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da: Festina Lente Edizioni

“Varie ed eventuali” è una formula presente nell’ordine del giorno di quasi ogni tipo di riunione e sta ad indicare il momento in cui qualsiasi argomento può essere posto sul tappeto. Ed è in genere sulle “varie ed eventuali” che le riunioni, anche le più sonnacchiose, si rianimano, si infiammano gli spiriti e anche i più timidi prendono la parola. Dunque si potrebbe pensare che nella formula “varie ed eventuali” sia racchiusa l’essenza stessa della democrazia. Ma “varie ed eventuali” significa anche la possibilità di racchiudere in un medesimo ordine del giorno gli argomenti tra loro più disparati. Insomma, “varie ed eventuali” è il paradigma del contenitore adatto a ogni cosa, dunque quale titolo migliore definire un repertorio di testi che, per quanto concisi e lapidari, toccano, e criticamente, i più svariati aspetti del vivere sociale e delle umane inclinazioni. Con l’ammissione, implicita nel termine “eventuali”, della consapevolezza della loro non indispensabilità. Scrive infatti l’autore nella sua nota introduttiva: “Ciò che rende gradito e fors’anche prezioso l’aforisma è infatti proprio questo suo non essere assolutamente indispensabile. Che ci sia o no la vita non cambia, anche se cambia il punto di vista da cui guardare a una data situazione di vita o a un dato atteggiamento o disposizione d’animo, simile al click che apre una finestra inattesa sullo schermo e ci cattura”.
Varie ed eventuali è così un pot-pourri, una miscellanea di aforismi, giochi di parole, calembour, nonsense decisamente originale, ne sono la prova evidente il titolo dei vari capitoli che compongono il libro, eccone solo alcuni:
– giochi di assonanza, ovvero come la complicità del suono riveli una diversa realtà nascosta,
– giochi di ovvietà, ovvero come l’ovvio, trattato a dovere, assuma aspetti sorprendenti,
– giochi di contrasto, ovvero come possa rivelarsi utile mettere in risalto il lato oscuro della luna,
– giochi di paradosso, ovvero come contrastare con decisione lo spaccio dell’ovvio
– giochi di ambiguità, ovvero come stare di qua e di là senza tenere i piedi in due staffe,
– giochi di significato, ovvero come cambiare i connotati senza usare le maniere forti
Insomma Varie ed eventuali, di Sergio Angeli è in definitiva un gioco, un raffinato e sottile gioco con le parole per scardinare con ironia, attraverso iperboli pirotecniche, l’ovvietà del quotidiano e, perché no, far riflettere suscitando sorrisi.
Ricchi di sostanza ma poveri di parole gli aforismi di Sergio Angeli, nella loro essenzialità elevata all’ennesima potenza, bene si adattano alla scarsità di tempo a disposizione e al frenetico stile di vita che ci contraddistingue. Poche parole potenti e bene assestate e il gioco è fatto.
Certo, nel libro il lettore avrà l’opportunità di confrontarsi con l’assolutismo sentenziale dell’autore, a volte provocante e inappellabile, ma sempre elegante e garbato. carico di humour e qua e là macchiato di pungente sarcasmo, in definitiva un originale antistress contro il logorio della vita moderna (per citare, e neanche troppo velatamente, una nota réclame di alcuni anni or sono).
Godibilissime e azzeccate infine le numerose illustrazioni a corredo di Alfio Leotta (Fleo).

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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