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Da Associazione Culturale Nereo Alfieri

Gentili redazioni, l’associazione Arch’è in convenzione con il Liceo Ariosto, chiede la pubblicazione del testo sotto riportato. Grazie per la collaborazione
Silvana Onofri
testo
Domenica 7 maggio, è prevista la consueta apertura primaverile dalle15.30 alle 18.30 dei giardini di corso Ercole I d’Este 25a
Alle16,30 si terrà una conversazione a cura dell’Associazione Arch’è sul tema “Come l’Ariosto ha perso il naso nei giardini del quadrivio ”

Il busto dell’Ariosto di Angelo Conti, realizzato nel 1875 per il quarto centenario dalla nascita del poeta, acquistato con il contributo di studenti del liceo e di privati cittadini e collocato su di una colonna nell’atrio del Regio Liceo Ginnasio L. Ariosto di via Borgoleoni, ha avuto una storia singolare.

Luciano Chailly, allievo del liceo, ricorda che Italo Balbo, “studente piuttosto turbolento”, aveva acceso un falò sotto il busto dell’ Ariosto, forse come protesta per la quarta bocciatura collezionata dal futuro gerarca in sette anni di ginnasio. Nel 1933, il caso ha voluto che in occasione delle imponenti celebrazioni per il quarto centenario dalla morte del poeta, la fotografia del busto sia stata inserita nel depliant di una importante gara di tiro al piccione, presenziata dai notabili fascisti e denominata “Ariosto” e che la coppa destinata al vincitore fosse denominata significativamente ”Balbo”.

Nel novembre del 1978, dopo il trasferimento del liceo nel quadrivio rossettiano la scultura, che era stata collocata nel giardino davanti all’ ingresso del modernissimo edificio di Carlo Melograni, viene rubata e sostituita da un cartello con la scritta: “Io Lodovico essendomi stufato di abitare questo sito che voi avete il coraggio di chiamare Liceo, mi involo per altri lidi!! Comunicherò mie notizie “. Il busto viene ritrovato intatto sulle vicine mura e ricollocato sulla sua colonna, ma dei colpevoli nessuna traccia.
Nei quindici anni successivi la scultura è spesso oggetto di scherzi degli studenti, viene abbigliata in vari modi e colorata a più riprese, il viso, la barba e la giacca di rosso, i capelli di giallo e gli occhi di blu e, dato che il personale provvedeva alla sua pulizia con ripetute mani di calce bianca, l’Ariosto era divenuto pressocchè irriconoscibile.
A questi episodi fa seguito un grave atto di vandalismo compiuto da ignoti: l’opera di Angelo Conti viene fatta oggetto nottetempo di una sassaiola seguita dall’abbattimento della statua. La mattina successiva vengono raccolti da terra i frammenti del naso. La scultura viene spostata all’interno della scuola e nel 1998 sottoposta ad un accurato restauro. ll busto dell’Ariosto ritornato bianco, ma senza il naso è ora nell’atrio del liceo.

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Riceviamo e pubblichiamo


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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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