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da: ufficio stampa Comune di Comacchio

A 60 anni dall’uscita del kolossal “La donna del fiume”, girato tra il 1954 ed il 1955 da Mario Soldati a Comacchio e nel Delta del Po, l’Amministrazione Comunale ha voluto rendere omaggio alla sua Stella, Sophia Loren, con una riuscitissima mostra.
Il libro delle firme posto, sino al 31 ottobre scorso, davanti all’ingresso delle sale espositive di Palazzo Bellini, rivela il grande calore con cui le migliaia di visitatori hanno accolto l’evento, testimoniando al contempo l’affetto e la riconoscenza dei tantissimi estimatori dell’attrice e di cinefili giunti anche dall’estero. “La mostra La stella di Comacchio, Sophia Loren e il Delta del Po è stata pensata e voluta da lungo tempo – riconosce il fotoreporter e regista Andrea Samaritani, uno dei curatori -, e si è cercato di compiere un lavoro di documentazione meticoloso, non solo attraverso le foto dell’epoca, ma anche esponendo materiale promozionale del film, distribuito in tutto il mondo.”
Insieme alle foto della collezione di Paolo Micalizzi, critico e storico del cinema, tra i massimi esperti di cinematografia del Delta del Po, ma anche grazie alle locandine ed ai manifesti gentilmente prestati da Giampaolo Guidi, appassionato collezionista locale, è stata dunque allestita la prima, riuscitissima mostra sul cinema, dedicata a Sophia Loren, divenuta celebrità internazionale proprio attraverso “La donna del fiume.”
Stefania Marconi (società ArtiColture srl), curatrice della mostra congiuntamente ad Andrea Samaritani, rallegrandosi per aver fatto calare l’atmosfera dei tempi di lavorazione del film, spiega che “oltre al magnifico percorso fotografico si è voluto dare voce ai comacchiesi e alle comparse che hanno vissuto per tre mesi a stretto fianco con l’eccezionale cast artistico, diretto da Mario Soldati. Quando arrivò Sophia Loren a Comacchio nel 1954 – aggiunge Stefania – i giornali dell’epoca parlarono dell’effetto bomba atomica. Quelle emozioni, quei ricordi traspaiono nel documentario girato da Andrea Samaritani con le testimonianze di chi ebbe la fortuna di incontrare Sophia Loren o addirittura di far parte del set come comparsa.”
Soddisfatta per la riuscita della mostra, l’Assessore alla Cultura Alice Carli è convinta che “il film La donna del fiume, riproposto con grande partecipazione di pubblico proprio il giorno dell’inaugurazione della mostra fa parte della memoria storica del territorio. Ringrazio i curatori per il lavoro svolto, ma anche il centro di documentazione cinematografica del Parco del Delta del Po per il prezioso supporto, Paolo Micalizzi e Giampaolo Guidi e tutti coloro che hanno reso possibile la realizzazione di questo importante evento.”
Il Sindaco Marco Fabbri, unendosi ai ringraziamenti, auspica, come già più volte esplicitato anche dall’aula del Consiglio Comunale, che si possa concretizzare il sogno di un gradito, atteso ritorno di Sophia Loren a Comacchio, al fine di poterle conferire la cittadinanza onoraria. “La mostra offre uno spaccato di storia di 60 anni fa – conclude il Primo Cittadino -, una panoramica di come è cambiato il territorio per uscire dall’isolamento. Il territorio deve stare in rete con gli altri, per riportare alla luce le sue tradizioni, farle conoscere in tutto il mondo. Una grossa opportunità ci viene offerta dal cineturismo, un nuovo interessante filone del turismo escursionistico, per il quale La donna del fiume merita il posto d’onore. Per far conoscere il territorio, dobbiamo sempre più aprirci al mondo e la mostra dedicata a Sophia, la Stella di Comacchio, ha rappresentato una straordinaria opportunità in questa direzione.”

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COMUNE DI COMACCHIO


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Cari lettori,

dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “giornale” .

Tanto che qualcuno si è chiesto se  i giornali ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport… Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e riconosce uguale dignità a tutti i generi e a tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia; stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. Insomma: un giornale non rivolto a questo o a quel salotto, ma realmente al servizio della comunità.

Con il quotidiano di ieri – così si diceva – oggi “ci si incarta il pesce”. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di  50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle élite, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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