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Milano, 04 gennaio 2022 – L’Italia continua a crescere, tanto da essere definita negli ultimi mesi come il motore dell’industria europea. Il 2021, infatti, si chiude con il Pil al +6,3% e i più recenti dati Istat vedono per l’industria italiana un incremento congiunturale del +2,8%, con un conseguente aumento di fatturato del +16,9%. È un buon momento per il tessuto produttivo del Paese, come confermano anche i dati dell’ultimo Osservatorio MECSPE, dove ben sette imprenditori su dieci si dichiarano soddisfatti. È proprio in questo clima di ottimismo che si inserisce la 20ᵃ edizione di MECSPE, la fiera più importante in Italia dedicata alla manifattura e organizzata da Senaf, in programma dal 9 all’11 giugno a BolognaFiere. Una manifestazione che riparte dai numeri positivi della scorsa edizione, che ha visto la presenza di 48.562 visitatori e l’adesione di 2.024 aziende in fiera (numero di espositori di fiere
industriali più alto in Europa nel 2021).
Si conferma anche per la nuova edizione la presenza della Fabbrica Senza Limiti, un’area innovativa che si concentrerà su tre temi fondamentali: diagnostica predittiva, alleggerimento ed efficientamento
energetico. Riuscire a prevenire le cause che possono provocare interruzioni nella produzione o ritardi nelle consegne, con conseguenti perdite economiche, è sempre più importante. L’interruzione di attività, infatti, è una delle principali preoccupazioni menzionate dagli imprenditori (indicate dal 45%), come emerge dal report Risk Barometer di Allianz Global Corporate & Specialty. Inoltre, diventa cruciale nel processo di produzione usare materiali sempre più leggeri in modo da rendere il processo il più sostenibile possibile e ottimizzarne l’efficienza energetica, ottenendo così un notevole risparmio sul fronte dei consumi. Una sorta di circolo virtuoso che vedrà protagoniste le “macchine” e i software.
Ma nel 2022 non mancheranno gli approfondimenti sui temi di più ampio respiro per il manifatturiero italiano e che hanno reso MECSPE una manifestazione unica per gli imprenditori: digitalizzazione, sostenibilità e formazione sono e saranno i punti cardine per promuovere la crescita in ottica Industria 4.0 e per attrarre i giovani verso la “nuova fabbrica”, sempre più evoluta e “digitale”. In sintesi, in linea con le esigenze delle nuove generazioni.
Sempre in ottica di formazione e innovazione, ampio spazio sarà dedicato ai Competence Center,
introdotti dal MISE nel 2018 nell’ambito del Piano Nazionale Industria 4.0 al fine di assistere le imprese su aspetti quali formazione, digitalizzazione e sviluppo dell’innovazione 4.0. In questo contesto MECSPE offre la possibilità di conoscere da vicino le realtà che si occupano di supportare le imprese nella transizione digitale e nello sviluppo di tecnologie innovative e altamente competitive sul mercato nazionale e internazionale. Tutto questo attraverso attività di orientamento, formazione e progetti innovativi in ambito Industria 4.0. Nonostante le potenzialità di questi strumenti, c’è tanto da fare: l’Osservatorio MECSPE mostra infatti che solo il 4% delle imprese ha collaborato con Competence Center o Digital Innovation Hub e che il 21% non li conosce affatto, sebbene oltre un terzo degli intervistati riconosca ai Competence Center la capacità di essere un buon supporto per le imprese nella costruzione e sperimentazione di progetti di Industria 4.0.
Un’edizione, quella del 2022, sempre più ricca e rinnovata nei contenuti, che vedrà l’affiancamento a METEF, l’expo internazionale per l’alluminio, la fonderia metalli e le tecnologie dei materiali innovativi e alternerà momenti espositivi a momenti dimostrativi, come nelle Piazze tematiche (Progettazione e Design, TMP, Start- up Factory) o negli innumerevoli momenti formativi e informativi (Simulation Summit o il Solution Award) per essere vicina alle esigenze delle aziende e degli imprenditori.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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