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da: Circolo Culturale Amici della Musica “Girolamo Frescobaldi” Ferrara

FERRARA – Dopo gli appuntamenti dedicati alla musica leggera e al jazz, Musica a Marfisa d’Este in Corso Giovecca 170, torna alla musica classica; infatti sabato 30 luglio 2016 alle ore 21,15 il quintetto formato da Claudio Miotto (clarinetto), Roberto Carnevale e Anna Carrà (violini), Francesca Fogli (viola) e Valentina Migliozzi (violoncello) proporrà due autori quali Wolfgang Amadeus Mozart (Quintetto per clarinetto e archi in La maggiore K.581) e Johannes Brahms (Quintetto per clarinetto e archi in Si minore Op.115).
Claudio Miotto, diplomato in clarinetto nel 1984 presso il Conservatorio “G. Frescobaldi” di Ferrara, si è perfezionato con Ciro Scarponi, Guido Arbonelli e Fabrizio Meloni e si è distinto in 8 concorsi nazionali ed internazionali. Insegna clarinetto presso le Scuole ad indirizzo musicale “De Pisis” e “Bonati” di Ferrara.
Roberto Carnevale, nato a Borgomanero nel 1989, si è diplomato presso il conservatorio “G.Frescobaldi” di Ferrara con il maestro Marco Lorenzini e in seguito ha conseguito il diploma accademico di II livello col massimo dei voti presso il conservatorio “G.B. Martini” di Bologna. Suona un violino Marino Capicchioni del 1954.
Anna Carrà ha iniziato lo studio del violino seguendo il metodo Suzuki, all’età di cinque anni, con l’insegnante Ines Armanino, proseguendo gli studi al Conservatorio “G. Frescobaldi” di Ferrara sotto la guida del M° Roberto Anedda. È attualmente iscritta al Biennio di II livello al Conservatorio “A. Boito” di Parma nella classe del M° Luigi Mazza.
Francesca Fogli si è diplomata in viola presso il Conservatorio “G.Frescobaldi” di Ferrara nel 2015. È attualmente iscritta presso il Conservatorio “G.B.Martini” di Bologna e frequenta il Biennio di Viola nella classe del M° Antonello Farulli.
Valentina Migliozzi si è diplomata in violoncello con il massimo dei voti al Conservatorio “G.Frescobaldi” di Ferrara, studiando sotto la guida della Prof.ssa Mainardi. Parallelamente all’attività orchestrale svolge un’intensa attività cameristica (ad oggi oltre 300 concerti sia in Italia che all’estero) in varie formazioni e affrontando un repertorio ampio dal barocco sino al contemporaneo.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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