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Da ufficio stampa Ripartizione Marketing e Comunicazione Unife

Migliora la salute del Delta del Po. Lo rivela uno studio Unife
Dal cielo, due grandi satelliti vegliano da decenni sulla salute del Delta del Po, fornendo notizie confortanti. Lo rivela lo studio internazionale condotto dal Prof. Paolo Ciavola e dal Dr. Andrea Ninfo, del Dipartimento di Fisica e Scienze della Terra dell’Università di Ferrara, insieme al Prof. Paolo Billi dell’Università di Tottori in Giappone.
L’analisi dei dati raccolti in quasi 50 anni dai satelliti americani (Landsat), aggiornati con quelli più recenti dei satelliti Sentinel dell’Unione Europea, hanno evidenziato che il Po ha ripreso a portare sedimenti a mare, un segno positivo per la sopravvivenza del suo tratto finale. Lo studio è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista Scientific Reports.
“Dal dopoguerra il Delta del Po ha sofferto di una progressiva diminuzione della quantità di sedimenti portati sino alle foci, in seguito a interventi sui bacini montani e prelievi di acqua – spiega Ciavola – . Nello stesso periodo, il Delta è stato interessato da subsidenza generata da estrazione di fluidi dal sottosuolo. Ciò ha provocato cambiamenti nella sua morfologia e un aumento delle zone soggette a inondabilità”.
Racconta il Prof. Ciavola “Queste nuove osservazioni dimostrano che una politica oculata di gestione del fiume su tutto il bacino, dalla fonte alla foce, è lo strumento migliore che abbiamo per aiutare il Grande Fiume”.
“Sino ai tardi anni ‘70 si era arrivato addirittura a prelevare inerti dal letto del fiume, pratica ora vietata, togliendo “aria respirabile” al Po. Il fiume si è trovato in affanno per decenni – prosegue Ciavola -. Nuove osservazioni hanno evidenziato che alla bocca principale del Delta si sono andate formando nuove secche emegenti sopra il livello del mare che rimangono anche dopo periodi di mareggiate, alimentando le spiagge vicine. Un segnale che lascia ben sperare”.
“Questo non vuol dire che la vulnerabilità del delta si sia azzerata: rimane un territorio esposto ad alluvione marina e fluviale e dovremo pianificare la risposta a lungo termine alle variazioni climatiche, considerando anche l’abbandono di territori troppo a rischio” conclude il Professore.

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UNIVERSITA’ DI FERRARA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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