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Da: Comune di Comacchio

Con la deposizione di una corona di alloro in fregio della lapide che a Comacchio ricorda lo storico sbarco di Anita e Giuseppe Garibaldi del 3 agosto 1849, questa mattina è cominciata dal centro storico la commemorazione di un evento che lega inscindibilmente questo territorio con la storia del Risorgimento. Il Vice Sindaco Denis Fantinuoli ed il Presidente dell’Associazione “Amici del Capanno Garibaldi”, Pier Giovanni Cinti, hanno presieduto la cerimonia istituzionale, alla quale hanno preso parte anche l’Assessore alla Cultura Alice Carli, le Autorità Militari ed i rappresentanti delle Associazioni combattentistiche e d’Arma. Il secondo momento commemorativo ha avuto luogo nel cimitero locale, dove il corteo ha reso omaggio alla memoria di Nino Bonnet, definito dallo stesso Eroe dei due mondi, “mio angelo salvatore“. Un’altra corona di alloro è stata deposta in Piazza 3 Agosto a Porto Garibaldi, davanti al monumento realizzato dagli scultori Sara Bolzani e Nicola Zamboni, in occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia. Infine il corteo si è spostato presso il Capanno Garibaldi del Lido delle Nazioni, dove hanno avuto luogo i discorsi celebrativi. Il Vice Sindaco Denis Fantinuoli ha pronunciato un discorso incentrato sul significato della memoria storica e sul ruolo determinante che hanno ricoperto anche i comacchiesi nel processo di unificazione dell’Italia. “Una vedova comacchiese, Rosa Fogli, consapevole del grave pericolo che correva ed alcuni barcaioli, per non parlare di Nino Bonnet, figura di spicco del Risorgimento, anch’egli comacchiese, consentirono a Garibaldi e ai suoi di sfuggire alla cattura, preparando e agevolando una via di fuga attraverso le Valli di Comacchio. Oggi siamo qui a commemorare quel 3 agosto 1849, – ha sottolineato il Vice sindaco -, data storica per il territorio, ma anche per il cammino risorgimentale che l’Italia non ancora unita e indipendente, si accingeva a compiere. La memoria storica deve restare un faro sempre acceso nel cammino dell’umanità e a tutte le istituzioni compete salvaguardarne principi, valori ed insegnamenti. Il percorso di unificazione e di pacificazione del nostro Paese passa anche attraverso lo sbarco compiuto da Anita e Garibaldi in questo luogo.”

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COMUNE DI COMACCHIO


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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