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Che la geopolitica entri nella case degli italiani con le bollette? Il Donbass è un’area dell’Ucraina al confine con la Russia dove i russi sono in maggioranza ed esistono forti spinte indipendentiste dall’Ucraina (favorite dalla Russia).
A novembre è terminato il gasdotto russo Nord Stream 2 che arriva dal mar Baltico (senza passare per l’Ucraina) in Germania, che ha fortemente voluto, ma che non vogliono gli Usa, i maggiori produttori mondiali di gas (da scisto-fracking) che venderebbero via nave ma che costa almeno il doppio di quello russo (da 20-30 centesimi a 70) e più inquinante.
Ma la contesa non è commerciale è “strategica”. Per George Fridman (consulente del Governo Usa, Intelligence Agency Stratfor) gli Usa temono un’alleanza tra una Germania-Europa ricca di tecnologie e capitali e una Russia ricca di materie prime e manodopera.
Da sempre gli Usa non vogliono che l’Europa si rafforzi con un’alleanza con la Russia (divide et impera).

I contratti “spot” (a breve) sul gas sono saliti alle stelle, ma quelli a lungo termine (anche di Eni con la Russia) che “tirano” 2/3 del gas sono sempre a 20-30 centesimi al m.cubo (i prezzi reali sono privacy), che vengono però venduti agli ignari consumatori (italiani) ai prezzi “spot”.
Così Eni prevede 14 miliardi di extraprofitti nel 2022 e ne ha fatti 4,7 nel 2021, le bollette vanno alle stelle e gli italiani in bolletta e continuano a vivere nella “bolla” di quello che dice la propaganda mainstream (sulla guerra, sulla pandemia, sulle bollette e quant’altro).
Del resto l’informazione è il 5° potere. Non è quindi escluso che insieme al conflitto Usa-Russia (che vuole stati “cuscinetto” alla sua frontiera) ci sia (dietro le quinte) un conflitto Usa-Europa, dove a farne le spese sono i cittadini (specie italiani) non avendo il Governo fatto nulla per una seria autonomia energetica.

La stima di Arera (Autority energia) è che la bolletta elettrica cresca nei primi 6 mesi del 2022 del 131% (da 20 a 46 centesimi/kWh, tasse incluse) e quella del gas del 94% (da 70,7 a 137,3 al metro cubo).
E già c’era stato un aumento nel 2020 sul 2019 del gas del 40%.

In realtà gli aumenti sono molto maggiori (come dice la bolletta di Nicola Cavallini, vedi il suo articolo su questo giornale Qui ) e differenziati (per es. Hera gas a gennaio costa 158 cent (non 137) e quindi l’aumento non è del 94% ma del 123%. Il futuro è incerto, perché “dovrebbero calare del 10-20-30%, cioè rimanere ad un livello da incubo.

Secondo le stime della Cgia, famiglie e imprese dovranno farsi carico nel primo semestre 2022 di un amento di 33,8 miliardi solo per luce e gas, con un’inflazione già al 5,3% (che si prevede salga al 7%), una famiglia di 3 persone si deve quindi attendere un incremento di circa 1.500/3.000 euro in un anno, con un ulteriore impoverimento.
La qualità della vita (welfare, inquinamento, restrizioni da pandemia e depressioni,…) è già in caduta libera da vari anni (e ha avuto una batosta senza precedenti negli ultimi due) e ciò spiega il sentiment di sfiducia (e rabbia) che cova tra gli elettori per un modello socio-economico che deteriora la “buona vita” di un tempo, che proprio non c’é più.

Protestare diventerà più complicato se per pochi studenti si mobilitano legioni di poliziotti che manganellano. E si fa di tutto per nasconderlo, anzi si dice che in Europa noi siamo i “migliori”.

L’aumento della spesa sul 2019 per gas e luce è di 44,8 miliardi (di cui 15,4 per le famiglie e 29,4 per le imprese). La somma di tutte le misure adottate dal Governo per ridurre i costi è di 11 miliardi (legge di bilancio+decreto precedente+quello attuale di 5,5 miliardi), gli altri 33,8 li pagheranno famiglie e imprese. Il Governo dunque sterilizza un quarto degli aumenti.

Cosa hanno fatto gli altri Paesi? Spagna e Francia hanno imposto un “tetto” massimo agli incrementi, Portogallo, Polonia, Grecia, Estonia hanno previsto forti sconti o azzerato quelli di rete e rinviato gli aumenti.
In Gran Bretagna il problema non si pone perché gli approvvigionamenti sono sicuri e il costo di gas e luce è il 30% di quello dell’Italia (per 40% da fonti rinnovabili, 38% da gas naturale, 16% da nucleare, 2,7% da carbone, 3% da altro).

In UK il Governo si occupa di cose strategiche, come dovrebbero fare tutti i Governi (e a maggior ragione l’Europa).
Il Governo italiano poteva fare di piu? Beh, oltre a prendere 1,5 miliardi dalle aziende che producono energie rinnovabili, avrebbe potuto prenderne molti di più da Eni che in 2 anni farà quasi 20 miliardi di extra profitti (proprio per il gas).
Eni ha contratti di lungo periodo (per almeno 2/3 delle forniture) a 20-30 centesimi (a gennaio lo paghiamo in bolletta come materia prima 129 centesimi).

Putin ha detto un mese fa in video conferenza (si può vedere su Youtube) che ci darebbe il gas anche a meno se solo fossimo un po’ più indipendenti dagli Americani….
Così gli sconti potrebbero aumentare e i pagamenti essere dilazionati. Inoltre si potrebbe cogliere l’occasione per cambiare la tariffazione del gas e della luce, facendole diventare (come quella dell’acqua), un bene essenziale (con Iva ridotta al 5% in modo permanente, com’è già negli altri paesi da anni), in modo che una quota minima (vitale) diventi un “bene comune” con una tariffa a basso costo e poi con incrementi proporzionali ai consumi, in modo anche da incentivare famiglie e imprese a consumare meno in un’ottica di sostenibilità. Oggi la tariffa del gas è quasi uguale (anzi ad un certo punto più consumi meno costa al metro cubo).

Infine doveva essere più lungimirante la politica nazionale (o europea?) di approvvigionamento di lungo periodo evitando i contratti spot oggi salatissimi e differenziare le fonti per un Paese (si sa) povero di materie prime. Ma a pagare sono sempre i cittadini mai manager o ministri.

L’Italia ha inoltre la più estesa dotazione geotermica del mondo, ma questo prevede Governi (e partiti) che si occupino delle cose strategiche e importanti dei cittadini e la sfiducia nasce se ci si occupa solo del contingente e non c’è visione di lungo periodo.

Come per altre cose (che non siano cibo e sole) anche per le bollette di gas e luce l’Italia non è affatto il paese “migliore”, come quasi tutta la stampa mainstream cerca di accreditare (del resto è comprensibile per chi si occupa di propagandare, nonostante la contraddizione di essere più global che patrioti).
E lo abbiamo visto con la pandemia dove si fa credere che siamo stati i ”migliori” (de che?). Verrà il tempo dei consuntivi (quelli veri) da cui risulterà che abbiamo avuto le maggiori restrizioni (dalle scuole ai negozi, alle imprese, con pass vaccinali e impedimenti al lavorare un milione di non vaccinati –unici nel mondo-), creato una divisione sociale assurda, con la logica di “divide et impera”, col risultato di avere uno dei maggiori tassi di mortalità in Europa.

L’Economist (di proprietà di Exor, famiglia Agnelli/Elkann) aveva titolato a fine anno “Italia paese dell’anno” (2021), ma un successivo articolo (ovviamente non riportato) ci ha ridimensionato facendo notare che il Pil era cresciuto del 6,4%, ma che l’inflazione a gennaio 2022 è 5,3% e quindi la crescita reale è dell’1%, che abbiamo però aumentato il debito pubblico moltissimo (+20% del Pil), che l’occupazione cresce poco (e per metà è a tempo determinato), che il potere d’acquisto delle famiglie si è ridotto di 0,2%, mentre in quasi tutti i paesi europei è cresciuto e quindi ci colloca ora al 16° posto su 27.

Ma come diceva il professor Zenezini l’ ”importante è che la gente ci creda”. Lo stesso Economist (Democracy Index 2021) non ci considera tra le “piene democrazie” (solo 21 paesi al mondo, tra cui 12 europei), ma tra le “democrazie imperfette” (36° posto al mondo)…per diventare i “migliori” abbiamo ancora tanta strada da fare (ma se a raccontarcela ci fa stare meglio, va bene così).

Nell’immagine, la bolletta di una famiglia inglese in un appartamento di 70 metri quadri e 3 persone da cui si desume che il prezzo del gas al metro cubo in febbraio 2022 è si 37 cent di sterline (pari a 45 cent di euro) tutto incluso con iva al 5%, pari al 29% del prezzo italiano. Quello di Hera gas è infatti di 158 cent di euro al metro cubo (a gennaio 2022).

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Andrea Gandini

Economista, nato Ferrara (1950), ha lavorato con Paolo Leon e all’Agenzia delle Entrate di Bologna. all’istituto di studi Isfel di Bologna e alla Fim Cisl. Dopo l’esperienza in FLM, è stato direttore del Cds di Ferrara, docente a contratto a Unife, consulente del Cnel e di organizzazione del lavoro in varie imprese. Ha lavorato in Vietnam, Cile e Brasile. Si è occupato di transizione al lavoro dei giovani laureati insieme a Pino Foschi ed è impegnato in Macondo Onlus e altre associazioni di volontariato sociale. Nelle scuole pubbliche e steineriane svolge laboratori di falegnameria per bambini e coltiva l’hobby della scultura e della lana cardata. Vive attualmente vicino a Trento. E’ redattore della rivista trimestrale Madrugada e collabora stabilmente a Periscopio.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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