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da: Ufficio Portavoce

“Ho ricevuto, da parte di Nicola alias “Naomo” Lodi la proposta di partecipare alla manifestazione della Lega davanti alla Prefettura, per protestare contro la richiesta del Prefetto – rivolta a tutti i cittadini della Provincia – di mettere a disposizione spazi per l’accoglienza ai profughi.

Ne approfitto per esprimere, spero nel modo più chiaro possibile, il mio pensiero in proposito.

Un conto è dire – come ho fatto io – che tutti i Comuni devono farsi carico del problema e che il Comune di Ferrara non può continuare, come ha fatto sino ad oggi, a supplire a ciò che gli altri non fanno; e dire che la questione dei profughi deve essere valutata per quello che è, ossia un problema strutturale, ineludibile e di lungo periodo, e quindi occorre che venga affrontato, in primis a livello nazionale e internazionale, uscendo dalla logica dell’emergenza, perché non si può essere permanentemente in emergenza.

Un conto, invece, è assumere atteggiamenti ostentatamente eversivi, come il sindaco di Bondeno – che si fa un vanto di togliere dall’Albo Pretorio l’appello prefettizio e, con atteggiamento che non saprei come definire se non minaccioso, avvisa i suoi concittadini che saranno considerati traditori coloro che ospiteranno profughi – o come Lodi, che un giorno sì e l’altro anche allieta l’etere e i social con videomessagi con i quali, dopo aver ovviamente dichiarato di non aver mai avuto atteggiamenti minacciosi, promette calci in culo (sic) a destra e a manca. Vista la scarsa padronanza della lingua italiana, forse è l’unico modo di esprimersi che conosce.

Non andrò, naturalmente, alla manifestazione dei leghisti, e mi auguro che ci vadano davvero in pochi, e soprattutto nessuno che rivesta una qualsiasi carica istituzionale.

Esprimo invece al Prefetto tutta la solidarietà che può esprimere chi conosce bene – perché in buona parte li condivide – i problemi che deve quotidianamente ad affrontare.

Ma, soprattutto, ricordo e rinnovo quel giuramento di fedeltà alla Repubblica che ogni Sindaco ha fatto all’atto del proprio insediamento.

Qual è il leit motiv di questi tempi difficili? La paura – per tanti aspetti assolutamente comprensibile – e soprattutto la strumentalizzazione che di questa paura viene fatta, in modo da alimentarla, ingigantirla, per far sì che i cittadini si mettano sotto le scarpe quei sentimenti che costituiscono, invece, il vero collante di qualunque comunità: la solidarietà e il senso di responsabilità.

Si badi bene, senza nascondere nessuno dei problemi che una situazione come quella in atto procura, anzi affrontandoli.

Gettare benzina sul fuoco, invece, non serve ad altro che a creare situazioni sempre più pericolose e meno gestibili da chiunque: cittadini, amministratori, forze di polizia.

Per questo, rivolgo una riflessione e un appello a tutto coloro – politici, uomini delle Istituzioni, intellettuali, scrittori, giornalisti, insegnanti, ecc. – che hanno un ruolo più o meno determinante nell’orientare e formare quella che un tempo si chiamava la “pubblica opinione”: non dimentichiamoci mai dell’enorme responsabilità che lo svolgere quel ruolo carica sulle nostre spalle, specialmente in tempi come questi.

Tiziano Tagliani, Sindaco di Ferrara”

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COMUNE DI FERRARA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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