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Al dunque questa amministrazione comunale svela tutta la sua sciatteria. La gestione della cultura appaltata all’impresa dei fratelli Sgarbi e al loro inner circle, esternalizzazione dei servizi bibliotecari ed educativi, l’Istituzione dei servizi educativi, scolastici e per le famiglie da smantellare come un vecchio arnese per fare spazio al niente.

Il recente scivolone sull’inceneritore di Hera è rivelatore, perché denuncia l’assenza di visioni di prospettiva circa il futuro della nostra comunità cittadina. Il sindaco, invece di rendere conto di come la sua amministrazione sta operando per realizzare gli obiettivi di sviluppo sostenibile indicati dall’Agenda 2030 dell’ONU, mostra di avere il fianco scoperto, resta afono e ricorre al Presidente della Repubblica e al Consiglio di Stato.

Tra i target dell’agenda ci sono anche l’istruzione, l’educazione, la cultura in quanto condizioni fondamentali oggi per costruire qualsiasi domani. La complessità del presente, le incognite di ciò che non possiamo prevedere impongono una ricerca continua, un bisogno costante di acquisire nozioni nuove. Dovremmo, dunque, crescere tutti in una comunità preoccupata e sempre più attrezzata per questo, senza superficialismi, consapevoli che non esiste un sapere dato per sempre, ma piuttosto un sapere in continuo divenire che accompagna le nostre vite. Non ci sono più i catechismi da apprendere a memoria e neppure enciclopedie da consultare al momento del bisogno, ma problematiche sempre nuove, che mettono in discussione le competenze già acquisite.

E allora toccare biblioteche e servizi educativi senza avere un progetto di alta qualità e di vasto respiro è da sciocchi, come è da sprovveduti pensare di risparmiare sulla cultura, non quella degli eventi, ma quella delle persone, in particolare delle generazioni che verranno e di quelle che stanno crescendo.

Avremmo bisogno di irrobustire biblioteche ed istituzioni educative, anziché renderle più fragili e precarie; l’esperienza della pandemia ha messo in evidenza la necessità di mettere in rete sul territorio scuole, istituzioni culturali, servizi educativi, risorse culturali e del terzo settore. Questa rete non c’è e nessuno la sta disegnando. Nessuno neppure l’immagina e la prospetta, come se ogni presidio culturale del territorio fosse una realtà a se stante.

Un ferrarese come noi, ora ministro dell’istruzione del nostro paese, ha proposto i patti educativi di territorio. Cosa sono se non l’invito a creare sinergie tra scuole, biblioteche, istituzioni culturali, chiedendo alle scuole e al sistema delle istituzioni culturali di aprirsi a funzioni e servizio più ampi, nuovi rispetto a quelle strettamente istituzionali. Si tratta di ridisegnare i propri profili, di inventarsi modi nuovi di essere scuola sul territorio, come di essere biblioteca, museo, istituzione culturale, superare la prassi cattedratica delle scuole, come la vocazione preminentemente conservativa di biblioteche, archivi e musei. Divenire autentiche “piazze del sapere” per citare un bellissimo libro di Antonella Agnoli, edito da Laterza. [Vedi qui]

Chi è che si deve fare promotore di tutto questo, mettersi alla testa di un progetto nuovo che veda formazione e saperi come un affare corale, collettivo, permanente, non relegato alle liturgie delle scuole o delle istituzioni culturali, che rompa con le ritualità tradizionali paralizzanti? Una sfida alta di idee e di idealità, che dovrebbe vedere la discesa in campo dell’amministrazione comunale, almeno con i suoi assessori all’istruzione e alla cultura, anziché assistere ai balbettii di assessori impacciati, incapaci di immaginare il nuovo, perché impreparati, ridotti a passa carte del loro sindaco.

Le risorse per i patti educativi di territorio ci sono tutte, ciò che manca è l’adeguatezza di questa Giunta che farà perdere alla nostra città un’importante occasione, a danno soprattutto dei suoi giovani, grandi e piccoli, la possibilità di aprire una finestra su prospettive nuove tutte da costruire e percorrere.

Ci sono dati che ci dovrebbero preoccupare, di cui avremmo dovuto sentire parlare l’assessora all’Istruzione, la quale dovrebbe avere cura di occuparsi della scolarità dei nostri giovani e quindi anche della dispersione scolastica.
I dati dell’Istat sono preoccupanti, non conosciamo i dati della città, ma nella nostra provincia l’abbandono scolastico è al 19%, contro il 15% regionale, il 10% come obiettivo dell’Europa entro il 2020. Il dato cresce al 25% con picchi al 30% nei comuni più a Est, abbandono che riguarda soprattutto i ragazzi rispetto alle ragazze.
Dati che due anni di pandemia hanno fatto ulteriormente lievitare, bisognerebbe guardarsi intorno e capire che cosa è avvenuto nelle nostre realtà, quanti giovani, ragazze e ragazze stiamo rischiando di perdere.

Considerazioni queste che, se fatte, avrebbero dovuto suggerire alla Giunta comunale di non toccare presidi importanti per l’istruzione e la formazione come le biblioteche di quartiere, le quali vantano un ruolo importante nell’integrazione dell’offerta formativa delle scuole, da migliorare, aggiornare e ampliare, da reinventare anche, non certo da interrompere o ancora peggio smantellare.

Con disinvoltura si pone fine all’Istituzione dei servizi educativi, scolastici e per le famiglie che ha dimostrato di essere fondamentale per garantire integrazione, pari opportunità di crescita e di realizzazione a tutta la nostra infanzia e adolescenza. Nel mentre nulla viene detto da parte dell’assessora all’istruzione in merito al Sistema integrato di educazione e istruzione zero-sei.

Eppure la frequenza sempre più numerosa dei nidi e delle scuole d’infanzia è fondamentale, dovrebbe essere un obiettivo da perseguire per combattere le diseguaglianze, gli svantaggi di partenza cause prime della dispersione scolastica, per rimuovere, secondo il dettato costituzionale, gli ostacoli di ordine economico e sociale, che impediscono il pieno sviluppo della persona umana.

Avremmo bisogno di curare le parole della crescita, della crescita dei nostri piccoli, dei giovani e della città. Le parole dei saperi, delle conoscenze, le parole delle pari opportunità che permettono di rimuove gli svantaggi di partenza, che consentono di crescere uguali con le stesse possibilità, con la forza di credere nel proprio futuro da realizzare, anziché arrendersi, abbandonare la strada e ritirarsi in se stessi.
Crescere con le parole giuste quelle dell’istruzione, dei saperi, delle conoscenze, delle letture fondamentali, quelle degli incontri con gli altri, delle relazioni, quelle che apprendi nelle piazze del sapere che sono le biblioteche, la rete dei luoghi di formazione dai nidi alle scuole. Parole che questa amministrazione comunale dimostra di non saper pronunciare e nemmeno immaginare.

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Giovanni Fioravanti

Docente, formatore, dirigente scolastico a riposo è esperto di istruzione e formazione. Ha ricoperto diversi incarichi nel mondo della scuola a livello provinciale, regionale e nazionale. Suoi scritti sono pubblicati in diverse riviste specializzate del settore. Ha pubblicato “La città della conoscenza” (2016) e “Scuola e apprendimento nell’epoca della conoscenza” (2020). Gestisce il blog Istruire il Futuro.


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