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Una donna italiana in stato di delirio è stata fermata con due bambine nella stazione di una grande città. Lì vivevano da alcuni giorni allo sbando. Le bimbe, palesemente denutrite, sono state affidate a una famiglia che le ha accolte mentre alla mamma è stato chiesto di riprendere le cure che aveva interrotto.

Binario 3

Mille treni sono lenti, uno solo va veloce.
Io batto i denti, non ho più voce.
Va forte il treno, lo guardo sfrecciare.
Solo il cielo è sereno. Sogno di scappare,
di sentirmi cercata e iniziare il viaggio
col tenente o la tata che troverà il coraggio.
Più coraggio di me, che ho un coraggio bambino.
Mi risveglio sul tre e vi faccio un inchino.
Vedo i treni partire, noi qui ferme in stazione.
Troppe cose da dire, tanta la distrazione.
Cinque anni soltanto, qui viviamo da poco
e mi resta il rimpianto del mio cane e del gioco
che è rimasto in paese mentre mamma ci guida,
ci riempie di offese, ci strattona e ci sgrida.
Beve forte mia madre e non cucina per niente
picchia forte mia madre, non mi vede, non sente.
Più nemmeno sa il volto di un signore che un giorno,
con lei poco coinvolto, ci ha portate nel mondo.
Qui si dorme all’aperto ma io sogno ugualmente:
era in corso un banchetto, c’era pieno di gente.
Era il mio compleanno – sono incerta sul giorno –
io non ero in affanno, cominciava il ritorno.
Mi aspettava un bel pranzo, un abbraccio, una doccia.
Si riscrive il romanzo, la mia vita che sboccia
nella nuova dimora dove ci hanno portate,
dove infine s’impara a esser bimbe, e amate.
Penso, a volte, alla mamma anche se non la vedo.
Mi vorrebbe, la mamma, anche se non le credo.
È la fine del mondo questo sogno incantato.
Dopo un bel girotondo ci mangiamo un gelato?

A chi esagera con la retorica sull’unità familiare o esalta i legami di sangue bisognerebbe proporre di vivere per qualche settimana al binario 3, non come persona adulta ma come bambino o bambina. Il terzo della covata. Vivere, osservare e tacere, e poi ricominciare daccapo.

CONTRO VERSO, la rubrica di Elena Buccoliero con le filastrocche all’incontrario, le rime bambine destinate agli adulti, torna su Ferraraitalia  il venerdì. Per leggere i numeri precedenti clicca [Qui]

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Elena Buccoliero


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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