimentare Made in Italy.

La drastica riduzione dell’attività – sostiene la Coldiretti – pesa infatti sulla vendita di molti prodotti agroalimentari, dal vino alla birra, dalla carne al pesce, dalla frutta alla verdura che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco. In alcuni settori come quello ittico e vitivinicolo la ristorazione – conclude la Coldiretti – rappresenta addirittura il principale canale di commercializzazione per fatturato ma ad essere stati più colpiti sono i prodotti di alta gamma dal vino ai salumi fino ai formaggi.

Cultura: Modena Città creativa Media Arts Unesco 2021: presentati i progetti e la Regione sostiene la candidatura.

 

Cultura. Modena Città creativa Media Arts Unesco 2021: presentati i progetti e la Regione sostiene la candidatura. L’assessore Felicori: “Il nostro pieno appoggio per una grande sfida verso la creazione contemporanea, che valorizzerà tutto il sistema culturale regionale”

Oggi la presentazione con le realtà del Comitato promotore. Dalla formazione ai percorsi di digitalizzazione di biblioteche e musei, dall’arte digitale all’intelligenza artificiale i temi al centro di progetti sia pubblici che privati

Bologna – Modena guarda al proprio futuro, punta sulla cultura e rilancia la candidatura a Città creativa Unesco per il cluster Media Arts.

L’iniziativa è stata presentata oggi con il titolo di “Futura creativa”. All’incontro hanno preso parte protagonisti della scena culturale modenese che fanno parte del Comitato promotore, coordinato dal Comune. Ma anche nuove realtà d’impresa, che aderiscono al percorso con progetti innovativi, come il Gruppo giovani di Confindustria Emilia e “Ammagamma”, società di data science che offre soluzioni di Intelligenza artificiale alle aziende.

Al centro del percorso verso la candidatura ufficiale i temi della formazione, dell’utilizzo del digitale per “liberare” la creatività e aprire le porte virtuali dei musei. E poi l’alfabetizzazione e le arti digitali, azioni di creatività integrata e aspetti economici legati alla cultura.

“Assicuro il pieno appoggio della Regione alla sfida che Modena sta compiendo – ha affermato l’assessore regionale alla Cultura, Mauro Felicori intervenendo in video collegamento all’incontro -. Già Bologna è Città creativa Unesco per la Musica e ora lavoriamo per Modena. Le città emiliane sono abituate a rapportarsi nel contesto europeo. Ma appartenere al network delle città Unesco offre qualcosa in più, significa aprirsi al mondo e a tutti continenti, dall’Asia (in particolare Cina, Giappone e Corea del sud), all’Africa, che non è solo sottosviluppo ma anche laboratorio creativo sempre più importante. Modena, quindi, fa benissimo a compiere questa scelta, impegnando tutte le sue energie”.

“Se quello che ha fatto Modena nel campo della meccanica, diventandone capitale mondiale, lo realizzerà anche in ambito culturale- ha aggiunto l’assessore-, il sistema culturale regionale diventerà davvero impressionante. Modena è una città importante e ancorata alla storia dell’arte, come si vede ovunque, dal Duomo alla Galleria Estense, ma già proiettata nel futuro e l’idea delle Digital Humanities, coordinata da AGO e applicata alla stessa Galleria, ne è una testimonianza”.

Il sindaco di Modena, Giancarlo Muzzarelli, ha sottolineato l’importanza di ripartire dalla cultura, dopo l’emergenza Covid, quale fattore di crescita anche economica della città.

Il percorso di candidatura, ancora da formalizzare all’Unesco, è stato presentato dall’assessore alla Cultura del Comune di Modena, Andrea Bortolamasi. In apertura anche gli interventi sul “ruolo degli spazi collaborativi per l’industria culturale e creativa” di Fabio Sgaragli per Laboratorio Aperto Modena – Fondazione Brodolini e sull’importanza del “Network delle città creative Unesco per la ripresa dopo la pandemia globale” di Vittorio Salmoni, coordinatore delle Città creative Unesco italiane.

I progetti sono finora 31 suddivisi in cinque categorie (Formazione, Digitalizzazione,
Arti per formative, Arti visive, Musica). Il percorso di candidatura potrà contare anche sull’esperienza già sviluppata da Linz, città austriaca gemellata con Modena.

L’incontro si può rivedere sulla pagina Facebook Città di Modena.

Informazioni al link www.comune.modena.it/cittacandidataunescomediaarts

Coronavirus. L’aggiornamento in Emilia Romagna: 19 aprile 2021.

 

Coronavirus. L’aggiornamento in Emilia-Romagna: 877 nuovi positivi, 1.443 i guariti. Vaccinazioni: un milione e 312mila dosi somministrate.

11.045 i tamponi effettuati. Quasi 600 casi attivi in meno. Sul totale, il 96% è in isolamento a casa, senza sintomi o con sintomi lievi. L’età media nei nuovi positivi è di 38,8 anni. 32 decessi.

Dall’inizio dell’epidemia da Coronavirus, in Emilia-Romagna si sono registrati 359.206 casi di positività, 877 in più rispetto a ieri, su un totale di 11.045 tamponi eseguiti nelle ultime 24 ore. La percentuale dei nuovi positivi sul numero di tamponi fatti da ieri è del 7,9%, non indicativa dell’andamento generale visto il numero di tamponi effettuati che la domenica è inferiore rispetto agli altri giorni. Inoltre, nei festivi soprattutto quelli molecolari vengono fatti prioritariamente su casi per i quali spesso è atteso il risultato positivo.

Continua intanto la campagna vaccinale anti-Covid, che in questa fase riguarda il personale della sanità e delle Cra, compresi i degenti delle residenze per anziani, in maggioranza già immunizzati, gli ultraottantenni in assistenza domiciliare e i loro coniugi, se di 80 o più anni, le persone dai 75 anni in su e, dalla scorsa settimana, quelle nella fascia d’età 70-74 anni.

Il conteggio progressivo delle somministrazioni effettuate si può seguire in tempo reale sul portale della Regione Emilia-Romagna dedicato all’argomento: https://salute.regione.emilia-romagna.it/vaccino-anti-covid, che indica anche quante sono le seconde dosi somministrate.

Alle ore 14 sono state somministrate complessivamente 1.312.908 dosi; 393.918 sul totale sono seconde dosi, e cioè le persone che hanno completato il ciclo vaccinale.

Prosegue l’attività di controllo e prevenzione: dei nuovi contagiati, 387 sono asintomatici individuati nell’ambito delle attività di contact tracing e screening regionali. Complessivamente, tra i nuovi positivi 321 erano già in isolamento al momento dell’esecuzione del tampone, 505 sono stati individuati all’interno di focolai già noti.

L’età media dei nuovi positivi di oggi è 38,8 anni.

Sui 387 asintomatici, 286 sono stati individuati grazie all’attività di contact tracing, 24 attraverso i test per le categorie a rischio introdotti dalla Regione, 16 con gli screening sierologici, 10 tramite i test pre-ricovero. Per 51casi è ancora in corso l’indagine epidemiologica.

La situazione dei contagi nelle province vede Bologna con 175 nuovi casi, seguita da Modena (161). Poi Reggio Emilia (114) e Rimini (90); quindi Parma, Ferrara e Ravenna con 67 casi; Forlì (47), Cesena (46), Piacenza (23), e infine il Circondario Imolese (20).

Questi i dati – accertati alle ore 12 di oggi sulla base delle richieste istituzionali – relativi all’andamento dell’epidemia in regione.

Nelle ultime 24 ore sono stati effettuati 7.305 tamponi molecolari, per un totale di 4.241.683. A questi si aggiungono anche 3.740 tamponi rapidi.

Per quanto riguarda le persone complessivamente guarite, sono 1.443 in più rispetto a ieri e raggiungono quota 283.279.

I casi attivi, cioè i malati effettivi, a oggi sono 63.287 (-598 rispetto a ieri). Di questi, le persone in isolamento a casa, ovvero quelle con sintomi lievi che non richiedono cure ospedaliere o risultano prive di sintomi, sono complessivamente 60.735 (-627), il 96% del totale dei casi attivi.

Purtroppo, si registrano 32 nuovi decessi: 1 a Parma (un uomo di 90 anni); 2 nella provincia di Reggio Emilia(entrambi uomini, di 60 e 77 anni); 6 nella provincia di Modena (una donna di 75 anni e cinque uomini di 76, 77, due di 82, 88 anni); 11 in provincia di Bologna (sei donne: di 74, 80, 82 e 84, queste ultime due residenti a Imola, e le altre rispettivamente di 85 e 102 anni; cinque uomini di 57, 66, 68, 77 e 85 anni); 3 nel ferrarese (una donna di 96 anni e due uomini di 54 e 72 anni); 1 in provincia di Ravenna (un uomo di 79 anni); 3 in provincia di Forlì-Cesena (tutti uomini, di 70, 88 e 92 anni); 4 nel riminese (una donna di 83 anni, e tre uomini di 67, 72 e 81 anni). Si segnala inoltre il decesso di un uomo di 56 anni diagnosticato dall’ Ausl di Bologna ma residente nella provincia di Salerno. Nessun decesso nella provincia di Piacenza.

In totale, dall’inizio dell’epidemia i decessi in regione sono stati 12.640.

I pazienti ricoverati in terapia intensiva sono 296 (-1 rispetto a ieri), 2.256 quelli negli altri reparti Covid (+30).

Sul territorio, i pazienti ricoverati in terapia intensiva sono così distribuiti: 13 a Piacenza (numero invariato rispetto a ieri), 32 a Parma (invariato), 31 a Reggio Emilia (+1), 50 a Modena (-4), 77 a Bologna (+3), 11 a Imola (-2), 33 a Ferrara (-3), 12 a Ravenna (+1), 8 a Forlì (invariato), 4 a Cesena (invariato) e 25 a Rimini (+3).

Questi i casi di positività sul territorio dall’inizio dell’epidemia, che si riferiscono non alla provincia di residenza, ma a quella in cui è stata fatta la diagnosi: 22.485 a Piacenza (+23 rispetto a ieri, di cui 13 sintomatici), 25.242 a Parma(+67, di cui 33 sintomatici), 43.259 a Reggio Emilia (+114, di cui 49 sintomatici), 61.336 a Modena (+161, di cui 85 sintomatici), 77.051 a Bologna (+175, di cui 117 sintomatici), 12.095 casi a Imola (+20, di cui 14 sintomatici), 22.086 a Ferrara (+67, di cui 20 sintomatici), 28.349 a Ravenna (+67, di cui 35 sintomatici), 15.355 a Forlì (+47, di cui 29 sintomatici), 17.962 a Cesena (+46, di cui 35 sintomatici) e 33.986 a Rimini (+90, di cui 60 sintomatici).

Sottosegretario Pucciarelli: con hub vaccinale di Chiavari fino a 10 mila vaccinazioni a settimana.

 

Comunicato Stampa Ministero della Difesa.

“Il centro vaccinale denominato “STELMIT Chiavari”, sito presso la Scuola delle Telecomunicazioni Forze Armate a Caperana, che oggi inauguriamo è stato realizzato grazie alla collaborazione tra la Base militare stessa, il Comune di Chiavari e la ASL4. Parliamo di una struttura importante dove, a regime, sarà possibile effettuare fino a diecimila vaccinazioni a settimana, compatibilmente con la disponibilità delle dosi, con il contributo di operatori pubblici, privati, della medicina generale e volontari.” – ha detto il Sottosegretario alla Difesa, Stefania Pucciarelli, intervenendo all’inaugurazione del centro vaccinale di Chiavari.

“Se sono qui è anche per testimoniare la mia personale vicinanza a tutti coloro che hanno perso i loro cari, alle persone attualmente ricoverate e ai medici e ai sanitari che lottano in prima linea contro il virus da più di un anno. 

Questo nuovo hub vaccinale – ha proseguito Pucciarelli – è il frutto della straordinaria sinergia tra Difesa, Istituzioni locali e ASL4. Ancora una volta, accordi di questo tipo, ormai diffusi e applicati con successo lungo il territorio nazionale, si rivelano di primaria importanza ed imprimono una forte accelerazione alla campagna vaccinale.  Incrementare il numero dei cittadini vaccinati è la nostra arma migliore per combattere questa pandemia, un’emergenza sanitaria che vede le nostre Forze Armate e tutte le Istituzioni mettere in campo le risorse disponibili a favore della collettività. Solo così potremo sconfiggere questo virus e tornare presto ad una vita normale.” – ha concluso il Sottosegretario Pucciarelli.

 

LA CURVA DELLA FELICITÁ
una questione di fiducia?

 

La Pandemia ha limitato fortemente la libertà di tutti e ha generato un clima depressivo. L’impatto del virus sulle diverse generazioni è diverso. Il Covid-19 minaccia gli anziani più dei giovani: il rischio di morire per aver contratto il virus raddoppia ogni otto anni di vita.
Eppure in tutto il mondo, confrontando il periodo 2017-2019 con il 2020, la felicità degli ultrasessantenni risulta cresciuta.[1]

Nel Regno Unito, un paese che generalmente registra livelli alti di felicità, tutte le fasce d’età hanno fatto passi indietro. Come in altri paesi ricchi, prima della pandemia, la curva della felicità ha la classica forma ad U: le persone arrivano all’età adulta di buonumore, la situazione peggiora verso la mezza età, poi, passati i cinquant’anni, tornano ad essere più felici. Chi arriva ad un’età molto avanzata, però, ripiomba nella tristezza.
Oggi la felicità sembra crescere con l’aumentare dell’età. I giovani sono meno soddisfatti delle persone adulte, che lo sono meno di quelle anziane. L’ultimo anno non ha cambiato questo trend. Le videochiamate hanno permesso a molti anziani di mantenere e aumentare i contatti con i loro familiari. Le misure di confinamento hanno offerto agli anziani il piacere di sentire che la società faceva dei sacrifici per proteggerli.

Il Rapporto mondiale sulla felicità rileva che gli anziani si sentono più in salute che prima. Su scala globale, solo il 36 per cento dei maschi ultrasessantenni ha dichiarato di aver avuto problemi di salute nel 2020, rispetto a una media del 46 per cento nei tre anni precedenti. Tra le donne, la quota di persone con problemi di salute è scesa dal 51 al 42 per cento. Quale effetto può avere avuto il Covid? Si può ipotizzare che gli anziani si sentono più in salute perché hanno evitato una malattia che poteva essere letale.
I giovani, invece, hanno vissuto un anno difficile. Molti hanno perso il lavoro mentre crescono le difficoltà di trovarlo. Le donne giovani di paesi ricchi hanno trascorso un periodo molto difficile. Spesso i settori del terziario – in cui si concentrano – hanno dovuto chiudere. Le scuole chiuse le ha costrette ad occuparsi di più dei figli.  Anche i giovani hanno visto peggiorare la loro vita sociale.

I dati ci propongono però alcune stranezze interpretative. Se la felicità dei britannici è diminuita nel 2020, la Germania è salita dal quindicesimo al settimo posto nella classifica dei paesi più felici del mondo.
Un fatto sorprendente è che i paesi che si trovavano in testa alla classifica della felicità prima della pandemia ci sono rimasti. I primi tre nel 2020 sono stati Finlandia, Islanda e Danimarca, gli stessi del periodo 2017-2019. Tutti e tre hanno registrato una mortalità in eccesso inferiore alle 21 persone su centomila. L’Islanda ha addirittura un tasso negativo: ovviamente essere un’isola aiuta.

Una delle considerazioni più interessanti che emergono dal rapporto delle Nazioni Unite è che i legami tra pandemia e felicità funzionano in entrambi i sensi. Gli autori non arrivano a dire che la felicità aiuta le persone a resistere al covid-19, ma sostengono che c’è un fattore che rende più capace di affrontare le pandemie: la fiducia. Secondo i sondaggi di Gallup tra i paesi che hanno affrontato meglio il covid-19 ci sono i paesi nordici e la Nuova Zelanda, dov’è forte la fiducia nelle istituzioni e negli estranei.

Vari paesi hanno invece manifestato forti difficoltà nel contenere il Covid-19. Alcuni sono poveri, altri sono amministrati male, altri non hanno avuto esperienza di malattie come la Sars o non sono in grado di sorvegliare i loro confini. Una miscela d’individualismo e scarsa fiducia nelle istituzioni ha indotto talvolta a non insistere sulle quarantene e l’obbligo d’indossare la mascherina, almeno finché la situazione non è diventata disperata. Un altro fenomeno strano riguarda il calo della felicità dell’America Latina e l’aumento della felicità in Asia orientale. Come spiegarlo?
Un’ipotesi chiama in causa la distinzione tra una felicità alimentata dai rapporti sociali stretti piuttosto che da livelli alti di fiducia nella società. Come è noto i livelli di fiducia sono assai variegate nelle diverse società. Inoltre le culture locali hanno un peso. Ad esempio, nei paesi in cui i rapporti sociali sono molto stretti e le persone sono di norma molto socievoli, è difficile per la gente mantenere le distanze.

Il rompicapo sono gli Stati Uniti. Il paese ha affrontato male il Covid-19. Eppure il sondaggio Gallup rileva un leggero aumento del livello di felicità nel 2020. Una ricerca della University of Southern California mostra che lo stress mentale e l’ansia sono aumentati nel paese tra marzo e aprile del 2020, ma poi sono scesi. Due ondate successive d’infezioni e di morti sembrano non aver turbato troppo gli statunitensi. Molti Stati hanno imposto dei lockdown lacunosi, almeno per gli adulti. Questo potrebbe aver tenuto alto il morale generale. Diverse ricerche hanno rilevato che la prima ondata di restrizioni nella primavera del 2020 ha peggiorato molto l’umore delle donne.

[1] “The pandemic has changed the shape of global happiness” The Economist”, Regno Unito, 25 marzo 2021

De Palma: «Ora anche i biologi per somministrare i vaccini anti-covid. Siamo preoccupati. La Federazione intervenga».

 

Comunicato Stampa Nursing Up.

Sanità, Infermieri Nursing Up, De Palma: «Ora anche i biologi per somministrare i vaccini anti-covid. Siamo preoccupati. La Federazione intervenga».

ROMA 19 APR 2021 – C’è un nuovo caso, quello esploso nelle ultime ore con la “rivolta”, più che giustificata, di alcuni Ordini Professionali, che tirano in ballo l’intervento della FNOPI: mentre gli infermieri dipendenti da tempo si sono resi disponibili alla vaccinazione dei cittadini, e ora c’è anche una normativa che sospende temporaneamente il vincolo di esclusività, la conosciamo tutti, il Ministro della Salute Speranza, dopo un incontro con il nuovo Presidente delle Regioni Fedriga, parrebbe che per vaccinare stia pensando di coinvolgere, con un protocollo d’intesa e previo corso FAD, le professioni che afferiscono alla Federazioni degli Ordini delle Professioni Sanitarie Tecniche, della Riabilitazione e della Prevenzione.

Tutto questo merita commenti? Aspettiamo di sapere come la FNOPI intende intervenire su questa materia delicata ed urgente, a tutela della professione e della qualità delle cure verso la collettività, e per bloccare sul nascere tali pericolosi intenti».

Questo dice Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up.

«Intanto i dati aggiornati al 16 aprile, del Consiglio dei Ministri, dicono che su un totale di 1.895.088 operatori sanitari, ovvero anche OSS, oltre che medici e infermieri, il 92,68% aveva ricevuto la prima dose ed è in attesa imminente della seconda, mentre il 75,65% aveva ricevuto già la seconda fiala. Ci sembra un dato illuminante. Ben 1.756.235 persone interessate hanno già ricevuto la prima dose di farmaco, mentre oltre 1 milione e 400mila operatori si sono visti già inoculare la seconda. Nella percentuale di chi non si è ancora vaccinato, il 7,32%, dovrebbero quindi rientrare, sino a prova contraria, anche i sanitari che si sono infettati con il Covid 19 e che sono in attesa che maturi il periodo finestra (che va da tre a sei mesi), e poi quelli che sono esonerati dall’obbligo vaccinale per motivi di salute, come prevede la legge, e quelli che si sono già prenotati, e che sono in attesa di ricevere la prima dose.

Perchè, ci chiediamo ancora, tra cronica carenza di personale e ritardi nell’approvvigionamento delle dosi, in Italia si continua a parlare così insistentemente di no vax? E mentre accade tutto questo, in Regioni come la Puglia, uno dei territori al momento in maggiore sofferenza per il riesplodere dei contagi, spunta un nuovo bando, della Protezione Civile, per reperire infermieri e medici “a titolo volontario”. Solo pochi giorni fa la stessa cosa avveniva in Sardegna.

E così che si affrontano le vere emergenze? Evitando di pagare i professionisti?».

Perchè non parlano, finalmente, di Regioni come Lazio, Lombardia, Abruzzo, Sardegna, Campania, Molise, Umbria. Valle d’Aosta dove risulta che tutti gli operatori interessati hanno ricevuto la prima dose di vaccino? E perchè, ci chiediamo noi, queste differenze abissali tra regioni? Cosa c’è che davvero non funziona? Ebbene nella stessa Puglia, “la propaganda” di Governo e Regione, mentre da una parte ci tiene ad evidenziare con il lanternino quale sia il numero operatori sanitari non ancora vaccinati, dall’altra ignora palesemente questioni che ci sembrano ora come ora più urgenti.

Chi vuole distogliere l’attenzione dai problemi organizzativi? Perchè alcune Regioni a fronte dell’emergenza contagi ancora in corso, invece di organizzare un esercito di professionisti pagati come si deve per fare il proprio lavoro, cercano volontari per vaccinare? Dopo l’Emilia Romagna, dopo la Sardegna, anche la Puglia indice un bando per la ricerca di infermieri vaccinatori a titolo gratuito.

Insomma, chiosa De Palma, questo è il tempo di richiamare l’attenzione dei cittadini su come stanno veramente le cose. Non ci sono streghe da inseguire e operatori sanitari cattivi da condannare al rogo: c’è solo una battaglia da vincere, il prima possibile».

Riso Delta: l’importanza di “nutrire con l’acqua” un’eccellenza del territorio.

 

Comunicato Stampa Consorzio di bonifica Pianura di Ferrara.

Lo scorso 19 aprile il workshop dedicato alla risicoltura ferrarese e all’importanza del riso nella cultura gastronomica organizzato dal Consorzio di Bonifica Pianura di Ferrara in collaborazione con ANBI Emilia Romagna e la società di comunicazione Eikon.

FERRARA, 19 aprile 2021 – La risicoltura ferrarese e il riso del Delta sono sta? i protagonis? assolu? del workshop promosso dal Consorzio di Bonifica Pianura di Ferrara nell’ambito del proge?o “Acqua da Mangiare”. L’evento è stato organizzato in collaborazione con ANBI Emilia Romagna (Ente che rappresenta i Consorzi di Bonifica dell’Emilia Romagna) e la società di comunicazione Eikon, per approfondire i temi della sostenibilità ambientale stre?amente legata a quella alimentare. Coinvol? nel workshop, che si è svolto lunedì 19 aprile, gli studen? della IV M dell’Is?tuto Alberghiero Vergani Navarra e la loro docente Irene Sis? che ha parlato dell’importanza di ques? proge? per le scuole: “I ragazzi sono più consapevoli dei temi ambientali, a par?re dalla raccolta differenziata fino ai cambiamen? clima?ci più eviden?. Ques? incontri sono essenziali per aumentare la conoscenza delle eccellenze agroalimentari del territorio e approfondire e il loro valore come “traino” per la valorizzazione turis?ca”. Ad aprire il workshop Massimiliano Urbina? dirigente scolas?co dell’Is?tuto che ha so?olineato: “L’unicità del Delta e di tu?o il territorio dove l’equilibrio tra terra e acqua è una realtà concreta, garan?ta anche dal lavoro del Consorzio, e dove ci sono delle eccellenze alimentari che vanno valorizzate verso l’esterno, perché aprirsi al mondo è essenziale”. A seguire Massimo Ravaioli, vice-presidente del Consorzio di Bonifica Pianura di Ferrara ha parlato del ruolo essenziale dell’Ente nella ges?one ambientale: “Il tema della sostenibilità è parte integrante del nostro programma. S?amo affrontando quo?dianamente cambiamen? clima?ci che condizionano profondamente le scelte e i nostri servizi, e s?amo riuscendo a garan?re la risorsa idrica in maniera con?nua?va al se?ore agricolo che produce cibo ed è fondamentale per il nostro territorio”.

Entrando nel vivo del workshop è intervenuto lo Chef Athos Migliari del Ristorante “La Chiocciola” che ha presentato due pia? che valorizzano il “Il Delta nel Pia?o”: riso con le rane, un abbinamento tra due elemen? acqua?ci che si sposano perfe?amente e il riso con l’anguilla, un vero e proprio must del ferrarese. Lo chef ha spiegato ai ragazzi le varietà di riso del Delta che nascono in un ecosistema unico dove le brezze dal mare tengono asciu?a la pian?na che cresce grazie all’acqua dolce dei canali che percorrono il territorio e la differenza tra varietà del passato e quelle di oggi. Inoltre ha fa?o il punto sull’importanza della conservazione del prodotto?o che deve essere essiccato in maniera perfetta?a per un uso o?male in cucina e la scelta della varietà del riso “perfetto?” per ogni preparazione, da quelle più ?piche del territorio alla classica paella spagnola.
Il riso del Delta non avrebbe lo stesso sapore e la stessa versa?lità se le risaie non venissero alimentate con la giusta risorsa idrica, come ha spiegato il tecnico del Consorzio di Bonifica Corrado Medici, nel corso del suo intervento: “La risaia nel Ferrarese: importanza agronomica e aspe? irrigui”. La risicoltura ha una grande importanza per l’agricoltura ferrarese e per il territorio perché è un “completamento” con?nuo della bonifica idraulica e agronomica. Sappiamo che i terreni del Delta erano so?o il livello del mare e che con le azioni di bonifica sono diventa? produ?vi e rimangono a uno stato di neutralità perché vengono “lava?” con eleva? volumi idrici richies? dalla produzione del riso. La Bonifica garan?sce naturalmente la sommersione dei bacini rinchiusi da argini, sistemazioni permanen? che sono le Casse di risaia e interessano 18mila e?ari, che a rotazione vengono col?vato a riso. Durante la fase di sommersione, quella che richiede eleva? volumi d’acqua, i condo? portano l’acqua dal fiume Po sfru?ando la diversa inclinazione dei terreni. A?raverso le prese irrigue, aperte dal personale di Bonifica, viene poi distribuita l’acqua in ogni singolo bacino in 24/48 ore: per ogni singola sommersione sono necessari 2 milioni di litri che fluisce nelle fossature e per tracimazione va a coprire il terreno livellato. Qui il riso viene seminato a spaglio con uno spandiconcime e poi segue la naturale vegetazione finché l’acqua non viene tolta dai bacini e si procede con la raccolta del prodo?o”. Ha concluso l’incontro Irene Lenci responsabile della società di comunicazione EIKON Comunica?on, con l’intervento “Editor: tes?, autori e responsabilità – La comunicazione sostenibile sui social” che ha parlato dell’importanza della comunicazione sostenibile che consentono di approfondire le informazioni, evitando sopra?u?o le fake news. Un messaggio importante lanciato ai ragazzi perché s’informino in maniera corre?a e u?lizzino social media e strumen? digitali per “fare cultura” del cibo, della ruralità fino al pia?o che arriva in tavola.

In occasione del workshop il Consorzio di Bonifica ha lanciato un’a?vità di monitoraggio per sondare i cambiamen? delle abitudini alimentari dei ragazzi e delle famiglie nell’ul?mo anno, cara?erizzato da un profondo cambiamento delle abitudini sociali e culturali, anche a livello di alimentazione.

Treni: Sicuro, moderno ed ecologico:
ecco il nuovo piano ferroviario regionale.

 

Treni. Sicuro, moderno ed ecologico: ecco il nuovo piano ferroviario regionale. Investimenti per circa 325 milioni di euro. Bonaccini-Corsini: “Mobilità sostenibile e trasporto pubblico assi della ricostruzione, per l’Emilia-Romagna e per il Paese”.

Cantieri in corso o pronti a partire nei territori attraversati dalle linee regionali: circa 119 milioni per il sistema controllo marcia treno e soppressione dei passaggi a livello, oltre 81 milioni per l’elettrificazione delle linee e quasi 125 milioni per interventi di ricucitura urbana per l’interramento delle linee nelle città di Bologna e Ferrara.

Bologna – Prima sono stati rinnovati i treni, adesso è il momento delle infrastrutture. A partire da quest’anno, e fino al 2025, sono circa 325 i milioni di euro che la Regione investirà per rendere le linee ferroviarie più moderne, sicure e competitive.

Perché la mobilità sostenibile in Emilia-Romagna corre sui binari, con un obiettivo molto chiaro: garantire prestazioni di sicurezza e di affidabilità su tutta la rete regionale – oltre 300 chilometri – che interessa gran parte del territorio.

Un intervento massiccio che prosegue e si salda con la cura del ferro, partita nella scorsa legislatura: un’operazione che ha permesso, in due anni, di rinnovare completamente la flotta dei treni, facendo dell’Emilia-Romagna la regione con il parco rotabile più giovane d’Europa.

E ora, con il nuovo programma regionale, si passa agli interventi infrastrutturali per una vera e propria rivoluzione del trasporto ferroviario che porterà, entro il 2025, a rendere il servizio sempre più alternativo al mezzo privato con benefici per l’aria e l’ambiente.

Tre gli assi della nuova programmazione che insistono su sicurezza, transizione ecologica e ricucitura urbana.

La sicurezza:

Per quanto riguarda il tema della sicurezza, entro il 2021 tutta la rete regionale sarà dotata del sistema controllo marcia treno (Scmt) – che permette di prevenire gli incidenti dovuti a errore umano – con un finanziamento statale di 50 milioni di euro, di cui 30, più della metà, sono già stati impiegati. Altro capitolo è la soppressione dei passaggi a livello, anche questi causa di incidenti, con un investimento di oltre 30 milioni di euro tra risorse statali, regionali e del territorio. A questi interventi se ne aggiungono altri programmati nel 2023 e che si concluderanno nel 2025 per un totale complessivo di 118,8 milioni di euro.

La
transizione ecologica:

Sono oltre 81 i milioni di euro destinati all’elettrificazione di numerose tratte, a partire dalle tre reggiane, per 32 milioni di euro complessivi, i cui lavori termineranno nel 2022 e, a seguire, nel parmense.

La ricucitura urbana:

Infine, sono due i grandi cantieri di ricucitura urbana nel ferrarese e nel bolognese, per 124,7 milioni di euro, che porteranno all’interramento delle linee ferroviarie nei due Comuni capoluoghi.

Questi, in sintesi, i punti principali del programma regionale presentati oggi in video-conferenza dal presidente della Regione, Stefano Bonaccini, dall’assessore a Infrastrutture e Trasporti, Andrea Corsini, insieme all’amministratore unico Fer, Davide Cetti e al direttore generale Fer, Stefano Masola.

“Garantire il diritto alla mobilità dei cittadini scegliendo la sostenibilità associata al trasporto pubblico- afferma Bonaccini– è uno dei punti centrali dell’azione regionale. In linea con il Patto per il lavoro e il clima stiamo investendo per promuovere sempre più l’uso del mezzo collettivo per i nostri viaggi quotidiani che siano per il lavoro, lo studio o il tempo libero. È fondamentale, se vogliamo contrastare gli effetti del cambiamento climatico, ripensare e ricalibrare i nostri spostamenti. Abbiamo perciò bisogno di infrastrutture moderne, adeguate e sicure. Dopo la gara del ferro, che ha visto il completo rinnovo della flotta, avviato nel luglio 2019, con la sostituzione di 86 convogli di nuova generazione per un investimento di oltre 750 milioni di euro, interveniamo ora sull’infrastruttura della rete regionale ferroviaria con cantieri già aperti o pronti a partire. Cantieri che significano anche occupazione- chiude il presidente- per agganciare con ogni mezzo la ripartenza dopo le chiusure imposte dalla pandemia”.

“Gli investimenti presentati oggi- prosegue Corsini– dimostrano ancora una volta l’impegno della Regione per il trasporto pubblico locale. Un settore che non si è mai fermato anche nei periodi più difficili dell’emergenza Covid. Con questi interventi proseguiamo nel rafforzamento della rete ferroviaria regionale per renderla sempre più sicura ed efficiente. È un piano che da qui a tre anni permetterà di dotare tutte le linee del sistema controllo marcia treno, sopprimerà numerosi passaggi a livello a vantaggio anche del traffico cittadino ed elettrificherà gran parte delle linee con indubbi benefici per la qualità dell’aria”. “Un piano virtuoso- chiude l’assessore- per un servizio che è già stato premiato dagli utenti se pensiamo che, nel 2019, hanno usufruito delle linee regionali oltre 45 milioni di passeggeri, un numero in crescita costante rispetto agli anni precedenti”.

Nasce anche a Ferrara Cna Professioni:
primo presidente Paolo Marcolini, direttore del Consorzio Factory Grisù.

 

Comunicato Stampa CNA Ferrara.

“Il nostro obiettivo sarà, d’ora in poi, dare sostegno e creare opportunità per i tanti professionisti che con impegno e competenze avanzate operano sul nostro territorio in settori molto diversi tra loro ma fondamentali: dalla comunicazione al turismo, dal web design alla consulenza aziendale, dal cinema alla moda. Sono molto contento di poter affrontare questa sfida e ringrazio quindi Cna per aver creato questa nuova importante opportunità, e i soci per avermi eletto presidente”.

Paolo Marcolini, direttore del consorzio di imprese Factory Grisù ed esperto di Formazione, Terzo settore e organizzazione di eventi, è stato eletto Presidente del neonato raggruppamento Cna Professioni Ferrara, che questa mattina (lunedì 19 aprile) ha tenuto la prima assemblea elettiva. Marcolini ha un’esperienza di oltre vent’anni nella gestione di reti associative e progettazione culturale. È stato, tra i vari incarichi ricoperti, Presidente Regionale e Provinciale dell’ARCI.

Cna Professioni è un raggruppamento trasversale che oggi muove i primi passi sul territorio: “l’obiettivo è offrire ai professionisti opportunità e servizi analoghi a quelli che già offriamo alle imprese strutturate – spiega la responsabile Silvia Merli – senza metterci in concorrenza o contrapposizione con le organizzazioni sindacali specifiche di ogni categoria, né tanto meno con gli ordini professionali”

“Il punto – conclude Marcolini – è che, al di là dei settori specifici di appartenenza, i professionisti hanno una serie di esigenze comuni in termini di formazione, ricerca di incentivi e finanziamenti, capacità di innovazione. A queste esigenze vogliamo rispondere e crediamo che la nostra azione andrà a beneficio non solo de soci ma di tutto il territorio”.

Paolo Marcolini sarà affiancato da un direttivo composto da: Federica Stecchi (consulente aziendale); Laura Previati (Consulente Marketing); Laura Barbieri (Operatore olistico); Valeria Ferri (Avvocato); Milena Nappo (Avvocato).

Sottosegretario Pucciarelli: il GIS elite di professionisti al servizio della collettività.

 

Comunicato Stampa Ministero della difesa.

“Il successo delle vostre operazioni è il frutto di un intenso addestramento, sacrificio, passione, spirito di servizio ed elevata professionalità. Valori e principi che si uniscono alla piena integrità morale e all’intimo convincimento di ognuno di voi di assolvere sempre al massimo la missione. Una garanzia di sicurezza, legalità e fiducia per tutti i cittadini.” – ha detto il Sottosegretario alla Difesa, Stefania Pucciarelli, oggi a Livorno, nel corso di un incontro con il personale del Gruppo Intervento Speciale (GIS).

“In questi 42 anni avete portato a termine con successo numerose missioni, guadagnandovi, sia in Italia sia all’estero, una posizione di assoluto prestigio tra le organizzazioni similari di altri Paesi. Anche la diversificazione e la delicatezza del vostro impiego, in Italia e fuori dai confini nazionali, certifica la misura della complessità e dell’importanza del vostro importantissimo ruolo all’interno del sistema di difesa e sicurezza nazionale e internazionale.

Rappresentate, in estrema sintesi, una Reparto di altissima specializzazione, una delle eccellenze non solo dell’Arma dei Carabinieri ma dell’intero comparto Difesa di cui l’Italia è orgogliosa.

Da cittadino, prima ancora che da Sottosegretario, vi rinnovo la mia stima e la mia riconoscenza per tutto quello che fate, sempre fedeli al Tricolore.” – ha concluso il Sottosegretario Pucciarelli.

 

 

Fondazione Umberto Veronesi: “Il pomodoro: buono per te, buono per la ricerca”.

 

Comunicato Stampa Fondazione Umberto Veronesi.

Anche quest’anno Fondazione Umberto Veronesi scende in piazza per raccogliere fondi a sostegno della ricerca scientifica contro i tumori pediatrici, grazie al prezioso contributo di ANICAV e RICREA

Sabato 24 e domenica 25 aprile Fondazione Umberto Veronesi torna nelle principali piazze italiane con la quarta edizione de “Il Pomodoro. Buono per te, buono per la ricerca”, un’iniziativa ideata per raccogliere fondi per finanziare la ricerca e la cura in ambito pediatrico, al fine di garantire le migliori cure possibili ai bambini malati di tumore e aumentare le loro aspettative di guarigione.

Il ricavato della raccolta fondi permetterà di finanziare cure sulle leucemie, in particolare un protocollo per la leucemia linfoblastica acuta (LLA) che rappresenta il 75% dei casi di leucemia infantile e in Italia colpisce circa 350-400 bambini ogni anno, con un picco tra i 2 e i 5 anni di età.

Sostenere questo progetto è fondamentale, perché permette ai bambini e ragazzi malati di ricevere cure immediate ed altamente efficaci, grazie a terapie all’avanguardia. Infatti, seppure il tasso di sopravvivenza a lungo termine sia passato da meno del 10% nei primi anni ’60 all’attuale 80%-90%, studi recenti dimostrano che è assai difficile migliorare ancora questi risultati mediante la sola intensificazione della chemioterapia. È necessario quindi mettere a punto nuove combinazioni di trattamenti di prima linea, utilizzando, anche farmaci e trattamenti non chemioterapici più mirati, secondo la logica della precision medicine, per avvicinarci il più possibile a curare tutti i piccoli malati di LLA.

Fondamentale sarà il contributo dei volontari di Fondazione Umberto Veronesi, che per un intero weekend saranno impegnati in più di 300 punti di distribuzione fra piazze, attività commerciali, scuole, aziende per sostenere la ricerca scientifica rivolta a trovare una cura alle malattie oncoematologiche dei più piccoli. Saranno loro, a fronte di una donazione minima di 10 euro, a distribuire una confezione con tre lattine di pomodori, nelle versioni pelati, polpa e pomodorini: un’iniziativa resa possibile grazie alla preziosa collaborazione e sostegno di ANICAV (Associazione Nazionale Industriali Conserve Alimentari Vegetali) e Ricrea (Consorzio Nazionale Riciclo e Recupero Imballaggi Acciaio). Da sempre il pomodoro rappresenta un ingrediente fondamentale nella dieta mediterranea; è un frutto con pochi zuccheri, ricco di fibre, vitamine C ed E e sali minerali, quali potassio e fosforo. Contiene molecole bioattive come i polifenoli, potenti antiossidanti, e i carotenoidi tra cui il licopene, studiato come coadiuvante nel potenziamento del sistema immunitario e nella prevenzione di alcuni tipi di tumore. I barattoli in acciaio contribuiscono a garantire la conservazione delle caratteristiche nutrizionali e organolettiche del prodotto.

Ogni anno in Italia si ammalano di cancro circa 1.400 bambini di età compresa tra 0 e 14 anni e circa 800 adolescenti tra 15 e 19 anni. Grazie agli enormi passi avanti fatti dall’oncologia pediatrica e dalla ricerca scientifica, oggi il 70% di questi tumori infantili guarisce, con punte dell’80-90% nel caso di leucemie e linfomi. Nonostante questo, le neoplasie rappresentano ancora la prima causa di morte per malattia nei più piccoli, ed è per questo che Fondazione Umberto Veronesi ha deciso di impegnarsi attivamente per dare una speranza in più ai piccoli malati oncologici e alle loro famiglie.

“L’emergenza sanitaria che stiamo vivendo ci ricorda l’importanza e il ruolo fondamentale della ricerca scientifica indipendente, un settore troppo spesso dimenticato ma che ci fa capire quanto il progresso della scienza sia strategico per il nostro futuro. Proprio per questo, Fondazione Umberto Veronesi, grazie al prezioso contributo di ANICAV e Ricrea, dei donatori e dei volontari di Fondazione, continua il suo impegno finanziando la ricerca scientifica nel campo dell’oncologia pediatrica, per dare una speranza di guarigione ai bambini e agli adolescenti che ogni anno si ammalano di tumore” spiega Monica Ramaioli, Direttore Generale di Fondazione Umberto Veronesi.

“Siamo felici di continuare a collaborare, in uno con Ricrea, a questa importante iniziativa di solidarietà promossa da Fondazione Umberto Veronesi che ringraziamo per aver scelto il nostro pomodoro, le cui proprietà salutistiche sono universalmente riconosciute, come protagonista della raccolta fondi a favore dell’oncologia pediatrica” – dichiara il Presidente di ANICAV, Antonio Ferraioli.

“La quarta edizione de “Il Pomodoro. Buono per te, buono per la ricerca” arriva dopo un anno difficile che ha inciso anche su questo progetto con ben due rinvii nel 2020. Ciò nonostante siamo riusciti a raggiungere ottimi risultati a conferma di quanto gli Italiani siano ormai affezionati a questo appuntamento. Non vediamo l’ora di scendere in piazza per fare sempre di più a supporto della ricerca” – aggiunge il Presidente del Gruppo Giovani di ANICAV, Gianluigi Di Leo.

 “Con questa iniziativa, in un periodo difficile per tutti, confermiamo il nostro impegno per continuare a sostenere la ricerca – commenta Domenico Rinaldini, Presidente di RICREA -. Gli imballaggi in acciaio che custodiscono il pomodoro non sono soltanto amici dell’ambiente perché una volta utilizzati sono facili da differenziare e si riciclano al 100% all’infinito, ma anche della Fondazione Umberto Veronesi”.

 

FONDAZIONE UMBERTO VERONESI:

Nasce nel 2003 per volontà del Prof. Umberto Veronesi per promuovere il progresso scientifico, concentrando il proprio operato in due aree: finanziamento alla ricerca scientifica d’eccellenza, motore del progresso scientifico, e divulgazione scientifica, perché le scoperte della scienza diventino patrimonio di tutti.

Durante questi anni Fondazione ha creato le basi per un nuovo modello di sviluppo della scienza, introducendo un criterio inedito nel nostro Paese: investire nella cultura scientifica per creare una nuova generazione di scienziati e di cittadini consapevoli dei progressi della ricerca.

Per Fondazione Umberto Veronesi, cultura scientifica significa utilizzo sociale degli obiettivi e dei risultati della scienza.

 

RICREA:

RICREA è il Consorzio Nazionale per il Riciclo e il Recupero degli Imballaggi in Acciaio. Promuove e agevola la raccolta differenziata degli imballaggi usati di acciaio come scatolette, bombolette, barattoli, fusti e tappi corona. Pratici e sicuri, gli imballaggi in acciaio sono ideali per la conservazione di cibi come il pomodoro perché ne preservano al meglio le caratteristiche nutrizionali ed organolettiche.

Gli imballaggi in acciaio recuperati grazie alla raccolta differenziata vengono fusi in acciaieria e ritornano acciaio, per rinascere sotto nuove forme come binari ferroviari e telai per biciclette. L’acciaio è tra i materiali da imballaggio più riciclati al mondo, ed è un materiale permanente che può essere riciclato infinite volte senza che questo ne comprometta la qualità. Nell’ultimo anno in Italia è stato riciclato l’80,6% degli imballaggi in acciaio immessi al consumo, un risultato di eccellenza a livello europeo se si considera che l’obiettivo di legge da raggiungere nel 2030 è fissato all’80%.

 

ANICAV:

L’ANICAV, Associazione Nazionale Industriali Conserve Alimentari Vegetali, nata a Napoli il 5 febbraio 1945, è la più grande associazione di rappresentanza delle imprese di trasformazione di pomodoro al mondo per numero di imprese aderenti e quantità di prodotto trasformato. Essa associa 80 aziende su 115 operanti sul territorio nazionale che trasformano circa il 70% di tutto il pomodoro lavorato in Italia e la quasi totalità del pomodoro pelato intero prodotto nel mondo, con un fatturato, nel 2020, di 2,9 miliardi di euro (pari a circa l’80% del fatturato totale del comparto italiano della trasformazione del pomodoro). Circa il 60% delle produzioni è destinato all’esportazione sia verso l’Europa (Germania, Francia, Regno Unito) che verso gli altri Paesi (USA, Giappone, Australia) facendo del pomodoro un ambasciatore dell’eccellenza del Made in Italy nel mondo.

Ferrara: Distribuzione libri in Parafarmacia.

 

Leggi che ti passa: i libri a prezzo simbolico arrivano in parafarmacia.
L’originale iniziativa a Ferrara in occasione della Giornata mondiale del libro UNESCO.

Ferrara, 19 aprile 2021 – Ora che la maggior parte della popolazione vive forti limitazioni, uno degli svaghi più coinvolgenti per la mente è la lettura. Ma quanta legge coltiva questa sana abitudine?

E’ stata questa constatazione che ha mosso il dottor Accorsi, titolare di BOUTIQUE NATURA PARAFARMACIA di Via porta Romana, 6 a Ferrara, verso una iniziativa concreta di promozione della lettura.

Boutique Natura Parafarmacia, infatti, in collaborazione col gruppo di studio nazionale di cui fa parte, l’Accademia dei Farmacisti, ha ristampato la versione originale de “Alice nel paese delle meraviglie” per proporla ai suoi clienti al prezzo simbolico di un solo euro.

“Abbiamo scelto Alice perché è la metafora più adatta al momento straordinario che stiamo vivendo”, afferma il dottor Accorsi. “Oggi che constatiamo una nuova fragilità per via del virus, l’unico modo per superare le nostre paure è immergerci nel nostro intimo, come ha fatto lei nella tana del Bianconiglio. Dobbiamo affrontarle per riemergere forti e consapevoli.”

Il ricavato delle vendite dei libri sarà devoluto all’ADO ONLUS di Via Veneziani.

Le copie a un euro di Alice nel paese delle meraviglie saranno a disposizione di tutti nella sede della parafarmacia, in via Porta Romana a Ferrara.

Modena: nuovi importanti investimenti nel settore della salute.

 

Comunicato Stampa Nevent Comunicazione.

Casa di Cura Fogliani potenzia il proprio polo diagnostico inserendo una Risonanza Magnetica di ultima generazione.

Confort e sicurezza ai massimi livelli ed elevata risoluzione delle immagini. Contestualmente è stata attivata anche una nuova TAC

L’ospedale privato accreditato di Modena Casa di Cura Fogliani rafforza ulteriormente la dotazione di attrezzature destinate alla diagnostica e alla esecuzione di esami specialistici. Punta avanzata tecnologica del recente investimento attuato dalla storica struttura sanitaria è una risonanza magnetica ultima generazione. Si tratta di una delle soluzioni più moderne presenti sul mercato e che pone all’avanguardia non solo a livello provinciale la Casa di Cura. La nuova Risonanza Magnetica, RM, già attiva da alcune settimane, vanta due importanti punti di forza: l’elevata risoluzione delle immagini e il grande confort e sicurezza per pazienti e operatori. Nella nuova RM installata sono stati introdotti significativi miglioramenti nell’elettronica: l’aumento dei canali di ricezione e la digitalizzazione diretta dei segnali trasmessi al computer permettono infatti una visualizzazione di altissima qualità grazie alle fibre ottiche.

La nuova RM è l’unica sul mercato mondiale a impiegare un nuovo tipo di magnete: praticamente senza elio, consente di ottenere positivi effetti per la sicurezza dei pazienti, del personale e dell’ambiente. Unito ad una elettronica molto potente ed al tunnel  più largo da 70 cm e più corto (circa 150 cm),  permette di effettuare esami più brevi, più precisi e meglio accettati anche dai bambini e dai pazienti claustrofobici. Altro miglioramento per i pazienti è stata l’illuminazione soffusa, la diffusione della musica e l’impiego di lettini porta paziente con materassini speciali a memoria tipo lattice molto più comodi che incorporano l’elettronica necessaria per la ricezione dei segnali.

L’impiego della RM è particolarmente indicato nel caso in cui l’esame specialistico interessi la spina dorsale, il cervello, l’apparato muscolo-scheletrico, il fegato, il midollo osseo nelle leucemie e nei linfomi, la pelvi femminile, la mammella, la pelvi maschile e in particolare la prostata.

Contestualmente è stata attivata anche una nuova TAC di ultima generazione che si distingue prima di tutto per la notevole riduzione di dose (ASIR) mantenendo invariata la qualità diagnostica con tempi d’esame molto ridotti.

 

RISONANZA MAGNETICA: UN’ATTREZZATURA ALL’AVANGUARDIA:

Alcune curiosità:
La nuova Risonanza Magnetica installata presso l’Ospedale Accreditato Casa di Cura Fogliani, è l’unica sul mercato mondiale a impiegare un nuovo tipo di magnete: praticamente senza elio, consente di ottenere positivi effetti per la sicurezza dei pazienti, del personale e dell’ambiente. Naturalmente la qualità complessiva dell’esame resta l’obiettivo primario, sempre più però negli ultimi anni l’attenzione si è concentrata anche sul confort per il paziente. Vanno in questa direzione, ad esempio, la possibilità di ascoltare in cuffia musica rilassante durante l’esecuzione dell’esame. A ciò si aggiungono luci soffuse che cambiano di tonalità – riproducendo così una atmosfera molto simile a quella della cromoterapia – e una foto retroilluminata posta sul soffitto che riproduce un campo fiorito e un luminoso cielo azzurro. Infine, a rendere ancora più confortevole per il paziente l’esecuzione dell’esame c’è un lettino dotato di uno speciale materassino che si adatta in modo perfetto alla figura della persona.

 

 

 

 

De Palma: «Governo e Regioni continuano a calcare la mano sul numero dei presunti no vax in Italia».

 

Comunicato Stampa Nursing Up.

Sanita, Infermieri Nursing Up, De Palma: «Governo e Regioni continuano a calcare la mano sul numero dei presunti no vax in Italia. I dati ufficiali parlano chiaro, e ci sembra evidente che, di fronte a regioni importanti, dove ha ricevuto la prima dose il 100% del personale interessato, come Lazio, Lombardia, Abruzzo, Sardegna, Campania, Molise, Umbria, Valle d’Aosta, ve ne sono altre dove ci sono ancora delle percentuali di persone in attesa della prima dose di vaccino».

«Sarebbe ora, finalmente, di concentrarsi sui veri problemi di questo piano vaccini. In molte Regioni manca il personale, le dosi sono quelle che sono e udite udite si continuano a promuovere bandi per convincere gli infermieri a vaccinare a titolo volontario. Vi sembra il modo corretto di affrontare l’emergenza?».

ROMA 19 APR 2021 – «I dati aggiornati al 16 aprile, del Consiglio dei Ministri, dicono che su un totale di 1.895.088 operatori sanitari, ovvero anche OSS, oltre che medici e infermieri, il 92,68% aveva ricevuto la prima dose ed è in attesa imminente della seconda, mentre il 75,65% aveva ricevuto già la seconda fiala. Ci sembra un dato illuminante. Ben 1.756.235 persone interessate hanno già ricevuto la prima dose di farmaco, mentre oltre 1 milione e 400mila operatori si sono visti già inoculare la seconda. Nella percentuale di chi non si è ancora vaccinato, il 7,32%, dovrebbero quindi rientrare, sino a prova contraria, anche i sanitari che si sono infettati con il Covid 19 e che sono in attesa che maturi il periodo finestra (che va da tre a sei mesi), e poi quelli che sono esonerati dall’obbligo vaccinale per motivi di salute, come prevede la legge, e quelli che si sono già prenotati, e che sono in attesa di ricevere la prima dose.

D’altronde è lo stesso Governo che, nel proprio report, li inquadra come “in attesa di prima dose”, quindi non come soggetti che hanno scelto di non vaccinarsi. E non vogliamo farlo certo noi, anche perchè ci risulta che sono tanti quelli che si stanno vaccinando ancora, e che dovrebbero pertanto ridurre ulteriormente questa percentuale. Ma al di la di tutto ciò, come mai Governo e Regioni si ostinano solo a richiamare l’attenzione su chi “avrebbe” scelto di non vaccinarsi facendo finta di non vedere ben altri problemi?

Perchè, ci chiediamo ancora, tra cronica carenza di personale e ritardi nell’approvvigionamento delle dosi, in Italia si continua a parlare così insistentemente di no vax? E mentre accade tutto questo, in Regioni come la Puglia, uno dei territori al momento in maggiore sofferenza per il riesplodere dei contagi, spunta un nuovo bando, della Protezione Civile, per reperire infermieri e medici “a titolo volontario”. Solo pochi giorni fa la stessa cosa avveniva in Sardegna.

E così che si affrontano le vere emergenze? Evitando di pagare i professionisti?».

Questo dice Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up.

«Governo e Regioni continuano a calcare la mano sulla questione dei no vax evidenziando, ogni volta che ce n’è l’occasione, il numero delle persone del comparto sanitario che risulterebbero ancora “in attesa di vaccino”.

Perchè non parlano, finalmente, di Regioni come Lazio, Lombardia, Abruzzo, Sardegna, Campania, Molise, Umbria. Valle d’Aosta dove risulta che tutti gli operatori interessati hanno ricevuto la prima dose di vaccino? E perchè, ci chiediamo noi, queste differenze abissali tra regioni? Cosa c’è che davvero non funziona? Ebbene nella stessa Puglia, “la propaganda” di Governo e Regione, mentre da una parte ci tiene ad evidenziare con il lanternino quale sia il numero operatori sanitari non ancora vaccinati, dall’altra ignora palesemente questioni che ci sembrano ora come ora più urgenti.

Abbiamo la amara sensazione che, ancora una volta, di fronte a problematiche ben più gravi, si soffi sulla brace per sollevare fumo attorno ai cittadini e non si miri al cuore delle del problema, cioè le questioni scabrose, quelle che richiedono soluzioni concrete.

Chi vuole distogliere l’attenzione dai problemi organizzativi? Perchè alcune Regioni a fronte dell’emergenza contagi ancora in corso, invece di organizzare un esercito di professionisti pagati come si deve per fare il proprio lavoro, cercano volontari per vaccinare? Dopo l’Emilia Romagna, dopo la Sardegna, anche la Puglia indice un bando per la ricerca di infermieri vaccinatori a titolo gratuito.

E poi c’è un nuovo caso, quello esploso nelle ultime ore con la “rivolta”, più che giustificata, di alcuni Ordini Professionali, che tirano in ballo l’intervento della FNOPI: mentre gli infermieri dipendenti da tempo si sono resi disponibili alla vaccinazione dei cittadini e ora c’è anche una normativa che sospende temporaneamente il vincolo di esclusività, la conosciamo tutti, il Ministro della Salute Speranza, dopo un incontro con il nuovo Presidente delle Regioni Fedriga, parrebbe che per vaccinare stia pensando di coinvolgere, con un protocollo d’intesa e previo corso FAD, le professioni che afferiscono alla Federazioni degli Ordini delle Professioni Sanitarie Tecniche, della Riabilitazione e della Prevenzione.

Tutto questo merita commenti? Aspettiamo di sapere come la FNOPI intende intervenire su questa materia delicata ed urgente, a tutela della professione e della qualità delle cure verso la collettività, e per bloccare sul nascere tali pericolosi intenti.

Insomma, chiosa De Palma, questo è il tempo di richiamare l’attenzione dei cittadini su come stanno veramente le cose. Non ci sono streghe da inseguire e operatori sanitari cattivi da condannare al rogo: c’è solo una battaglia da vincere, il prima possibile».

Ddl Zan: il rischio di cancellare la parola donna

 

Genova – Sesso e genere non sono la stessa cosaÈ sul sesso delle donne che si è fondata la millenaria oppressione sui loro corpi. Le discriminazioni sugli omosessuali, sui transgender, sui disabili vanno condannate ma non al prezzo di cancellare il sesso di più della metà della popolazione mondiale.
Ancora oggi 140 milioni di bambine subiscono la cliterectomia e questo solo a causa di avere un certo sesso biologico e non certo per appartenenza a un genere. Qui non si tratta di non far passare il DDL Zan, ma semplicemente di emendarlo per non aprire a un confusionale “identità di genere e al self identification” (basta che mi sento donna per dirmi donna e viceversa) che sarebbe una mutilazione simbolica del nostro sesso con  conseguenze più che concrete, del tipo: uomini che si sentono donne che gareggiano nella categorie femminili – sta già avvenendo – o che chiedono di accedere alle prigioni femminili o nei centri antiviolenza delle donne (anche questo sta già avvenendo).

Una parlamentare norvegese è stata querelata perché ha affermato che “solo le donne partoriscono” (come se gli uomini potessero partorire?) e in Inghilterra le linee guida mediche impongono parole tipo “mestruatore” o persona che mestrua. Questo è il risultato di norme scritte in questi Paesi dove il genere precede il sesso e non il contrario.

L’articolo 3 della nostra Costituzione recita così: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”. Questo articolo contiene già tutto e davvero non comprendo perché l’onorevole Zan e la compagine che sostiene il suo progetto di legge, non voglia parlare di transessualità al posto del generico identità di genere.

Un cieco o uno senza gambe o un trans o un omosessuale è una persona come tutti ma non gli si dice che ha le gambe, o che ci vede o che è etero, o che è uomo o donna a prescindere dalla sua transizione, per farlo sentire uguale ai ‘normali’.
Chi è normale? Non ci sono persone non normali, ci sono le persone e tutte sono degne di amore e di rispetto; questo il nodo centrale attorno al quale ogni comunità dovrebbe unirsi, ma amore e rispetto passano attraverso la riconoscibilità e la nominazione di tutte le differenze, a partire da quella più grande quella dimoformica. Chiamare le cose con il loro nome è amore e lo diciamo da madri, insegnanti politiche (etc.).
È la prima cosa che s’insegna ai figli, ai bambini a scuola, ai piccoli di una comunità. Se non si fa questo lavoro di nominazione non si può educare (da educere, tirare fuori) al discernimento.

Va aggiunto che nel DDL Zan vanno inclusi dei fermo restando:
il divieto di surrogazione di maternità, condannare l’utero in affitto non è omofobia,
e l’impossibilità vigente al cambio di documenti per semplice arbitrio individuale: opporsi alla self identification non è transfobia!

Il grande paradosso in cui ci troviamo invischiate noi donne oggi, è che “siamo costrette a batterci perché la parola ‘donna’, strettamente legata al nostro sesso biologico, non venga cancellata in nome del diritto di tutti e tutte a non sentirsi discriminati». Parole della stessa Rowling.
Dovrebbe infine far riflettere che questo disegno di legge è stato scritto da un uomo che rifiuta qualsiasi confronto con noi femministe che da mesi (ancora prima della discussione alla camera) chiediamo di essere audite, il che ci riporta al più becero patriarcato: le donne hanno diritto di parola solo e quando la loro parola è asservita al potere ma gli viene negata se è critica.
Insomma una legge che vuole essere a tutela dei e delle cittadine contro ogni discriminazione ne crea una più grande: quella verso le sue cittadine!

david-armi

Zaki, Regeni, profughi libici:
ma quali Draghi, siamo straccivendoli.

 

Il ministro degli Esteri Di Maio, con la sobrietà che gli è propria, si intesta il merito del ritiro del contingente militare Nato (compreso quello italiano) dall’Afghanistan.
Lo stesso ministro degli Esteri, assieme al Governo di cui fa parte, non riesce a far uscire dal carcere egiziano non un contingente, ma un singolo studente trapiantato a Bologna, Patrick Zaki, detenuto da un anno e due mesi a forza di detenzioni preventive, per un’accusa priva di qualunque fondamento.
Mario Draghi, alla domanda su come il Governo si atteggi di fronte alla richiesta di concedere la cittadinanza onoraria a Zaki, se la cava pilatesco dicendo che è una “iniziativa parlamentare”.

Mario Draghi è lo stesso che, la settimana scorsa, in visita al nuovo premier libico, ha lodato il contributo della Libia nei “salvataggi in mare”. Cito cosa ha scritto Paolo Pezzati di Oxfam (una delle più famose Ong) a proposito di questi ‘salvataggi’: “6.700 persone sono morte in mare e almeno 55.000 sono state intercettate e riportate in Libia dalla cosiddetta Guardia Costiera, di cui quasi 12.000 nel 2020 e la cifra record di oltre 5.900 da inizio 2021. Uomini, donne e bambini finiti in quei centri di detenzione (e non di “accoglienza”, come li chiama l’ex ministro Marco Minniti) dove abusi e torture da anni sono sotto gli occhi dell’opinione pubblica mondiale”.

Mario Draghi, infine, è lo stesso che, ripetutamente richiesto di dire la sua sullo sgarbo che il premier turco Erdogan ha fatto a Ursula Von Der Leyen, facendola prima stare in piedi, poi seduta in posizione defilata e a debita distanza dai due statisti uomini (tra cui il presidente del Consiglio Europeo Michel), si è lasciato sfuggire che Erdogan è un dittatore, ma che bisogna trattarci perchè “ne abbiamo bisogno”.

Nessuno è così idealista, o stupido, da pensare che Mario Draghi debba proclamare ai quattro venti che in Libia e in Egitto i diritti umani sono calpestati dalle istituzioni al potere così, solo per il gusto di farsi dire “bravo” per un filotto di dichiarazioni politicamente corrette, dopo quella sulla Turchia.
Si sa che la diplomazia agisce, non parla. Infatti non si pretenderebbe che parlasse come se fosse il portavoce di Amnesty International: Amnesty può utilizzare solo l’arma della denuncia e della pressione mediatica per perseguire i propri obiettivi, uno stato sovrano invece (sedicente ottava potenza industriale del mondo) dovrebbe avere altri mezzi per persuadere i “dittatori con cui bisogna trattare”  che, appunto, è il caso di trattare non solo su quante armi gli vendiamo, ai dittatori, ma anche su come devono rispettare i diritti di libera opinione senza incarcerare o ammazzare i presunti “oppositori”, che spesso sono ricercatori e studenti formatisi alle nostre università, come Giulio Regeni e Patrick Zaki.

“Bisogna trovare l’equilibrio giusto”, afferma Draghi. Quale sarebbe l’equilibrio giusto da raggiungere nel caso di Zaki, nel caso Regeni, nel caso Libia? Vendere all’Egitto un’altra nave da guerra, la Fremm, frutto della coproduzione Fincantieri e Leonardo, ex Finmeccanica? (a proposito, sapete cosa fa adesso Marco Minniti, ex ministro degli Interni dei decreti sicurezza che lo hanno fatto lodare da Salvini e Meloni? Il responsabile della fondazione che fa capo a Leonardo). Quale sarebbe l’equilibrio giusto con la Libia? in nome della ripresa di grandi contratti di politica energetica, per la costruzione di grandi infrastrutture, chiamare le torture “salvataggi”? Far intercettare, come ha fatto la procura di Trapani, i giornalisti che facevano inchieste sul traffico di esseri umani in Libia (e non solo, si badi, i colloqui con indagati, ma anche tra i giornalisti e i loro avvocati)?

Per trovare soluzioni a problemi enormi bisogna spesso sporcarsi le mani, ne convengo. Sono tutti bravi a dividere la realtà in bianco e nero dalle pagine di un articolo, ne convengo. Però una domanda me la faccio: a cosa serve la politica? Se la politica non opera delle scelte che possano modificare uno stato di cose in senso nemmeno umanitario, ma umano, e si occupa solo (solo) di mettere le mani sulle grandi commesse, sacrificando totalmente sull’altare degli affari qualunque altro diritto umano, e lasciando che la violenza e il sopruso financo verso propri cittadini regnino indisturbati, a cosa serve?
A cosa serve la diplomazia?
La diplomazia non è la capacità di convincere con educazione dei dittatori sanguinari che devono essere meno cattivi. Non è mica questo. La diplomazia è la capacità di esercitare, con discrezione e fermezza, il peso delle proprie armi economiche per ottenere il rispetto dei diritti della persona. Invece noi, la realpolitik sembriamo interpretarla solo in maniera subalterna: siccome dobbiamo fare affari con loro, allora dobbiamo evitare di rompere i coglioni. Ma anche loro devono fare affari con noi, diamine. Possibile che la nostra diplomazia non riesca ad imporre mai alcune delle proprie condizioni alla conclusione di affari che si immaginano profittevoli anche per i dittatori?

Dispiace rilevare come anche sotto il premierato di un uomo che si è guadagnato una statura internazionale, come Draghi, la politica estera del nostro paese dimostri la statura di uno straccivendolo che cerca di convincere un cliente capriccioso e stronzo a comprare i suoi stracci.

Negazionismo scientifico e le compagnie di tabacco

 

È comune che chi non si sente a proprio agio con alcune teorie scientifiche applichi la propria cartina tornasole ideologica a un’area di indagine. Spesso il punto di partenza è l’idea sbagliata che, se gli scienziati raccogliessero sufficienti prove, potrebbero provare al cento per cento una teoria; ma in realtà è sempre possibile che qualche dato futuro la possa confutare. Gli scienziati quindi devono ammettere che anche le loro spiegazioni più forti non possono essere offerte come verità, ma come credenze giustificate dalle prove. Questa presunta debolezza è spesso sfruttata per far perdere di autorevolezza le scoperte scientifiche. A volte non si tratta di semplice rifiuto personale nel credere a qualche teoria, ma di veri e propri attacchi costruiti e programmati da gruppi che vogliono rendere poco credibili teorie contrarie ai loro interessi, anche se si è già giunti ad un comune consenso da parte della comunità scientifica.
Secondo Pascal Diethelm e Martin McKee in Denialism: what is it and how should scientists respond?(2009), il negazionismo scientifico presenta cinque caratteristiche distintive; ogni singolo caso può averne solo alcune, o ciascuna in misura diversa, ma sono ricorrenti e occorre conoscerle. La prima è una variante della teoria del complotto, “l’inversionismo”, ovvero quando il gruppo che effettivamente sta tramando un complotto addita tale colpa a chi sostiene la tesi che vogliono demolire.
La seconda è “chiamare in causa falsi esperti”, ovvero individui che pretendono di essere esperti in una particolare area ma le cui opinioni sono del tutto incoerenti con le conoscenze consolidate; ciò è spesso integrato dalla denigrazione di esperti e ricercatori affermati.
La terza è la “selettività”, ovvero scegliere un singolo contenuto (ad esempio un articolo) che vada nel senso contrario al consenso generalizzato su un tema e usarlo per rifiutare il complesso dei risultati delle ricerche condotte.
La quarta è “la creazione di aspettative impossibili” su ciò che la ricerca può offrire, cioè ciò che si è accennato sopra: pretendere un grado di certezza che è estraneo alla pratica e al linguaggio degli scienziati, continuando così a illudersi dell’assenza di un consenso. Infine, la quinta è l’uso di false dichiarazioni ed errori logici, come l’uso di argomenti-fantoccio, false analogie, attacchi ad hominem, ecc.

In genere la negazione della scienza è lanciata da chi ha qualcosa da perdere in senso economico o ideologico e proseguita anche da coloro che vengono coinvolti nella campagna di disinformazione. Ari Rabin-Havt nel libro Lies, Incorporated (2016) tratta di post-truth politics, considerando come l’attività lobbystica e le menzogne finanziate dalle imprese abbiano influenzato le posizioni politiche sul cambiamento climatico, le armi da fuoco, l’immigrazione, l’assistenza sanitaria, il debito pubblico, la riforma elettorale, l’aborto e il matrimonio gay. Il libro comincia con un caso esplicativo, che è quello della lotta a favore del fumo.

La storia di questa lotta iniziò il 15 dicembre 1953, quando i capi delle quattro principali compagnie di tabacco dell’epoca (American Tobacco, Benson & Hedges, Philip Morris e US Tobacco) e i CEO di RJ Reynolds e Brown & Williamson si riunirono al Plaza Hotel di New York City per capire cosa fare alla luce di un disastroso articolo scientifico pubblicato da poco, che collegava il catrame delle sigarette al cancro nei topi di laboratorio. L’articolo attirò un’intensa attenzione da parte dei media e mise in luce i rischi per la salute associati al fumo. Tale ipotesi era già stata formulata negli anni Dieci del Novecento; i risultati divennero però più conclusivi tra gli anni Cinquanta e Sessanta.
Le compagnie di tabacco avevano sempre studiato come rubarsi i clienti a vicenda, ma il leader del summit John Hill (fondatore della leggendaria azienda di pubbliche relazioni Hill & Knowlton) consigliò di assumere un approccio unitario per combattere la scienza, attraverso la sponsorizzazione di messaggi “pro-sigaretta” utilizzando la parola “ricerca” per dare la parvenza di una contro-argomentazione scientifica. Così Hill & Knowlton delineò un piano redigendo un white paper.
Le compagnie di tabacco finanziarono l’iniziativa attraverso il neocostituito Tobacco Industry Research Committee (TIRC).

Nel gennaio 1954 venne pubblicato un annuncio pubblicitario (cit. in Rabin-Havt, 2016, p. 36) in più di quattrocento giornali statunitensi, che affermava:
“1. Che la ricerca medica degli ultimi anni indica molte possibili cause di cancro ai polmoni.
2. Che non c’è accordo tra le autorità su quale sia la causa.
3. Che non ci sono prove che il fumo di sigaretta sia una delle cause.
4. Che le statistiche che pretendono di collegare il fumo di sigaretta con la malattia potrebbero applicarsi con uguale forza a uno qualsiasi dei molti altri aspetti della vita moderna. Infatti la validità delle stesse statistiche è messa in dubbio da numerosi scienziati”.
L’annuncio proseguiva descrivendo le attività del gruppo:
“1. Stiamo promettendo aiuto e assistenza allo sforzo di ricerca in tutte le fasi dell’uso del tabacco e della salute. Questo aiuto finanziario congiunto andrà ovviamente ad aggiungersi a quanto già fornito dalle singole società.
2. A tal fine stiamo costituendo un gruppo industriale misto composto inizialmente dal sottoscritto. Questo gruppo sarà conosciuto come COMITATO DI RICERCA DELL’INDUSTRIA DEL TABACCO (TIRC).
3. Responsabile delle attività di ricerca del Comitato sarà uno scienziato di impareggiabile integrità e di fama nazionale. Inoltre ci sarà un comitato consultivo di scienziati disinteressati all’industria delle sigarette. Un gruppo di illustri uomini della medicina, della scienza e dell’istruzione sarà invitato a prestare servizio in questo consiglio. Questi scienziati consiglieranno il Comitato sulle sue attività di ricerca”.

Secondo Hill & Knwolton il messaggio raggiunse più di 43 milioni di persone. Come possiamo vedere, già in questa prima pubblicità è presente la quarta caratteristica del negazionismo scientifico, ovvero puntare sulla mancanza di certezze assolute e creare una falsa controversia, convincendo i media che esistono due lati della storia, generando confusione nel pubblico e dissuadendo i politici dal danneggiare gli interessi economici dei produttori di tabacco. Se leggiamo i resoconti più dettagliati possiamo vedere come nelle varie azioni della campagna siano presenti tutte e cinque le caratteristiche.
Le attività del TIRC continuarono fino al 1964, quando i dati scientifici contro il fumo divennero così convincenti che ogni pacchetto di sigarette dovette applicare il famoso avvertimento. Il TIRC però si trasformò nel Council for Tobacco Research, che continuò a operare fino al 1998, anno in cui chiusero come parte di un accordo da 200 miliardi di dollari che li proteggeva da future cause legali. Meno di un decennio dopo, le compagnie di tabacco sono state ritenute colpevoli di frode ai sensi dello statuto federale sulle truffe (RICO) per aver cospirato per nascondere ciò che si sapeva sul fumo e cancro già dal 1953.
Tuttavia ormai le strategie usate da queste compagnie erano chiare nella loro efficacia, e così vennero riciclate durante le successive battaglie, tra cui quella contro il cambiamento climatico.

Sul tema puoi leggere:
Diethelm, P. e McKee, M. (2009). Denialism: what is it and how should scientists respond?, European Journal of Public Health, 19 (1), 2–4, DOI: https://doi.org/10.1093/eurpub/ckn139.
McIntyre, L. (2018). Post Verità. Trad. it. di A. Lanni. Torino: UTET Università, 2019.
Rabin-Havt, A. e Media Matters for America. (2016). Lies, Incorporated: The World of Post-Truth Politics, Trad. mia. New York e Toronto: Anchor Books.